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JESI Spostamento fontana: siano rispettati i cittadini

Si vuol forzare, imporre certe condizioni amministrative? Si raccoglieranno poi i “frutti politici”

JESI, 26 novembre 2020 – Da alcuni mesi si sta discutendo, in città, spesso con forte irritazione da parte dei cittadini, del probabile spostamento della “fontana dei leoni” come in oggetto. È notorio che un cittadino (piuttosto si direbbe ex, in quanto residente da tantissimi anni nel nord Italia), il signor Cassio Morosetti, giunto ad una bella età, ha deciso di donare una consistente cifra del suo patrimonio personale, al Comune di Jesi per la realizzazione di un centro Alzheimer.

La città di Jesi, i cittadini, l’Amministrazione comunale, non potevano che esprimere gratitudine per la generosità espressa da questa persona verso la sua città natale e perlopiù a favore di concittadini bisognosi di assistenza sociale. Alcuni mesi fa, purtroppo, c’è stata la dipartita del signor Morosetti.

All’apertura del redatto testamento si è venuti a conoscenza che questi aveva ulteriormente disposto che una ingente somma fosse destinata alle operazioni di spostamento della c.d.fontana dei leoni” dall’attuale insediamento a piazza della Repubblica, dove originariamente fu collocata circa 2 secoli fa e spostata poi in piazza Federico II, nel lontano 1949. Tale legato testamentario è stato sottoposto, dal signor Cassio, alla condizione dell’accettazione e dello spostamento entro un anno dall’apertura del testamento (avvenuta nell’estate scorsa), pena la decadenza dal diritto e il trasferimento della grossa somma a 3 previste associazioni umanitarie.

 

Piazza della Repubblica con l’obelisco al centro

L’Amministrazione comunale di Jesi (come purtroppo è avvezza a comportarsi: digestore docet) ha fatto capire alla cittadinanza, venuta a conoscenza di questi fatti, di essere favorevole al lascito testamentario per lo spostamento della fontana. Sui social sono intervenute tantissime persone: da esperti professionisti dell’architettura, dell’assetto urbanistico, a testimoni che hanno conosciuto il Morosetti, a semplici cittadini amanti della propria città.

Poiché, in sostanza, la vicenda prendeva certe pieghe avverse alla volontà politico/amministrativa, la medesima Amministrazione comunale ha posto in atto iniziative tese al supporto della propria volontà. Ma, come si dice, se si tenta di “prendere il gatto per la coda” questi, poi, sovente, si ribella e morde.

Si è organizzato un incontro pubblico dove si esaltava la vita di Cassio Morosetti (ma non sembra sia stato di grande interesse per la cittadinanza), un carrettino pubblicitario posto all’ingresso dell’arco del Magistrato, interventi sulla stampa locale sempre votati all’apprezzamento di tale accettazione, ma l’effetto che tutti questi tentativi producevano era, il più delle volte, una reazione negativa, irritata, indignata, da parte di moltissimi cittadini, i quali da un lato denunciavano il forte degrado, lo stato di abbandono in cui versa la città, e verso il quale l’azione amministrativa dovrebbe essere volta tempestivamente ed in maniera preponderante, dall’altro non capivano (e continuano a non capire) come mai il forte interesse dell’Amministrazione a questo lascito testamentario.

Insomma, con il massimo rispetto per il Morosetti, ma la città ha altri valori più importanti da tutelare (qualcuno si è anche spinto oltre: «La città non è in svendita per 30 denari»).

 

La Fontana dei Leoni e l’Obelisco in piazza Federico II

Dalle testimonianze, dai commenti apparsi prevalentemente sui social si è letto di tutto. Dal professionista “impositore” che dettava «si prendano i soldi e si sposti la fontana», all’ex consigliere comunale che, sulla stessa lunghezza d’onda, ulteriormente motivava con il fatto che sarebbe stata riportata alla sua sede originaria.

Peccato che l’ex consigliere veniva meno ad un minimo di coerenza: pare che sia stato d’accordo anche allo spostamento, dalla sede originaria, del monumento al Pergolesi, avvenuto meno di un anno fa! E non solo: dimentica anche che originariamente la piazza era libera da qualsiasi altro manufatto? Infatti la fontana fu collocata circa 2 secoli fa: scrive il signor Ceraudo «la fontana fu tolta nel 1949 perché ostacolava le manovre delle corriere…e prima era stata realizzata lì, nel 1845, per rifornire gli acquaroli che ci riempivano le brocche da portare nelle case e per farci abbeverare i cavalli dei vetturini (taxi e poste). Ora io non credo che queste esigenze oggi siano tornate particolarmente di attualità».

Certo che se si pensa solo un momento a quello che era la città di allora (dove oggi vediamo abitazioni, strade, attività commerciali: via Gramsci, zona San Giuseppe, Porta Valle, ecc. c’erano solo campi coltivati , agricoltura come risorsa economica della città. La città che era quasi totalmente ristretta entro le mura medievali), ben si capisce che certe utilità erano di notevole interesse, interesse sicuramente obsoleto al giorno d’oggi.

Un altro consigliere, attualmente in carica, ha proposto di investire la somma eccedente quella necessaria allo spostamento della fontana, per “chiudere le buche”. Bisognerebbe ricordare a questo consigliere di maggioranza che la stessa Amministrazione comunale da lui stesso sostenuta, più di una volta ha rifiutato la legittima riparazione dei danni fatti con gli scavi dalle aziende intervenute in città, per arbitrariamente far eseguire altri lavori (asfaltature di tronconi stradali che nulla o in modo finitamente marginale avevano a che vedere con i danni derivanti da pregressi scavi stradali).

Punto. Signor consigliere! C’è chi ha parlato del Signor Cassio Morosetti che avrebbe proposto già oltre un ventennio fa, all’Amministrazione comunale dell’epoca, sempre lo stesso spostamento della fontana per «nostalgici ed affettuosi ricordi fanciulleschi» offrendo di sostenere personalmente tutte le spese necessarie per le operazioni di trasferimento della medesima in Piazza della Repubblica. L’Amministrazione non accettò tale proposta, sicuramente non ritenendola di rilevante interesse pubblico ed anzi, nemmeno la successiva (anche se sempre dello stesso schieramento politico) quando decise, ad inizio del presente secolo, di riqualificare Corso Matteotti, piazza Pergolesi e piazza della Repubblica in vista del 3° centenario della nascita dell’illustre concittadino G.B.Pergolesi (che sarebbe caduto il 4 gennaio 2010).

Infatti nel progetto di riqualificazione approvato dall’Amministrazione comunale di Jesi, nel 2005, non v’è traccia, minima traccia, di alcun interesse allo spostamento della fontana.

Ma non è un sacrilegio dire ancor di più: nemmeno l’Amministrazione comunale del precedente mandato, sempre guidata dall’attuale sindaco, espresse alcun minimo interessamento allo spostamento della fontana quando decise di dare attuazione a quella prevista ed approvata riqualificazione: e nessuno mai propose formalmente qualche atto volto a tale interesse.

Insomma, diciamola chiara: «Non ha freg…interessato mai a nessuno lo spostamento della fontana» anzi, se qualcuno ne ha parlato è stato in senso di tenerla dove si trova attualmente, poiché oramai è totalmente integrata nella cultura sociale della città e spostarla comporterebbe un deturpamento architettonico e non solo, di due piazze. Ma il Morosetti, pare che non desistette dal “proprio cruccio” e quindi decise, come sue ultime volontà, ciò che sappiamo già.

Qui, ripetiamo sempre massimo rispetto per ii signor Cassio, però qualcosa come rimanenti della società vivente, lo possiamo e dobbiamo dire: perché la proposta testamentaria non l’ha fatta, invece, quando era in vita? Magari insieme all’altra donazione per il centro Alzheimer? Oggi, e dispiace dirlo, si ha la sensazione che si sia voluto utilizzare la leva, il grimaldello, il “piede di porco” del “Dio soldo” (strumento spesso molto più forte e tentatore delle “sirene di Ulisse”) per, in qualche modo, “influenzare, condizionare, imporre psicologicamente” l’accettazione delle proprie volontà.

Se Lei, signor Cassio, fosse ancora in mezzo a noi, potrei dirle «questi non sono atti di persone corrette». Taluni l’hanno definito un “ricatto” tenuto conto che per le operazioni di spostamento, si dice, che servirebbe circa ¼ della somma prevista nel disposto testamentario.

Queste cose dispiacciono molto: invece di riempire di gioia vanno a creare, a dir poco, disagi nella cittadinanza: la rettitudine dei rappresentanti istituzionali, in Consiglio comunale, dovrà prevalere. Fra i tantissimi interventi ricordiamo anche quello di un architetto che ha sostenuto «anche l’architettura è costantemente in divenire: riportare la fontana in piazza della Repubblica sarebbe un passo indietro che oramai stona con l’evoluzione architettonica e socio culturale della città».

Ma abbiamo il dovere di ricordare anche quanto espresso da un’alta carica istituzionale dell’Amministrazione comunale. Persona corretta, stimata, persona che ha, in estrema sintesi, ammesso che «il reale interesse all’accettazione del legato testamentario è per la somma eccedente le spese per lo spostamento della fontana» Vivaddio! Non posso che ringraziare questa persona per la sua onestà.

Se ciò fosse stato detto immediatamente dall’Amministrazione comunale, oggi ci troveremmo in ben altre condizioni. Quando l’Amministrazione comunale si comporta in certi modi, specialmente se deleteri per la città ed i cittadini, spesso “va politicamente a sbattere” (è successo con la vicenda Sadam, sta succedendo con la questione digestore e molto probabilmente …“non c’è 2 senza 3”.

Ora vorrei rivolgermi, in particolare, ai consiglieri comunali che avrebbero intenzione, la volontà, di votare in Consiglio comunale per l’accettazione del lascito testamentario di Cassio Morosetti (proposta dalla Giunta) e, verosimilmente almeno per coerenza, il diniego alla proposta di referendum popolare, avanzata da alcune forze politiche consiliari.

Nel gravoso impegno di rappresentare le istituzioni democratiche del Paese, ci vogliono onestà e rettitudine: mai dimenticare la disciplina e l’onore, alti valori scolpiti anche nella Carta Costituzionale, art. 54.

Si rappresenta le istituzioni, perlopiù, attraverso un voto elettivo popolare: espressione della democrazia, e non certo per “gli occhi azzurri e i capelli biondi” ma fiducia riposta su un programma elettorale.

Non risulta in nessun programma elettorale presentato ai cittadini da tutte le forze politiche espresse in Consiglio comunale, nell’ultima elezione, lo spostamento della “fontana dei leoni”.

Di norma, eventuali temi non previsti dai programmi elettorali vengono trattati sotto la responsabilità amministrativa di chi governa la città. Ma non è così per tutte le problematiche sopravvenute: invero, per quelle di rilevante interesse per la città, i cittadini, il sistema istituzionale, ha rafforzato la volontà popolare prevedendo, a colmare eventuali vuoti legislativi, strumenti ove chi amministra può (vedi referendum costituzionali e referendum popolari) e, addirittura in certi casi, deve (es. Convenzione di Aarhus, in materia di ambiente e giustizia, ratificata dallo Stato italiano con l. 108 del 2001) consultare il consenso popolare. E non si dimentichi addirittura le dirette iniziative popolari, costituzionalmente garantite.

Abbiamo visto che, per esempio, lo strumento del referendum popolare è efficacissimo: un Paese vicino al nostro (Svizzera) avendo rispetto altissimo della democrazia, ne fa un forte uso, anche per vicende che a noi parrebbero di scarsa rilevanza, per non dire finanche fastidiose. Nel nostro Paese il referendum costituzionale del 2016 e quello, sempre costituzionale di 2 mesi fa circa, ha sùbito ed immediatamente risolto tutti i problemi, quantomeno sociali, di pacifica convivenza tra i cittadini, anche se una volta ha vinto il si e l’altra invece ha vinto il no.

È stato detto che la somma residua dalle spese per lo spostamento della fontana sarebbero utilizzata per l’attuazione del piano Pe.ba. previsto nel programma elettorale della forza politica di maggioranza relativa, già approvato dal Consiglio comunale. Ora, da un lato si potrebbe sostenere “ben vengano questi soldi” ma è altrettanto legittimo chi ritiene che “quei soldi sarebbero briciole per l’attuazione del piano Pe.ba.” e se ciò arriva da un’associazione “addetta ai lavori” sicuramente ha i suoi fondamenti.

C’è perfino chi sostiene che «guai a toccare la fontana. Il piano Pe.ba. sicuramente sarebbe stato attuato a debito, tenuto conto del purtroppo alto deficit finanziario dell’Ente comunale. E allora non si stravolga l’assetto architettonico della città per poi fare un’incompiuta, tenendo anche conto del degrado cittadino ove servirebbero notevoli stanziamenti per riportare la città ad un minimo di decoro. Per favore, non fare altri altri buffi! Con stravolgimento della città, compresa l’incompiuta del Pe.ba. Ma per carità!» Insomma “verba volant” pare che sia perlopiù uno “specchietto per le allodole”. Perché? Perché l’eventuale spostamento della fontana, comporterà sicuramente ingenti lavori in piazza della Repubblica: piazza prevista dal progetto di riqualificazione. Riqualificazione che proprio per il prossimo anno ha previsto l’inizio dei lavori su Corso Matteotti.

E allora che si fa? Non si riqualifica anche piazza della Repubblica? E se i soldi si destinano al Pe.ba. poi per piazza della Repubblica si accende un altro mutuo? E i cittadini saranno soddisfatti o si inca….voleranno? Verosimilmente la verità sarà quella di destinare alcuni fondi per il piano Pe.ba. (fare alcune opere “giustificative”) e la maggior parte della somma la si impiegherebbe per riqualificare piazza della Repubblica, per la quale potrebbe essere sufficiente. Così buona parte del Corso Matteotti sarà sistemato, piazza della Repubblica anche, giù giù fino al Duomo è stato fatto, come pure è stata fatta la riqualificazione di altra parte del Corso fino all’Arco Clementino. Che dire? Complimenti all’Amministrazione.

Ma ha trattato allo stesso modo tutta la città o ha fatto “figli e figliastri?” Poi se c’è anche chi si scatena dall’indignazione per «intanto avanti casa mia ho sistemato, riordinato, tolto anche la possibilità di fare manifestazioni pubbliche con forte inquinamento acustico» e davanti casa di tantissimi cittadini e per la città è un degrado vergognoso: gli si può dar torto?

Piazza della Repubblica con il “ritorno” della fontana

Qui allora deve uscire fuori la rettitudine rappresentativa del consigliere comunale: quando le cose importanti per la città risultano portate avanti in mala modo e che potrebbero portare danni alla città e ai cittadini, occorre fermamente dire no alle “sirene politiche” perché verosimilmente si sta andando oltre il proprio mandato elettorale (che non prevede solo la legalità, ma anche altri altissimi valori morali e sociali compresa la dignità personale ed il rispetto di tutti i cittadini).

E se qualcuno temesse per la “propria poltrona” un recente precedente toglie tutti i dubbi. Per l’ennesima volta, rievochiamo la questione Sadam di circa 10 anni fa: l’Amministrazione comunale soccombette in Consiglio comunale, alcuni consiglieri di maggioranza votarono contro. Dopo alcuni giorni il Sindaco si dimise, ma un attimo prima dello scadere del termine prefissato dalla legge “per il ripensamento” di 20 gg. ritirò le dimissioni e l’Amministrazione proseguì. Ma quella forza politica che da decenni, pare 37 anni, amministrava o co-amministrava la città, perse le successive elezioni comunali, e sicuramente molta causa fu proprio quella brutta vicenda della Sadam.

Oggi si potrebbe essere nelle medesime condizioni: si vuol forzare, imporre certe condizioni amministrative? Si raccoglieranno poi i “frutti politici”. Questa volta il consigliere ha in suo aiuto anche un altro strumento legale che solleva sicuramente anche la sua coscienza da responsabilità che non gli sono state attribuite dai cittadini: alcune forze politiche hanno depositato in Comune anche la richiesta di referendum popolare.

Non importa chi l’abbia presentata, non si sciupi questa opportunità. La responsabilità sia messa in mano al primo legittimato dalle norme democratiche e costituzionali che governano la nostra collettività: il cittadino. Se la proposta di referendum fosse respinta dal Consiglio comunale, in particolare le forze politiche proponenti il referendum popolare, si attivino immediatamente, senza indugi, per la raccolta firme affinché si tenga il referendum popolare, che molto probabilmente rappresenterà anche “il canto del cignoper l’attuale Amministrazione politica della città e forse anche per la/le forze di maggioranza.

Il referendum popolare porterebbe il rasserenamento cittadino e “tomberebbe” per sempre questa non edificante vicenda per l’Amministrazione comunale.

Consigliere: prima di tutto siano rispettati i cittadini.

Ivo Mercuri

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