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Jesi Marta Mancini e “Light”, luce e colori che attraversano deserti e confini

La mostra resterà aperta fino al 12 novembre prossimo a Palazzo Santoni

JesiMarta Mancini non tradisce mai. Per questo mi piace, incondizionatamente.

Il suo cammino artistico ha attraversato deserti e confini, senza mai stravolgere la sua ispirazione originale. Ha usato i suoi colori come appoggio all’idea dell’immagine che voleva rappresentare, talvolta mi ha ricordato quelle sconfinate ambientazioni che potreste leggere – e poi confrontare con questa mia idea strampalata – nei romanzi della trilogia della pianura di Kent Haruf, intorno all’immaginaria cittadina americana di Holt.

Comunque è bello entrare alla sua mostra intitolata Light a Palazzo Santoni, aperta fino al 12 novembre prossimo. Perché, fra l’altro, la luce che cattura Marta esce dal suo laboratorio, a me molto caro per motivi di … nascita (mia) in Chiostro Sant’Agostino.

E la luce, tagliata dalle colonne cha reggono, quasi, il cortile su cui si affaccia lo studio, è l’interprete principale. Luce vuol dire, per voi che fate le diete più o meno salutari, anche leggerezza. Se prendi una Coca (intesa come Cola) normale, ti carichi di un insieme che fa parte di un’antica ricetta che, come raccontano gli americani, usavano non solo gli atleti per rinfrescarsi a fine gara, ma anche per sturare i lavandini.

Leggenda metropolitana, ci scommetto. Mentre quella light è senza zucchero e senza calorie. Quindi la luce sposta le opere, i lavori, e li colloca dando un’occhiata all’ombra perché risaltino meglio. Non sono un critico d’arte, si sarà capito, queste sono solo sensazioni che emergono da piccole, o meno piccole, tele che creano dal chiaro, dal bianco, altri mondi con altre rifrazioni per l’occhio.

Il sottoscritto può dire di aver seguito, passo dopo passo, tanti anni e tanti momenti della vita artistica di Marta Mancini. Passato il tempo dei ricordi che rendevano più scuro un orizzonte che si chiama anima, oggi è cambiata moltissimo.

Ci sono altre opere, altri lavori che sarebbe bene vedere insieme a Marta, nelle quali le curve diventano curve e non solo confini lontani, in cui i colori sanno di poter esistere, dentro alle quali nascono idee che, se sviluppate col giusto cromatismo e con la voglia di cercare e ricercare dentro se stessa e dietro quel confine, avranno l’onore di essere una tappa alla quale attingere per ripartire a cavalcare orizzonti, comunque più Light.

La mostra resterà aperta a Palazzo Santoni fino al 12 novembre. Generalmente il mercoledì, il sabato e la domenica dalle 17 alle 20. 

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