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Cronaca

JESI IN POCHI AI 75 ANNI DI LIBERAZIONE, UNA RIEVOCAZIONE SOTTO TONO

Il racconto di Aurelio Barchiesi, classe 1930, che ha vissuto i giorni precedenti alla liberazione della città, ha riscosso un caloroso applauso da parte dei presenti 

 

JESI, 21 luglio 2019 – Celebrazione sotto tono, quella del 75mo anniversario della liberazione di Jesi dall’occupazione nazista e dalla dittatura fascista. Ai giardini degli Orti Pace, che dal 26 maggio del 1985 ospitano il monumento a quei Bersaglieri che proprio tre quarti di secolo or sono si batterono per ridare la libertà agli jesini, erano veramente in pochi a ricordare quei giorni, poche le bandiere delle associazioni combattentistiche e d’Arma, completamente assenti i giovani ed i bambini ai quali dovremmo tramandare il ricordo di quel periodo storico.

Nulla a che fare con la partecipazione dei cittadini e delle associazioni partigiane alle celebrazioni del 25 Aprile. Non sono mancate, però, le rappresentanze delle forze dell’ordine, a cominciare dal Commissario di Polizia, al Capitano dei Carabinieri e infine il comandante della Guardia di Finanza.

Molto probabilmente, ieri sera gli jesini – e non solo – sono stati attratti più dalla festa in programma in piazza della Repubblica che dai ricordi di via Setificio.

La cerimonia di commemorazione e di festa per la liberazione è iniziata con la deposizione di una corona d’alloro ai piedi del monumento da parte del sindaco Massimo Bacci, affiancato dal consigliere straniero aggiunto, Kazi Fokhrul, che ha sottolineato la partecipazione di tutti gli stranieri ospiti della città alla commemorazione, chiudendo il suo intervento con l’invito agli stranieri che vivono a Jesi di comportarsi nel rispetto delle leggi e dei regolamenti. Dopo le poche le parole rivolte ai presenti dalle autorità cittadine, il Sindaco ha passato la parola ad Aurelio Barchiesi, classe 1930, che ha raccontato una pagina di storia locale e familiare strettamente legata all’evento che si stava commemorando.

Racconta che qualche giorno prima del 20 luglio nell’area Roncaglia, dove un tempo esistevano il campo d’aviazione e la fabbrica di aeroplani Savoia Marchetti, scattò l’allarme e poco dopo comparvero in cielo venti fortezze volanti alcune delle quali proseguirono il volo, mentre alcune sganciarono bombe sull’aeroporto, colpendo anche la terra che il giovanissimo Barchiesi e la sua famiglia coltivavano.

Rievoca i tentativi di furti di bestiame attuati dai militari tedeschi, il salvataggio di una cavallo e del suo puledro che furono nascosti nell’ampio e profondo cratere prodotto da una delle tante bombe sganciate; racconta che per impedire il furto di mucche suo padre ed i suoi parenti le nascosero in un canneto, di quando le truppe occupanti sequestrarono animali da utilizzare per il trasporto con la promessa di restituirli nel momento in cui fossero arrivati mezzi di trasporto meccanizzati. Così fu.

Uno spaccato di vita in un momento particolare della storia di Barchiesi, della sua famiglia e dei cittadini. L’anziano narratore ha rievocato poi i rischi corsi per la presenza, nell’area della Roncaglia, di una infinità di mine e di come suo padre cercò di evitare danni alla famiglia  utilizzando pecore a mo’ di sminatori.

Un racconto appassionante quello di Aurelio che alla fine ha suscitato il caloroso applauso di tutti i presenti.

In chiusura ci permettiamo un’ultima annotazione, la stessa fatta verbalmente al Sindaco: sarebbe il caso che quel monumento, oggi oscurato dalla ricca vegetazione (un grosso albero di gelso quasi lo copre), fosse maggiormente valorizzato e che nelle sue vicinanze si instalino dei lampioni che lo illuminino e lo rendano ben visibile anche a chi transita lungo via Setificio.

(s. b.)

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