Jesi Fingendosi un paziente ladro in azione all’ospedale “Murri”
Una dipendente: «Ha frugato nella mia borsa mentre mi ero assentata per un momento rubandomi 50 euro, ho cercato di inseguirlo ma avevo paura», non è la prima volta che succede

19 Gennaio 2025
Jesi – Fingendosi un paziente ne approfitta per rubare all’ospedale Murri, muovendosi indisturbato tra gli uffici e colpendo con una serie di furti ai danni del personale. Una delle vittime ha deciso di rompere il silenzio, lanciando un appello sui social affinchè si faccia attenzione.
«Oggi (venerdi scorso, ndr) sono stata derubata di 50 euro mentre ero al lavoro. L’uomo ha approfittato della mia assenza per entrare in ufficio e impossessarsi furtivamente dei soldi che avevo nella borsa».
Il furto è avvenuto nel pomeriggio in un momento di scarsa presenza di persone al piano, il secondo, dove ha agito. La dipendente era uscita momentaneamente lasciando la porta dell’ufficio aperta, erano circa le 14.30, «sono sicura dell’orario».
«Ho visto questa persona che camminava su e giù per il corridoio, pensavo dovesse andare all’ufficio tecnico o in qualche altro ufficio, qui ci sono la psichiatria, altri ambulatori, la psicologa, si può pensare che sia anche qualcuno che viene lì per curarsi, magari per fare qualche visita, un paziente. Non lo so, a vederlo sembrava una persona normale».
Al suo ritorno ha trovato la borsa, che aveva lasciato nell’armadietto, sul tavolo, vi avevano rovistato dentro, il portafoglio svuotato.
«Sono uscita fuori e gli ho gridato signore, signore, mi ha rubato i soldi, ma lui si era dileguato – racconta – ero sola, ho provato a rincorrerlo ma, sinceramente, avevo paura. Comunque se lo dovessi rivedere saprei riconoscerlo. È alto circa 1,65, con i capelli neri».
Secondo altri dipendenti, l’uomo non è una presenza nuova nei corridoio del Murri, ed è stato segnalato da tempo.
«Lo abbiamo notato da settimane. Finge di essere un parente per aggirarsi nei reparti e poi sparisce con soldi o altri oggetti di valore», spiega un’addetta alle pulizie. L’orario preferito per agire sarebbe il pomeriggio, quando il personale è ridotto.
Al Murri «ci sono tre ingressi totalmente incustoditi, – spiega la donna – quello principale, il secondario a sinistra e l’altro, quello del vecchio obitorio, a destra, ma chiunque può entrare e uscire, non ci sono controlli».
A differenza del “Carlo Urbani“, che gli sta di fronte, dotato di portineria e telecamere di sorveglianza, il Murri non offrirebbe alcuna protezione e la malcapitata evidenzia i rischi per chi lavora in una tale struttura senza adeguate misure di sicurezza,
«Se fossi rientrata in ufficio mentre l’uomo era ancora lì? Magari era armato…cosa poteva succedere, diciamo che nel male è andata bene, poteva andare peggio, fortunatamente ho la buona abitudine di portare solo pochi spiccioli. Anche se so che non sono l’unica, in pochi denunciano».
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