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JESI Rifondazione Comunista: «Basta morti sul lavoro»

"Morti bianche" ovvero morti sul lavoro, opera di carlo soricelli

L’appello del partito dopo l’incidente di questa mattina alla stazione nel quale è deceduto un operaio di 56 anni

JESI, 7 gennaio 2021 – È appena cominciato l’anno e già ci sono diversi morti sul lavoro. L’ultimo, un operaio di 56 anni, oggi alla stazione di Jesi. Ci saranno le solite indagini, gli iter giudiziari, si troverà il solito errore umano a giustificare l’ imprevedibile. Eppure questa è una delle tante “morti annunciate”.

L’operaio è morto in un cantiere edile che operava sui marciapiedi della stazione ferroviaria in prossimità dei binari di circolazione ed è ovvio che questa condizione di lavoro moltiplica il rischio, già alto, dell’attività edilizia. Gli spazi sono più angusti, i rumori si sovrappongono, i tempi sono contingentati dal fluire della circolazione ferroviaria, proprio per questo, in altri tempi gli stessi erano sorvegliati e protetti da personale ferroviario atto a interagire con l’organizzazione di quelle attività.

Negli ultimi decenni però la privatizzazione di molte attività ferroviarie, la cultura che un certo management ha introdotto scoprendo la categoria dell’eccesso di sicurezza come elemento di costo e di inefficienza ha fatto via via sparire queste cautele. Se aggiungiamo che nello stesso periodo Fs è stato “utilizzato “ come moltiplicatore d’ investimento da cui sono scaturiti centinaia e centinaia di contratti d’appalto multimilionari, la misura della cui efficienza è la “velocità della spesa” è facile intuire che la “deregulation” e il fare diventino le implicite parole d’ordine.

Nelle nostra regione sono decine e decine i cantieri che operano al “miglioramento” della rete ferroviaria, in alcuni casi opere urgenti, in altri necessarie, però la filosofia che presiede alla realizzazione di questi interventi è sempre la stessa, sarebbe auspicabile che invece delle inchieste giudiziarie che vengono dopo eventi funesti o, come in questo caso tragici, avvenissero, oltre a doverosi e più assidui controlli, anche quelle inchieste “sociali che sono prerogativa delle organizzazioni dei lavoratori. Un’ indagine di massa accurata, anzi occhiuta, fatta dai lavoratori prima, durante e dopo l’inizio di queste attività.

Si dirà ma esistono già le leggi, si eleggono i delegati alla sicurezza, la loro presenza è prevista nelle procedure di attivazione dei cantieri, tutto vero ma qualcosa non sta funzionando le denunce di violazione di queste norme si contano sulle dita della mano di Muzio Scevola mentre i morti che si piangono sono sempre di più. È ora di agire perché “basta” non sia solo un grido di dolore.

Partito della Rifondazione Comunista

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