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Cronaca

Jesi Gli anarchici: «Ex carceri, sparita la lapide in memoria di Sacco e Vanzetti»

Nell’immobile cui sono state tolte le impalcature non c’è più, ricorda i due italiani condannati a morte benché innocenti

Jesi, 13 luglio 2022 – Con la rimozione delle impalcature esterne all’edificio delle ex-carceri, in centro storico, pare essere sparita anche la lapide che ricorda gli anarchici italiani Sacco e Vanzetti.

Sono gli anarchici, con i vari gruppi locali (Fai – Federazione Anarchica Italiana – sez. “M. Bakunin” – Jesi; sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle; Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri” – Jesi; Circolo Studi Sociali “O. Manni” – Senigallia; Gruppo Anarchico “Kronstadt” – Ancona), a segnalarne la scomparsa.

«Una buona notizia, specie dopo il lungo tempo che è passato dall’inizio dei lavori durati, nella sostanza, tutta l’era Bacci. Lavori poi che sono di là da finire, come la Torre Erap. Ma come spesso accade le buone notizie – ed anche le cattivenon arrivano mai da sole. Sulla bella facciata delle ex-carceri c’è un vuoto. Non si nota perché i muratori hanno lavorato bene, ma il vuoto resta: la lapide intitolata agli anarchici Sacco e Vanzetti è scomparsa. O meglio, è stata tolta per fare i lavori, e non è stata ancora riposizionata».

Un fatto notato da molti mesi, e per questo più volte si è cercata una risposta – da parte di chi ha segnalato la mancanza – alla domande: “Quando verrà riposizionata?”, o al dubbio: “Dove è finita la lapide?”, o peggio, al terribile sospetto: “Chi ha dato l’ordine di rimuovere la lapide?”.

«Domande cui né gli amministratori passati, né l’ente intestatario dei lavori, e men che meno la ditta edile hanno mai dato una risposta. Il massimo ottenuto è stato uno scaricabarile continuo, condito da un’alzata di spalle più omertosa che rassegnata».

Insomma, la lapide dedicata a Sacco e Vanzetti è «l’ennesima ferita di una città che si è vista scippare tre piazze, uno svariato numero di monumenti viaggianti, qualche via, è che è stata a lungo intossicata dai continui e maldestri tentativi di riscrivere la storia (es. la scritta fascista dell’anagrafe) a favore di chissà quali deliri carichi di revanscismo e di revisionismo. Jesi è una città forte e libera, antifascista e solidale che sa come guarire dalle ferite inferte, con metodo e memoria condivisa, che non può rinunciare al monito di quanto scritto nella lapide in questione: A Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, uccisi innocenti sulla sedia elettrica perché anarchici, immigrati e lavoratori. Il valore delle loro vite vissute in nome di ideali di libertà, giustizia sociale e solidarietà umana, sia monito ed esempio contro ogni forma di intolleranza razziale, persecuzione politica e repressione delle libertà. 1° maggio 2006».

(Redazione)

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