Cronaca
JESI UNIVERSITÀ A RISCHIO, BACCI INVITA LA CARISJ IN CONSIGLIO MA BASSOTTI LO GELA: «SUPERFLUA LA MIA PRESENZA»
20 Febbraio 2016
JESI, 20 febbraio 2016 – «In questo momento non posso dare una risposta definitiva ma credo che la mia presenza in Consiglio comunale sia superflua».
Così il presidente della Fondazione Carisj, Alfio Bassotti, quando lo informiamo dell’invito rivoltogli dal sindaco Massimo Bacci per «illustrargli quanto fatto da questa Amministrazione in questi anni e lui avrà, al tempo stesso, l’occasione di spiegare ai consiglieri comunali le vere motivazioni del disimpegno verso l’Università. Auspicando, malgrado le preoccupazioni per il futuro dell’Università, che venga non con il nervosismo che traspare dalle sue dichiarazioni. Stia sereno e mostri quel sorriso che a me, in altre circostanze, ha rimproverato di non avere».
«È vero – ha chiosato Bassotti – ma io non sorrido perché sono preoccupato per lui, per il Sindaco…»
La situazione precaria dell’ateneo jesino, derivante dal mancato contributo economico della Fondazione Carisj, a seguito delle vicissitudini che hanno coinvolto la vecchia Banca Marche, ritornano al centro dell’attenzione politica cittadina con un botta e risposta che da piazza Indipendenza rimbalza in piazza Colocci e ritorna indietro.
«Al Sindaco ho già scritto una lettera qualche giorno fa e lì c’è tutto. Inutile insistere. La legga in sede di Consiglio comunale se proprio c’è da chiarire ancora una volta la nostra posizione. Comunque, a breve faremo un altro comunicato».
Come è noto, la posizione della Fondazione Carisj è quella di «non poter più usufruire di risorse da girare alla Fondazione Colocci per l’Università. Siamo ridotti al mantenimento necessario per una vita minima».
Questo, in sostanza, quanto lo stesso Bassotti ci aveva anticipato lunedì scorso, 15 febbraio, proprio durante il dibattito in Consiglio comunale, e quanto ribadito da un comunicato stampa emesso tre giorni dopo, il 18, dalla Fondazione Carisj.
Ieri, 19 febbraio, la risposta di Bacci, affidata ad un altro comunicato, nel quale il primo cittadino sottolinea come «la nota del presidente Alfio Bassotti conferma i miei dubbi sul fatto che molti componenti del Consiglio di amministrazione e dell’Organo di indirizzo della Fondazione Carisj non sono pienamente a conoscenza di quello che si sta prospettando per l’università di Jesi. È ben evidente, infatti, come la sospensione delle erogazioni liberali assunta all’unanimità dagli organi della Fondazione bancaria e addotta come motivazione di fondo, non possa in alcun modo essere riferita al contributo dato alla Fondazione Colocci. Questo nasce, viceversa, in forza di un rapporto contrattuale sottoscritto e determinato dal fatto che la Fondazione Carisj è socia – per altro di maggioranza – della Colocci stessa, esprimendo in tale veste più rappresentanti nel Consiglio di amministrazione».
In forza di questa realtà il Sindaco afferma che «proprio per questo avevo chiesto di essere ascoltato dal Consiglio di amministrazione e dall’Organo di indirizzo, persuaso che i componenti avessero potuto comprendere che le mie ragioni, volte a mantenere l’impegno verso l’Università, sia pure con un importo ridotto rispetto a oggi, non erano campate in aria. Non mi è stato possibile e, a questo punto, ricevendo la conferma della scelta unilaterale di disimpegno della Fondazione Carisj, ho fatto quello che era nei miei obblighi di Sindaco fare, vale a dire informare il Consiglio comunale e renderlo edotto di cosa era successo stimolandone un pronunciamento».
E il pronunciamento c’è stato, infatti, e porterà a un documento di sollecitazione, concordi tutti i gruppi, verso la Fondazione Carisj «a rivedere la propria posizione anche con una contribuzione minore rispetto a quella per cui si è impegnata per i prossimi dieci anni magari, aggiungo, rinunciando ai compensi per indennità che forse in questo momento appaiono poco opportuni. E lo si dice, questo, non per la presunzione di guardare in casa d’altri, visto che la Fondazione Carisj è del territorio, non dei singoli componenti. Così come accogliamo volentieri l’invito a guardare in casa nostra anche se, a ben vedere, il Comune non è né mio né dei consiglieri comunali, ma della città tutta.».
«Qualora la Fondazione Cassa di Risparmio – dice ancora Bacci – avesse mantenuto almeno 100 mila euro rispetto ai 310 mila erogati sino ad ora, il Comune, con uno straordinario impegno finanziario, si sarebbe reso disponibile a trovare la parte restante».
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