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Jesi Il decalogo, non essenziale, delle Fiere di Settembre

La tre giorni jesina che celebra il patrono San Settimio è oramai un rito che mescola usanze, tradizione e vizi, senza stanchezze di sorta

🔴 Durante le Fiere di San Settimio, a Jesi, l’odore di croccante garrisce in aria, lo zucchero fila come la Berta di Rino Gaetano, le porchette vanno felici in beauty farm per trasudare grasso e anche i pesciolini rossi vengono fritti. Tranquilli: anche i nutrizionisti sono nati per soffrire e ricordiamoci che i diabetologi hanno un’anima.

🔴 Keynesiani, liberisti, protezionisti: scansatevi: i nostri vecchi, astuti e saggi,  con la definizione composta “alla prima fiera si guarda, alla seconda si tratta, alla terza si compra” hanno già sovvertito l’ordine economico mondiale. La propensione al risparmio iniziava intorno al 24 maggio, e con lo spirito battagliero dei fanti durante il passaggio sul Piave, esclamavano che se in casa veniva a mancare qualcosa “si comprerà alle Fiere di Settembre”. La storia narra che eravamo di fronte alla fandonia che fece sbiancare persino i marinai, perché poi, all’approssimarsi del 15-16 settembre, appigliandosi a una qualsivoglia crisi economica presente in ogni decennio a partire dall’anno zero, allargavano le braccia esclamando: “peccato, quest’anno incontra male”.

🔴 Lo sostengono l’Onu, l’Unicef, la Fifa, la Uefa, la Pro Loco e la Pro Patria, l’Assolaghi e l’Assoluoghi: ogni bambino ha il sacrosanto diritto di piantare un roboante capriccio, con tanto di copiose lacrime, alla prima bancarella di giocattoli che incontra. Il giochino inutile e costoso è un diritto. Tentare la persuasione con le scuse del tipo i giochi non sono in vendita, ho dimenticato il borsellino, te lo comprerà zia Clotilde, è profondamente ingiusto e irrispettoso.

🔴 Prendete nota: le piccole e dolci tartarughe d’acqua che acquisterete con inspiegabile generosità, nel giro di pochi mesi diventeranno delle fameliche e incazzatissime ninja che occuperanno abusivamente le vostre vasche da bagno. La pretesa dell’idromassaggio sarà poi una conseguenza violenta.

🔴 Alzi la mano chi non si è mai fermato almeno 10 minuti allo show che mettevano in piedi i cocciari. Quelli che urlavano pur esponendo le ugole al microfono e sbattevano piatti su una lamiera di mezzo millimetro per dimostrare la resistenza del prodotto. Lo sapevamo tutti che la millantata porcellana in realtà era una porcellona, ma lo spettacolo valeva il prezzo di un servizio di piatti da lasciare agli sfortunati posteri.

🔴 I fantasmini colorati, gli abusivi che corrono per sfuggire al braccio violento della legge, ma si sa che gli africani sono sempre andati forte nel mezzo fondo, le 32 paia di mutande a 8 euro salvifiche per noi uomini, le canottiere in filo di Scozia prodotto a Nanchino, le cinture di cuoio in purezza, le olive verdi, nere, ocra, al retrogusto di bergamotto e cardamomo. Alla Fiere, la simbologia è sacra.

🔴 La sindrome della partenza intelligente  nel tempo ha contagiato i visitatori, e alle 9 di mattina il sold out è già servito, tra lo stupore generale per la poco originalità dell’idea. Chi avrà fatto la soffiata ?

Fiere di San Settimio

🔴 I borseggiatori pullulano: non tenere le banconote in tasca, in borsa, nel marsupio, nei calzini, nel porta documenti (Ajeje Brazorf ne sa qualcosa). Va bene, allora legalizziamo il fenomeno. Si palesino con una pettorina colorata così consegniamo direttamente un’offerta.

🔴 Nonostante millemila visitatori che macinano chilometri, pronti anche a sfidare il beffardo Dio Pluvio, il bilancio finale dei venditori ambulanti sarà sempre lo stesso nei secoli dei secoli: “poteva andare meglio”.

🔴 Cari uomini che “a casa il caudillo sono io”: il cappellone, i baffoni in stile Messico e nuvole, il canticchiare Celito Lindo, non servono per ottenere il dono dell’irriconoscibile mentre moglie, suocera e nuora festanti, vi fanno passeggiare al guinzaglio. 

Godiamoci l’ultimo giorno di Fiera muntobe, perché nel 2024… niente, sarà la stessa storia.

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