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Cronaca

Jesi Un Museo delle Filande per custodire la memoria storica della città

La proposta di Giancarlo Catani, racconterebbe la nascita di una delle realtà trainanti per lo sviluppo economico di Jesi “la piccola Milano delle Marche”, offrendo un’attrattiva turistica in più

Jesi – Un museo che permetta ai turisti e ai cittadini di non dimenticare una realtà produttiva, quella delle filande, che iniziò nel 1837 e rese il nostro territorio protagonista dello sviluppo industriale e lavorativo di quel periodo, insieme ad altre attività tra cui svolse un ruolo trainante, tanto da portare Jesi ad essere definita la piccola Milano delle Marche.

Oggetto di una mozione presentata dal consigliere Giancarlo Catani, della lista civica Patto x Jesi – ma che è stata bocciata nonostante gli apprezzamenti ricevuti anche tra le fila della maggioranza – la proposta del Museo delle Filande e del Baco da seta, era quella di realizzare uno spazio museale dedicato alla memoria di quel periodo.

«Che potrebbe essere sviluppato con modalità differenti – ha spiegato Giancarlo Catani – potrebbe essere, ad esempio, un racconto fotografico, abbinando l’esposizione di alcuni strumenti del tempo, oppure si potrebbero sottolineare gli aspetti socio economici collegandosi anche all’evoluzione del ruolo delle donne che lavoravano nelle filande e hanno cominciato a portare avanti le prime battaglie per i diritti sul luogo di lavoro, creando i primi movimenti sindacali».

Tra i volti delle filande, l’avvocato consigliere ha ricordato la jesina Gemma Perchi, a cui è intitolata la scuola primaria nel quartiere di Minonna, impiegata come operaia manifatturiera. Con le setaiole iniziò e diresse una durissima battaglia sindacale di agitazioni e scioperi per i diritti delle lavoratrici, si prodigò anche per la costituzione di scuole nelle quali poter mandare i figli delle operaie.

Foto tratta dal sito Salutidajesi.it

«Mi è sembrato interessante proporre questo progetto avendolo visto realizzato in altre città italiane, nelle quali ha ottenuto grande interesse da parte della cittadinanza e dei turisti che solitamente visitano con piacere questi spazi museali che si addentrano nella memoria storica del territorio e restituiscono uno spaccato di vita economico-sociale», ha evidenziato Catani.

Le setaiole al lavoro

«E quello delle filande per Jesi ha rappresentato un importante momento di sviluppo industriale. Dal 1837 nella città sorsero oltre 40 filande con impiego di centinaia e poi oltre mille lavoratori e lavoratrici. Un’attività che successivamente a causa dell’evoluzione industriale fu destinata a rallentare fino a scomparire. Le ultime filande attive furono la Agostinelli e la Carotti , chiuse rispettivamente nel ’63 e nel ’66».

L’ex cascamificio e il complesso di San Martino

Lo spazio museale, inoltre, potrebbe essere collocato in una delle aree della città da riqualificare, ha sottolineato Catani, come l’ex cascamificio o il complesso San Martino, o nelle sale del Consorzio Agrario.

«Cercheremo di riproporre il progetto all’attenzione del Consiglio comunale, perché lo riteniamo importante per la salvaguardia della memoria storica e perché amplierebbe il ventaglio delle offerte turistiche della città».

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