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Cronaca

JESI Movida, Bacci: «Stiamo valutando un sistema di video sorveglianza»

Il Sindaco di Jesi a proposito delle ultime situazioni venutesi a determinare con l’emergenza Covid a scuola e sui fine settimana burrascosi in centro storico

JESI, 14 ottobre 2020 – Due temi hanno tenuto banco in queste ultime ore in città, uno più propriamente legato al fattore Covid, che sta sempre più modificando il nostro modo di vivere e di relazionarci, e l’altro relativo ai fine settimana – ma anche qui il problema virus si insinua – all’insegna della movida nel centro storico di Jesi. Fine settimana che hanno di nuovo suscitato la levata di scudi dei residenti, i quali non sono più disposti a tollerare situazioni estreme che si verificano nel corso di notti movimentate.

E abbiamo girato queste problematiche al sindaco Massimo Bacci.

In questo tempo di emergenza Covid come sta intervenendo il Comune?

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«Il Comune sta svolgendo il ruolo che ha svolto anche nei mesi precedenti, e cioè quello di  essere a supporto dei vari soggetti. In questo caso ci sono la scuola in generale, i dirigenti scolastici, l’Asur. Cerhiamo di essere un facilitatore in questi casi, stando a supporto di tutte quelle istituzioni o soggetti che hanno bisogno di un intervento per una molteplicità di problematiche e di cose da fare».

 

Il quartiere di San Giuseppe, dove c’è l’Ic Federico II interessato da classi in quarantena, è un quartiere diverso, nel senso che ci sono molte situazioni abitative critiche che coinvolgono famiglie: il Comune ha chiesto l’intervento della Regione perchè si possano svolgere le quarantene al Murri.

«Sì, è un’ipotesi che avevamo già proposto alla Regione alcuni mesi fa, poi con l’attenuarsi dell’emergenza la questione è rimasta un po’ sospesa. Con forza abbiamo di nuovo chiesto, stavolta, la possibilità di poter utilizzare un piano del Murri, ovviamente in accordo con l’Asur, proprietaria, in maniera tale che si riesca a risolvere un problema che è oggettivo: nel quartiere San Giuseppe ci sono all’interno delle abitazioni un numero elevato di componenti della famiglia e, pertanto, nel caso in cui si riscontrasse tra loro un positivo sarebbe più che opportuno, come ci ha chiesto l’Asur stessa, emarginare la persona e trovare uno spazio per evitare che ci sia un propagarsi del virus all’interno della famiglia stessa».

 

La questione movida nel centro storico  di Jesi: giuste e sacrsosante lamentele dei residenti, giovani e giovanissimi che vanno a briglia sciolta, una situazione divenuta invivibile.

«Continuo a pensare che sia una problematica di tipo sociale e, onestamente, non riguarda solo Jesi e pertanto da questo punto di vista sono responsabile come tanti altri soggetti di quella che è la situazione attuale. C’è un problema oggettivo di ordine pubblico che si manifesta in tardissima notte, quasi nel mattino, del fine settimana. Rispetto a quelle che erano le problematiche poste al Comune e che il Comune poteva risolvere, si è già intervenuti. Abbiamo adottato tutti quelli che erano gli accorgimenti per le pulizie dei vari vicoli del centro storico, avviato l’iter amministrativo per l’apertura dei bagni pubblici, stiamo valutando un sistema di video sorveglianza per fare in modo che ci sia un controllo molto più capillare delle zone. Abbiamo interloquito con gli operatori commerciali proprio per trovare una modalità di approccio e di gestione della clientela fatta in una certa maniera. Onestamente credo che sia ingeneroso nei confronti dell’Amministrazione dire che non si sia interessata. D’altro canto basta sfogliare un giornale, non solo di questa regione, per rendersi conto che è un problema di natura nazionale. C’è un elevato numero di giovani che prima probabilmente frequantavano le discoteche e che adesso, nel fine settimana, in generale, frequentano i centri cittadini. Un problema vero che cercheremo di affrontare con il supporto necessario delle forze dell’ordine alle quali è deputato, apputo, l’ordine in generale».

Ma serve restringere i tempi di apertura dei locali, dei bar, dei ristoranti?

«Qui le versioni sono contrastanti, se si parla con gli operatori commerciali asseriscono l’esatto contrario, che addirittura i tempi si dovrebbero dilungare. Credo che bisogna prendere coscienza anche da parte degli avventori che c’è una situazione di pericolo e di sviluppo purtroppo preoccupante del virus e per forza di cose ognuno di noi deve tenere un comportamento adeguato rispetto a quelle che sono le criticità attuali».

Pino Nardella

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