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Cronaca

Jesi Il caso Antonio Brocani, ora ha il suo Spid

Tenace e combattiva, Maila Pigliapoco è riuscita a ottenerlo: «Una vittoria per tutte quelle persone che come mio marito non hanno voce»

Jesi, 7 settembre 2022 – Una vittoria sudata quella di Maila Pigliapoco che si è imbattuta, come troppo spesso capita in Italia, con tanta buracrazia con la quale dover fare i conti.

È quanto successo al marito, Antonio Brocani, da ormai più di 10 anni malato di Sla.

Anche Filippo Saltamartini assessore alla sanità, aveva preso posizione sul caso Brocani, definendola una situazione inaccettabile.

Tutto nasce per la compilazione del 730, che richiedeva, appunto, lo Spid, e l’Agid, l’Agenzia per l’Italia digitale, ha stabilito con non si può rilasciarlo per procura, come si legge in uno dei tanti documenti in possesso di Maila: “Non è possibile richiedere il servizio Spid per procura, qualunque essa sia, poiché non è mappata la figura del procuratore (o tutore) nelle disposizioni normative (modalità attuative Spid ed eventuall ulteriori avvisi) e l’unico soggetto che può richiedere l’identità digitale è chi poi ne è l’effettivo utilizzatore“.

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Antonio avrebbe dovuto recarsi di persona a espletare la pratica, impensabile, dal momento che è immobilizzato a causa delle malattia.

Questo aveva lasciato interdetta Maila che non riusciva a farsi una ragione di tutto questo, avendo lei una procura generale che le permette di sostituirsi al marito in qualsiasi atto pubblico.

In un primo momento Maila era riuscita a tamponare il problema utilizzando la carta di identità digitale rilasciata dal Comune di Jesi, ma quando, come di consueto, è entrata nel sito dell’Asur, per i referti on line del marito, il problema si è ripresentato, da qui l’accorato appello dei giorni scorsi, perché Maila ha voluto dare voce alla sua rabbia.

A interessarsi del caso anche la Regione Marche, attraverso una società marchigiana, che nella giornata di lunedì ha contattato Maila per risolvere il problema.

«Mi hanno chiesto se avessi preferito che fossero venuti a casa o che mi aiutassero telefonicamente a espletare la procedura, e così abbiamo fatto, dopo 40 minuti finalmente ci siamo riusciti».

«La cosa di cui sono stata veramente contenta, al di là di aver ottenuto lo Spid – afferma -, è che tutto quanto avvenuto possa servire ad aiutare tutte quelle persone, come Antonio, che non hanno voce. Questa motivazione mi spinge ogni giorno a combattere una battaglia nuova, perché Antonio mi diceva sempre “se io dovessi morire ti prego continua a combattere per tutta quella gente che non ha voce, fallo tu“. Avendo avuto tutta questa risonanza mediatica spero di essere riuscita a fare qualcosa».

Stampa e social sono arrivati lontano, tanto che Maila ha ricevuto chiamate da Milano, Verona, Roma e dalla Sardegna.

«Alcuni ragazzi proprietari di esercizi che rilasciano lo Spid erano disposti a venire a casa, ma non era assolutamente giusto, anche se questa solidarietà mi ha fatto davvero piacere».

Maila ha fatto una scelta, ha voluto Antonio sempre al suo fianco, senza mai minimamente pensare di affidarlo a una struttura, combattendo insieme una malattia per la quale ci sono tante sperimentazioni in corso ma nessuna che può portare a una guarigione.

Una scelta d’amore consapevole, ma a volte si sente sola, troppo sola, le istituzioni sono lontane e sembrano non capire le quotidiane difficoltà.

E lo Spid è stati uno dei tanti problemi che ogni giorno si trova ad affrontare: lei non è nuova a queste battaglie, non si è mai persa d’animo e da più di 10 anni cerca di offrire una vita dignitosa all’uomo della sua vita, supportata dall’amore dei figli e degli amici, ma non è facile, «non ricordo più il sapore di un cappuccino al bar», commenta.

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