Cronaca
JESI BANCA MARCHE, IN COMMISSIONE L’AUDIZIONE DELL’AD LUCIANO GOFFI DI NBM
18 Febbraio 2016
JESI, 18 febbraio 2016 – In Commissione di studio Banca Marche, ieri, 17 febbraio, si è svolta l’audizione dell’attuale ad della Nuova Bm, Luciano Goffi, già direttore generale del vecchio istituto di credito dal 2012.
«Per la Nuova Banca Marche l’intento è quello di vendere al miglior prezzo possibile, e in tre anni arriveranno gli utili, a chi voglia anche contribuire alla valorizzazione del territorio. Dallo scorso gennaio sono entrati 40 milioni di raccolta diretta e abbiamo 500 mila clienti».
Le note positive per il presente e il futuro, tracciate, alla fine. Ma il clou della serata, ovviamente, è stato il racconto sulla vecchia Bm.
«Banca Marche era una banca splendida nel 2004 – ha esordito – con un chiaro equilibrio, un patrimonio di 600 milioni. Unico limite il sovradimensionamento della struttura. Poi, sino al 2011, ha raddoppiato gli impieghi, con una esposizione nell’immobiliare passata dal 20 al 40 per cento. Si sono, quindi, accumulati una serie di ritardi, relativi a una sana e prudente gestione, agli accantonamenti, alla percezione del profilo di rischio. Le ispezioni del
la Banca d’Italia si sono succedute dal 2006 al 2011 con giudizi parzialmente sfavorevoli , con richiami e continui rilievi sulla progressiva esposizione nel settore immobiliare e sull’inefficacia del sistema interno di controllo. Il commissariamento è stata una scelta obbligata. Per quello che mi risulta, poi, non ho mai visto lettere della Consob».
La trattativa con Fonspa, che avrebbe potuto costituire una solida ciambella di salvataggio se fosse andata in porto «si è invece arenata sullo scoglio Tercas, in quanto la Commissione europea quel salvataggio lo considerò come “aiuti di stato” cosa che fece scappare Fonspa in relazione alla nostra situazione e al suo intervento».
A una precisa domanda, poi, sul ruolo avuto dalle Fondazioni di Jesi e Pesaro nel sottoscrivere il prestito milionario del 2013, Goffi ha rilevato che «quella era l’unica soluzione se non volevamo incorrere nel default causa il ritiro immediato del finanziamento Bce, 4,5 miliardi: bisognava rimanere entro i limiti patrimoniali che non contemplavano una discesa al di sotto della soglia dell’8 per cento».
Ma al di là di tutte le vicissitudini, che sono tante, i soldi bruciati, che sono tanti, gli azionisti e obbligazionisti subordinati gabbati, che sono pure tanti, un inciso di Goffi è rimasto lì, gettato sul tavolo, senza tanti complimenti: «Anche chi non fosse stato esperto a un certo punto si sarebbe accorto che, conti alla mano, c’era più di un qualcosa che proprio non tornava».
Intanto non trova pace la Commissione d’indagine su Banca Marche voluta dalla Regione. Si sono, infatti, dimessi, i rappresentanti delle opposizioni, vale a dire M5S, Lega Nord, Fdi-An e Gruppo misto, all’indomani dell’elezione alla presidenza di Mirco Carloni (Area popolare).
Motivo del contendere il fatto che «la Commissione di indagine – dice Gianni Maggi del M5S – deve avere a garanzia rappresentanti della minoranza. E’ contro qualsiasi regola democratica che l’elezione avvenga con il sostegno della maggioranza. E questa è solo l’ultima di una serie di prevaricazioni».
Sul nome di Carloni come presidente, infatti, erano confluiti i voti di Pd, Ap, Fi, Uniti per le Marche e Popolari Marche – Udc.
(p.n.)
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