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JESI Stagione lirica, stasera “Il castello del principe Barbablù”

Alle ore 20.30 e domani, domenica 31 ottobre, alle 16, per la prima volta il Teatro Pergolesi accoglie l’opera di Bela Bartók con la direzione di Marco Alibrando

JESI, 30 ottobre 2021 – Ancora un titolo d’opera mai allestito prima al Teatro Pergolesi, in scena sul palcoscenico jesino per la 54esima Stagione Lirica di Tradizione. Dopo i successi delle opere “Notte per me luminosa” di Marco Betta, di “Maria de Buenos Aires” di Astor Piazzolla, e del dittico “The Telephone” di Menotti e “La Serva padrona” di Pergolesi, il programma prosegue oggi ore 20.30domani ore 16 con “Il castello del principe Barbablù di Béla Bartók, opera in un atto del 1918, con la direzione di Marco Alibrando sul podio dell’Orchestra Coccia di Novara, la regia di Deda Cristina Colonna, le scene e i costumi di Matteo Capobianco. Suona l’ensemble del Teatro Coccia Novara. Nuova la produzione, in coproduzione con Fondazione Teatro Coccia di Novara.

Si tratta di un allestimento inedito, concepito per un nuovo organico orchestrale a 23 elementi, con orchestrazione a cura degli studenti di Accademia Amo, Paola Magnanini e Salvatore Passantino, realizzata sotto la supervisione di Marco Taralli.

E in scena due debutti importanti: nel ruolo del Principe Barbablù Andrea Mastroni, basso acclamato da critica e pubblico impegnato in numerosi ruoli nei maggiori teatri del mondo, e in quello di Judith il soprano statunitense Mary Elizabeth Williams

L’opera sarà presentata nella lingua originale del compositore. A introdurre il pubblico nel mondo di Bartók un nuovo preludio scritto da Claudio Scannavini, “Dopo l’ultima stanza. Preludio a Barbablù“, che vede protagoniste Carolina Rapillo e Giuditta Pascucci.  

kékszakàllù Herceg vara (Il castello del principe Barbablù) opera in un atto su libretto di Béla Balàzs composta nel 1911, rappresenta uno dei capolavori della prima maturità di Bartòk. Influenzato soprattutto dall’impressionismo e in parte dall’espressionismo allora alle sue prima manifestazioni, Il castello del principe Barbablù presenta già uno dei motivi poetici più profondi di Bartòk: quello del mistero.

Qui ad essere misterioso, insondabile, è l’animo umano, simboleggiato dal sinistro castello di Barbablù. Nella visione della regista Cristina Deda Colonna, diventa un’esplorazione del conflitto tra mondo maschile e femminile rappresentato dai due personaggi, Barbablù e Judith.

«Esplorando Il castello del principe Barbablù – spiega – invece del tradizionale stereotipo di spietata crudeltà uxoricida ho incontrato un personaggio complesso, tridimensionale, fortemente contrastato, umano. Alla disperata ricerca di essere amato incondizionatamente, Barbablù si sposa per l’ultima volta e cedendo alla curiosità di Judit, apre le porte delle sette stanze segrete del suo castello, svelando progressivamente le pieghe nascoste del suo carattere. Dapprima espone le caratteristiche più spaventoseaggressività, crudeltà, forza – per rivelare solo in seguito l’inattesa bellezza, l’orgogliosa grandezza, la profonda tristezza».

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