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Cronaca

JESI Paure e dubbi dei giovani al tempo della pandemia

studenti galilei trasloco ex ateneo

Il rientro a scuola, il virus, la socializzazione: cosa pensano i ragazzi? Lo abbiamo chiesto allo sportello di ascolto Cor Urat

JESI, 26 gennaio 2021Stress, insicurezza, disorientamento: ferite invisibili quelle che la pandemia provoca soprattutto su ragazze e ragazzi. Sono tanti quelli che si rivolgono allo sportello Cor Urat di Jesi, dove operano Paola, operatrice sociale, e le psicologhe Virginia e Denise ([email protected]379 110 7331).

Una realtà che, crescendo, ha aperto le porte all’ascolto da chi ha bisogno di confronto.

studenti clima pulizia

Il difficile rientro a scuola, l’impossibilità che c’è stata per un lungo periodo di vedere i coetanei. Come vivono i ragazzi e le ragazze questo momento?

Le ragazze che vengono al nostro Sportello Cor Urat della Casa Delle Donne sentono la mancanza del loro quotidiano interrotto, l’assenza della scuola in classe, del rapporto vivo con i compagni, le compagne e i docenti. Manca loro fare lo sport, le uscite, viaggiare.

Sentono fortemente la mancanza della relazione. L’adolescenza è quel delicato periodo del ciclo di vita in cui avviene il processo di separazione dagli adulti di riferimento e lo sviluppo dell’ individuazione di sé, grazie all’aiuto della famiglia, del gruppo dei pari, della scuola e della società: questi quattro sistemi esteriori cooperano per realizzare un sano sviluppo dell’individuo. Attualmente questo slancio verso l’esterno viene bloccato/vietato dalla pandemia e la richiesta che la società e noi adulti facciamo a questi giovani è proprio di ritirarsi dai contatti, dimenticando o sottovalutando che sono proprio nella fase di esplorazione di sé, del proprio corpo, del mondo e delle relazioni e che questo genera un forte stato di disagio.

Addirittura per alcuni non solo non c’è un fuori, un esterno, ma abbiamo esperienza di giovani che si sono chiusi completamente in casa e confinano la loro vita dentro la propria stanza, ore davanti a uno schermo senza nessun dialogo o interesse sociale. Di contro gli attuali fatti di cronaca parlano di giovani che “fuoriescono”, pianificano incontri per maxi risse mettendo, in più, a rischio la salute pubblica. 

Rispetto a questo dobbiamo ricordare che l’adolescenza per antonomasia è anche la fase della trasgressione, spesso l’infrangere le regole rappresenta un modo per testare il limite e per percorrere la propria strada verso l’indipendenza. Oggi tra lockdown e zone arancioni è perfino molto ridotta la possibilità di violare delle “norme normali, tutto è esasperato: basti pensare alla ribellione sugli orari di rientro a casa il fine settimana, chi non li ha disubbiditi a quell’età?!

sportello Cor Urat donne

Quali sono le preoccupazioni più diffuse tra i giovani? Come vedono il loro futuro?

Hanno tra i 14 e 25 anni e tutta una vita davanti, ma le giovani che hanno contattato il nostro Sportello Cor Urat raccontano un malessere, un disagio e preoccupazioni, oltre a manifestare disturbi d’ansia e dell’umore. In molte hanno rinviato, modificato, sospeso e alcune addirittura abbandonato i progetti desiderati.

Vedono il loro futuro compromesso e con poche prospettive, ma lo guardano con grande speranza di tornare a vivere il loro tempo. Provano un’ambivalenza tra l’esplorare, tratto distintivo proprio dei giovani, e il confinamento obbligato, abitano dualità opposte tra l’apertura e la chiusura, l’andare e lo stare. Sono ragazze disorientate, spaventate e questo ci richiede di mettere in campo subito interventi capaci di intercettare i giovani, e azioni efficaci nell’intessere con loro relazioni di ascolto e fiducia per sostenerli nella ricostruzione del loro quotidiano e degli obiettivi di studio, di lavoro, di vita.

Hanno un potenziale smisurato, attivi, interessati, audaci e niente affatto sconsiderati, distanti o apatici. Siamo noi adulti che li vediamo così. Ma anche loro ci guardano, e loro sì non hanno un gran bel vedere!

Da più parti viene dichiarato che l’istruzione è la priorità: cosa vorrebbero i giovani e le giovani? 

In realtà la didattica a distanza (Dad) non ha fatto altro che mettere in luce le gravi e ripetute mancanze politiche e sociali ai danni dell’istruzione già affermate. Sicuramente con la Dad c’è il timore di ridurre la scuola al solo svolgimento della didattica e questo rischia di essere mortificante. La scuola, per un giovane non è soltanto apprendimento di materie curricolari quanto, piuttosto, l’occasione per mettersi in gioco, sperimentare relazioni, riconoscere negli altri le proprie emozioni e dunque scoprire se stessi. [nk_awb awb_type=”image” awb_image=”291936″ awb_image_size=”full” awb_image_background_size=”contain” awb_image_background_position=”50% 50%” awb_parallax=”scroll” awb_parallax_speed=”0.5″ awb_parallax_mobile=”true” awb_styles=” padding-top: 150px; padding-bottom: 150px;” link=”http://www.caprariauto.it” linkdest=”_blank” awb_class=”caprari”][/nk_awb]

È necessario perciò recuperare questo aspetto vitale dell’esperienza scolastica e loro lo stanno chiedendo a gran voce, e hanno manifestato in questi giorni in molte città. I ragazzi vogliono essere coinvolti, prendere parte alle discussioni pubbliche e avere la possibilità di esprimere pareri; per questo crediamo che vadano sostenuti nell’attivare processi adattivi e progressisti. Va anche detto che in molti casi la didattica a distanza non ha solo indebolito le relazioni ma ha fatto emergere le forti disuguaglianze sociali presenti: famiglie numerose con un solo pc, una scarsa connessione internet, degli spazi privati poco adeguati per seguire le lezioni che hanno messo in difficoltà docenti e ragazzi. La paura generata dal Covid-19 sembra aver fatto dimenticare che lo stato di salute degli individui sia caratterizzato non da uno, ma da tre stati di benessere: fisico, psicologico e sociale. Quando uno dei tre viene a mancare, la salute dei singoli non può dirsi realmente integra. Anche se non abbiamo una cura immediata per la malattia, ciò che possiamo fare è prenderci cura delle persone promuovendo il benessere psicosociale.

Eleonora Dottori

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