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JESI Giulia e Gabriele, in cammino lungo la Linea Gotica

Gli jesini Boria e Galdelli sono i primi due ad aver percorso l’intero tragitto, circa 498 chilometri, concluso in 19 giorni

JESI, 19 settembre 2020 – La passione per l’escursionismo unito al piacere per la scoperta di luoghi dalla grande rilevanza storica, in una parola il Cammino della Linea Gotica.

Due jesini, Giulia Boria e Gabriele Galdelli, hanno concluso da poco l’impresa che li ha visti percorrere a piedi un percorso totale di 498,8 chilometri in 19 giorni, passando per la Toscana, l’Emilia e le Marche.

Dopo aver raggiunto Perugia la coppia di trentenni si è spostata in treno fino a Forte dei Marmi, da qui è iniziato il loro cammino nelle zone che furono interessate dagli scontri di partigiani e alleati che combatterono contro i nazifascisti, per sfondare il fronte tirrenico della Linea Gotica. Nei primi mesi del 1944, quando furono avviati i lavori, la Germania nazista stava già conoscendo difficoltà nella conduzione del conflitto, e cominciava a scarseggiare in uomini, armi e mezzi.

Gabriele

Un percorso che i due jesini hanno conosciuto grazie alla Cooperativa Costess, con sede a Jesi, e all’impegno di Doriano Pela e Andrea Meschini per far conoscere questi luoghi e la loro storia.

«Percorsi pochissimi chilometri, neppure la metà di quelli che dividono la stazione ferroviaria di Forte dei Marmi a Cinquale, abbiamo capito che noi stavamo ritornando – spiegano Giulia e Gabriele -. Stavamo ritornando verso le Marche, la nostra regione, stavamo ritornando all’essenzialità: pochi comfort, un paio di scarpe, una tenda, due mandorle in tasca e tanto cammino. Stavamo ritornando alla natura animale dell’uomo capace di muoversi non tra auto, semafori e palazzi, ma tra faggi, castagni, rocce e torrenti. Stavamo ritornando indietro con la memoria a un passato, tanto recente nei fatti, quanto apparentemente dimenticato, quasi fosse un trapassato, a giudicare dal comportamento, dalle affermazioni, dai motti, che vanno di moda oggi, nel ventennio del nuovo millennio».

Giulia

Nell’area che attraversa il Cammino si incontrano resti di trincee, postazioni di tiro, ricoveri, depositi, ma anche lapidi e cippi che ricordano il sacrificio di chi ha combattuto il nazifascismo e la tragedia di chi è rimasto vittima degli eccidi.

«Profondo l’impegno di tutte le Pro Loco di queste zone nel mantenere viva la memoria: lungo quella linea fu versato il sangue di migliaia di militari, partigiani e civili – proseguono -. Sono state davvero disponibili con noi che le abbiamo contattate di volta in volta perché non sapevamo se saremmo riusciti a rispettare il programma».

Quella di Spedaletto è stata una delle tappe più significative: «Per la grande disponibilità delle persone del posto che ci hanno accolto. Quando siamo arrivati qui non sapevamo neanche dove piantare la tenda».

Diciannove giorni di cammino, dodici notti quelle trascorse in tenda, le altre in strutture dedicate all’ospitalità.

«Durante gli anni del liceo si studia quanti furono i morti in battaglia ma durante il cammino di quei morti si conosce il nome, si scopre la vita e difficilmente se ne accetta la morte».

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Gabriele Galdelli

L’arrivo il 19 agosto a Montecchio, nel Pesarese, dove si trova il cimitero anglo-canadese.

«È stata un’esperienza bellissima che straconsigliamo. Per me – spiega Giulia – è stata la prima di cammino, Gabriele invece ne aveva già fatte diverse, tra cui una di trekking sull’Himalaya».

Eleonora Dottori

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