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Cronaca

JESI “NOI E NOSTRO NONNO MONDO (EDMONDO GIULIANI)”

JESI, 16 settembre 2015 – Alla vigilia della mostra “Giuliani. Una scia di colori” che sarà inaugurata il 18 settembre a Palazzo Bisaccioni, sede della Fondazione Carisj, Sabrina Sandroni, una nipote di “Mondo”, racconta il personaggio.

Edmondo ("Mondo") Giuliani

Edmondo (“Mondo”) Giuliani

Basso, tarchiato, pesante, dal viso rotondo e gli occhi, anzi solo uno, l’altro perso da bambino, nascosti dietro grandi lenti affumicate. Il cappello, compagno fedele di tutte le stagioni. Sguardo torvo, perso altrove ma nello stesso tempo vigile e guardingo. Sorrisi pochi, pensieri tanti. Vestiti rimediati in qualche bancarella in cambio di un acquarello. Nessuna pretesa, nessuna boria, nessun comportamento discinto o blasonato. È Mondo, il pittore che si ferma per strada, ovunque, soprattutto sulle colline dei Castelli di Jesi, a dipingere il suo ideale, a fermare i colori del tramonto, della raccolta, della mietitura, dell’inverno. È buffo a vederlo, burbero. Il cappello, parte del suo corpo, sacro, intoccabile. Nuca dalla forma tonda, senza capelli, amava farsela grattare, l’unica concessione di avvicinamento fisico. Non veniva spontaneo abbracciarlo, baciarlo, perché ispirava qualcosa di più sincero, di più lontano dai gesti convenzionali, abitudinari. Sfacciatamente scortese, sprezzante, ostentava indifferenza nei confronti di chi non era in sintonia con le sue idee. Critico nei riguardi di chiunque avesse di fronte, politico, intellettuale, artista, persona comune, che manifestasse ipocrisia o conformismo. Totalmente libero, fuori dai circuiti e circoli artistico-culturali, nessun compromesso con se stesso né con gli altri. Ignorava le buone maniere a tavola, mangiava nei suoi orari, sporcava i vestiti senza preoccuparsene, se ne andava quando e dove voleva, tornava tardi e leggeva di notte. Buttava i suoi libri dappertutto, senza averne cura.
Mai a nessuno raccontò l’intera storia della sua vita. Alcuni frammenti, solo per pochi, storie quasi inverosimili, di eroismo, di poesia, di romanticismo, di avventura. Ogni racconto era una sequenza di qualche altra vita. A volte cambiava discorso inserendo qua e là parole in spagnolo e in inglese. Lingue che amava ricordare, frammenti della sua vita precedente. Il brutto, l’ignoranza, il male e la sofferenza erano sentimenti che Mondo rifuggiva.
Mondo, il pittore girovago, vagabondo, che si nutriva esclusivamente della sua arte.

(Sabrina Sandroni)

foto di Anna Vincenzoni

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