Cronaca
JESI COMUNITA’ BENGALESE, ALLA MARCIA DELLA PACE PRESENTE ANCHE L’AMBASCIATORE: “IL TERRORISMO NON CI APPARTIENE”
17 Luglio 2016
JESI, 17 luglio 2016 – La condanna del terrorismo che uccide, massacra, sconvolge. Il ricordo delle vittime, 9 italiani – ma anche 7 giapponesi, 3 bengalesi, un indiano – cadute a Dacca per la follia omicida ispirata dallo Stato islamico del Daesh.
La “Marcia della pace contro la violenza” è stata organizzata e messa in pratica dalla comunità bengalese di Jesi che ha voluto, così, esprimere la sua vicinanza alle famiglie delle vittime. E con i bengalesi anche la Casa delle Culture, di Moie, la Consulta per la Pace, l’Anpi, l’assessore alla cultura, Luca Butini, e quello alle politiche sociali di Maiolati Spontini, Fabiana Piergigli.
E l’ambasciatore del Bangladesh, Shahdat Hossain. Il quale ha voluto ribadire come “i terroristi non hanno religione né nazionalità. Siamo vicini ai nostri amici italiani per quello che è accaduto nel nostro Paese. Il Bangladesh è una nazione amica ma occorre tenere presente che chi uccide in quel modo lo fa ovunque, colpisce indiscriminatamente e tutti noi siamo chiamati a combattere insieme il terrorismo“.
Ma c’erano anche tanti bambini, tante donne nei loro abiti tradizionali, tante bandiere, bengalesi, italiane, con l’arcobaleno della pace.
“La nostra è una comunità numerosa – aveva già ribadito Main Hossain, responsabile della Casa delle culture di Moie – che già da molti anni vive senza problemi a stretto contatto con gli italiani e rimaniamo sconvolti di fronte a tanta crudeltà verso persone inermi“.
La marcia – erano almeno in 300 a sfilare – è iniziata a porta Valle verso le 18 di ieri, 16 luglio, per concludersi in piazza della Repubblica dopo aver attraversato via Setificio, via Garibaldi, via Nazario Sauro e via Cavuor.
Marcia pacifica, multietnica e multicolore. Con il comune denominatore nell’affermare un deciso no alla violenza terroristica che appena due giorni prima aveva mietuto, come è noto, altre vite a Nizza.
“Da parte della comunità bengalese di Jesi – recitavano i manifesti portati a mano – siamo estremamente dispiaciuti per l’attacco terroristico accaduto in Bangladesh e confermiamo l’odio contro i terroristi e alle famiglie delle vittime di questo attentato estendiamo le nostre condoglianze. I terroristi sono terroristi e non appartengono a nessuna religione. Vogliamo vivere in pace“.
A seguire discretamente la marcia anche carabinieri e polizia, presente il vice questore Antonio Massara, e la polizia locale, con il comandante Liliana Rovaldi, che si occupava di vigilare sul traffico. Ma tutto è filato via liscio, senza intoppi.
In piazza della Repubblica la naturale conclusione, con i vari interventi di rappresentanti della Comunità e del segretario, dell’imam della moschea di Jesi, dell’associazione dei marocchini in Vallesina.
“La nostra forza – ha affermato l’assessore Butini – è quella di essere capaci di proporre e condividere i nostri valori per vivere insieme. Guardate i tanti bellissimi bambini che ci sono e immaginate che qualcuno abbia la pretesa di appiccicare su di loro l’etichetta che sono ostili. Chiediamoci il perché di tutto questo. Le persone sono quello che fanno e non si è diversi per quello che siamo“.
“La gente della pace – ha sottolineato Paolo Gubbi della Consulta per la pace – ha dimostrato ancora una volta di esserci e non ci stancheremo mai di dire che il terrorismo non ha né religione né popolo“.
(p.n.)