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JESI MEDICI SENZA FRONTIERE, LA COINVOLGENTE TESTIMONIANZA DI RICCARDO GRIFONI

L’incontro alla “Libera Università per Adulti” con il chirurgo operatore umanitario

JESI, 19 gennaio 2019 – Ieri, venerdì 18 gennaio, nella sala della Libera Università degli Adulti, l’incontro con Medici senza frontiere di un pubblico attento e coinvolto sin dall’inizio, ha provocato sensazioni forti, che vanno dall’emozione dei racconti del dottor Riccardo Grifoni, anconetano, chirurgo ed operatore umanitario di Medici senza frontiere, alle verità terribili e strazianti che emergono dalle foto prese in ogni parte del mondo in cui l’organizzazione opera.

Introdotto dal presidente della Luaj, professor Antonio Ramini, l’intervento di Grifoni ha fissato l’attenzione su quello che è davvero un mondo lontano anni luce da qui, di cui riceviamo spezzoni talvolta “telecomandati” o addirittura dall’aria inquisitoria tesa ad inculcare diffidenza, distante da quanti, diceva qualcuno accanto a me, “stando a casa e seguendo i notiziari non si rendono conto di cosa sia la guerra e di quanto gravi, dal punto di vista umanitario, possano essere le conseguenze sulla popolazione civile”.

Grifoni ha raccontato, per oltre un’ora e mezza, della nascita di questa organizzazione, dei rapporti con popoli sempre più soli, sfiniti, stremati, feriti o massacrati sia nel fisico sia nella mente. Ha ricordato che «più di una volta siamo stati testimoni del fatto che truppe militari inviate in certe zone per combattere, nello stesso tempo erano state investite di una mission umanitaria, tanto che un ministro, anni fa, definì tali azioni come intervento bellico umanitario».

Ha scorso le realtà di una quotidianità in cui si vivono momenti di terrore e paura, mentre scorrono immagini di bambini, donne, giovani ed anziani curati nelle tende, o in ospedali creati, bombardati e rimessi in sesto, per quanto possibile, dall’organizzazione, che conta non solo su medici ed infermieri, ma anche su amministrativi, architetti, ingegneri che lavorano perché tutto proceda per il meglio.

«Ho girato mezzo mondo, ho operato nelle situazioni più difficili, ho combattuto contro la diffidenza mentale e sociale di popoli tanto lontano da noi. Ho avuto soddisfazioni incommensurabili da parte delle persone che abbiamo curato, che sono il patrimonio umano della mia vita, che valgono molto di più di qualsiasi avanzamento di carriera. La riconoscenza di altre persone, diverse sia per lingua sia per fede, è rimasta per me un inestimabile valore».

In conclusione della serata, moltissimi gli interventi da parte del pubblico che voleva sapere, conoscere e che, credo, ha potuto toccare con mano e, soprattutto, con il cuore, un racconto su cui ciascuno di noi deve riflettere ed agire, perché, come diceva il Poeta, “anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti”.

Giovanni Filosa

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