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Cronaca

JESI OGGI RIAPRE CON UN CONFRONTO TRA ALUNNI E PROFESSORI IL LICEO “MANNUCCI” DOPO LA FURIA VANDALICA

far2JESI, 24 maggio 2016 – Non si è spenta l’eco della furia vandalica che hanno dovuto subire i locali del liceo artistico “Mannucci” di via Gallodoro.

Quando sabato scorso il personale, di prima mattina, si è accorto del raid insensato  che aveva imperversato nella notte, non è rimasto che chiamare carabinieri e vigili del fuoco. E rimandare ad altra data le lezioni.

L’attività riprenderà oggi, 24 maggio, ma non con le consuete lezioni. L’appuntamento è per le 9.50 e «abbiamo deciso di convocare tutti i ragazzi – spiegava ieri il professor Nicola Farina, insegnante di discipline pittoriche e responsabile di sede – per un confronto, per condividere insieme quanto è accaduto. Per loro è stato un avvenimento traumatico, questa è un po’ la loro casa, qui esprimono i loro talenti».

Adesso è arrivata l’ora di parlarsi, di guardarsi in faccia «in una circostanza che ha tutte le caratteristiche di un momento didattico intenso». Si proseguirà sino alle 13,30.

Mentre parla, dal primo piano, il luogo dove i vandali hanno agito, si sentono fervere i lavori della squadra Cjsa che sta ripulendo e bonificando dalla vernice e dalla polvere di scarico di tutte le bombole antincendio svuotate.

«Per fortuna, nonostante tutto, i danni non sembrano essere significativi come in un primo momento era apparso, in quanto le attrezzature didattiche fondamentali non sono state toccate come pure i lavori dei ragazzi che costituiscono il nostro patrimonio o la mia aula e quella di altri professori.  La vernice usata per imbrattare e sfregiare pareti e suppellettili è vecchia e lavabile, la tenevamo in un magazzino e, anche se si è indurita, sta venendo via facilmente. Ma è stata, comunque, un’azione distruttiva mirata, una sorta di vandalismo selettivo, vendicativo ma mal pensato».

far1A tal proposito va detto che le indagini da parte dei carabinieri proseguono nel più assoluto riserbo, anche perché dovrebbe trattarsi di minorenni. Ma l’impressione è che i militari del maggiore Benedetto Iurlaro sappiano bene in che direzione muoversi.

E dalle parole del professor Farina una traccia emerge: «Noi sappiamo come curare questa ferita dolorosa, forse chi ha compiuto questo deprecabile gesto ne ha una più profonda e non rimarginata. Credo che sia questa la chiave di tutto».

Il ritorno alla realtà parla di una «immagine che mi rimarrà per sempre impressa, quella della scuola che sembrava ridotta a un paesaggio lunare mentre fuori c’erano i ragazzi, con gli occhi tristi e le mani aggrappate all’inferriata, come a voler dire che loro erano lì, pronti a dare il loro contributo fisico e morale».

D’altronde, sottolinea ancora il professore «questa è una scuola che gli studenti abbelliscono ogni volta con i loro lavori, ognuno ci lascia qualcosa e si porta via qualcosa, c’è un rapporto profondo che rimane nel tempo anche perché i loro banchi sono la nostra cattedra, lì ci sediamo spesso per discutere, confrontarci, programmare. Quindi non c’è da stupirsi se anche tanti  ex  ci hanno contattato per sapere se avessimo bisogno di aiuto. Il sentimento di appartenenza è molto forte».

(p.n.)

 

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