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Cronaca

Jesi Terremoto in Marocco, ore di angoscia per la comunità marocchina

Il presidente del centro culturale islamico Al Huda, El Anouar el Miloudi: «Ci stiamo già organizzando per far arrivare i nostri aiuti», la vicinanza del vescovo Gerardo e del sindaco Lorenzo Fiordelmondo, il dolore di Wahbi Youssef, la testimonianza dai luoghi del disastro

Jesi – Ore di apprensione e angoscia per la comunità marocchina di Jesi dopo il terribile terremoto di 6.8 gradi che ha colpito parte del Paese nella notte di venerdì, alle 23.11, e che ha mietuto un migliaio di vittime e almeno 1.200 feriti.

Praticamente tutti sono in contatto con i propri parenti in Marocco, soprattutto quelli che vivono nella zona più colpita dal sisma, il cui epicentro si è verificato a una profondità di 10 km a circa 70 km da Marrakech.

A causa degli ingenti danni arrecati anche alle strutture di servizio molti, raggiunti telefonicamente in un primo momento, non sono più riusciti a rispondere nelle ore successive. 

Il presidente del centro culturale islamico Al Huda, El Anouar el Miloudi si rivolge direttamente alla comunità marocchina, estremamente presente sul territorio di Jesi.

El Anouar el Miloudi 

«Sono in contatto con alcuni fratelli musulmani che stanno vivendo questi momenti terribili in Marocco, a Marrakech, e voglio rivolgermi ai nostri fratelli e organizzare una raccolta fondi che parta da Jesi. Per questo ci stiamo organizzando e faremo sapere presto come fare per donare». 

Parole di cordoglio anche dal vescovo di Jesi don Gerardo Rocconi.

«Leggo con apprensione – ha detto – le notizie del devastante terremoto di questa notte avvenuto in Marocco. Prima di tutto voglio esprimere la mia vicinanza ai tanti cittadini che vengono dal Marocco e che sono qui a Jesi e nei dintorni, è un momento triste in quanto tanti di questi nostri concittadini originari del Marocco hanno parenti che stanno soffrendo, la Caritas si è già attivata e sicuramente ci saranno altri interventi di solidarietà, ma adesso la prima cosa è innalzare anche la nostra preghiera di cristiani che, insieme ai fratelli musulmani crediamo nell’unico Dio misericordioso al quale vogliamo affidare le nostre famiglie e i nostri cari, che il Signore sostenga e aiuti».

Dolore anche per Wahbi Youssef, da 30 anni in Italia e di origini marocchine. Molto conosciuto in città per il suo attivismo sociale, gestisce da alcuni mesi pizza&food Yasmine, in via Garibaldi, di fronte alla chiesa di San Giuseppe.

Wahbi Youssef

«In tanti amici, non solo da Jesi, mi hanno telefonato per sapere dei miei genitori. Fortunatamente per loro è andata bene, vivono dall’altra parte rispetto a Marrakech ma la scossa l’hanno sentita eccome. Hanno abbandonato casa e sono scesi impauriti in strada. È spaventoso quello che è successo, un dolore immenso per tutte quelle morti».

La testimonianza

Arriva da Bachir, in Marocco, la viva testimonianza della madre di Fathima Chahid nostra  concittadina. 

«Da ore al telefono con mia madre a Bachir, mia madre mi ha raccontato impaurita che stanotte dopo che si è sdraiata sul letto, tutto ha cominciato a muoversi, in un primo momento ha addirittura pensato che le girasse la testa ma una volta alzata ha visto il lampadario muoversi e ha capito cosa stesse accadendo. È subito corsa fuori in pigiama e ha trovato la via piena di gente impaurita, poi una seconda scossa mentre erano in strada, nella città vicina a 15 km sono morte persone. Poi è arrivata la Polizia che chiedeva se stavano bene. Li hanno invitati a dormire in auto poi sono arrivati i Vigili del Fuoco che si sono raccomandati di stare lontani dalle case. Ho parlato con mia madre fino alle 4.30 poi alle 6.30 perchè il telefono si stava scaricando e non hanno la corrente elettrica per ricaricare. Ha fatto l’ultima video chiamata alle 7 dove ho visto donne e bambini dormire in terra, poi più nulla».

Anche il sindaco Lorenzo Fiordelmondo ha espresso vicinanza e solidarietà al popolo marocchino dal palco della Notte Azzurra che si è svolta ieri ai giardini pubblici di Viale Cavallotti.

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