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Cronaca

Jesi Volontarja: le radici e il percorso di una “nuova scuola”

L’iniziativa ha mosso i primi passi ormai anni fa ma la germinazione nasce da lontano: il racconto dei protagonisti

Jesi, 19 luglio 2022Dono, fiducia, comunità, cura: sono le prime quattro parole che possono venire i mente a chi ha avuto modo di conoscere Volontarja. Ma come è nata questa comunità? Quando quel seme è germogliato? Ne abbiamo parlato con due dei protagonisti Silvano Sbarbati e Tommaso Cioncolini.

Partiamo dall’inizio: «La prima germinazione dell’idea di Volontarja credo possa dirsi abbia trovato terreno fertile nell’evento-progetto “Avismia” – spiega Sbarbati -. Alla fine del primo decennio del XXI secolo ci fu l’intuizione di allargare la ormai tradizionale Festa del Volontariato (gemellata con la Festa del Donatore Avis) trasportandola dalla sede storica di Piazza della Repubblica al Parco Mattei del nuovo quartiere Smia, nella periferia est di Jesi. A quell’epoca la Festa aveva il suo baricentro nella celebrazione dell’Avis, associazione importante e organizzata, in grado di gestire eventi di un certo rilievo. Avismia si arricchì di laboratori per bambini, spettacoli estivi, e soprattutto della presenza di gazebo di diverse associazioni che iniziarono a intrecciare la loro storia cittadina, conoscendosi tra loro».

Silvano Sbarbati

L’iniziativa alla Smia durò un paio di anni e tra varie vicissitudini le cose sono evolute.

«Avismia ebbe tre edizioni solamente (dal 2010 al 2012), sia perché l’Avis ritenne opportuno tornare al centro storico cittadino per svolgere quel momento annuale di celebrazione sia per il mancato coinvolgimento dell’Amministrazione comunale. Per altri anni fu poi mantenuta l’organizzazione dei gazebo delle associazioni, una vetrina statica che per un week end si approntava – con faticoso impegno – nella centralissima Piazza della Repubblica. I gazebo, furono poi letti come un modo superato di fare festa per il e con il volontariato e il rinnovato Esecutivo del Coordinamento delle associazioni di volontariato dell’Ambito sociale 9, nel proporsi all’Amministrazione comunale come soggetto promotore e coordinatore collaborativo, rilanciò l’idea della Festa. Si proposero forme diverse di mettere in vetrina le realtà dell’associazionismo e gradualmente emerse l’idea di un evento che le vedesse protagoniste in modo più coinvolgente».

Nel 2017 la consapevolezza del Coordinamento della “pochezza della cosa” e il dialogo con l’assessore Rolando Roncarelli cominciarono a far sviluppare l’idea di un intervento “formativo”, all’interno delle ultime classi delle scuole medie superiori, incentrato sul tema del volontariato e dei suoi valori.

Il costante lavoro di confronto tra Silvano Sbarbati e alcune insegnanti portò alla progettazione di una nuova forma di incontro fra la scuola ed il volontariato che venne sponsorizzata dalla neo assessora Paola Lenti. Nasce così Volontarja (il cui nome venne suggerito proprio dal Coordinamento). E la prima edizione si tenne nei giorni 13 e 14 ottobre 2018: ci furono anche passaggi al Teatro Pergolesi, con testimonianze emotivamente coinvolgenti (pensiamo alla performance di Pino Gullace come trapiantato, e a quella di Antonio Massacci dell’Anffas come genitore).

«L’assessore in carica assunse un impegno più deciso nella organizzazione soprattutto con l’evento-vetrina del PalaTriccoli che venne ripetuto in una seconda edizione molto impegnativa per le condizioni metereologiche per eventi pensati all’aperto e per lo spostamento di “massa” di studenti delle superiori in una mattinata. Il Comune si impegnava anche attraverso suo personale dedicato. L’evento al PalaTriccoli pose con forza la problematica della vetrina, mentre a latere veniva avanti la proposta del rapporto con le scuole superiori in un progetto che si chiamava Per una pedagogia del Volontariato. Infatti nel 2019 fu ripetuto l’evento vetrina al PalaTricolli, ma si realizzò un esperimento laboratoriale molto importante che avvenne presso la palestra Carbonari e il centro sociale San Giuseppe limitrofo».

«In quella sede ci fu il primo tentativo di coinvolgimento laboratoriale di alcune classi in presenza, circa 200 studenti dei due Les (Liceo Vittorio Emanuele II e Galilei). Insieme a quattro esperti i ragazzi e i loro docenti trascorsero una intera mattinata, mischiando le classi e vivendo una esperienza attiva laboratoriale divisi in gruppi guidati da esperti in diverse discipline (Susy Zanardo docente di filosofia morale, Rosangela Pesenti antropologa, Massimiliano Colombi sociologo, il direttore del Csv Marche, Fedeli). L’evento riscosse particolare successo soprattutto tra gli studenti anche per la testimonianza di alcune studentesse che nell’esperienza del progetto Alternanza Scuola Lavoro erano state ospitate presso associazioni cittadine».

«Era comunque sempre un approccio che cresceva di interesse da parte dei docenti i quali, contattati in una prima fase dall’Amministrazione comunale che con il Coordinamento dava vita a Volontarja, diventano mano a mano i veri soggetti portanti dell’evento che con la pandemia Covid 19 fu costretto a ridimensionamento e non permise grandi assembramenti in presenza. A questo punto, grazie alla possibilità di riunioni via internet, “Per una pedagogia del Volontariato” si rivela essere unico asse portante di Volontarja, grazie anche a un primo anno sperimentale in cui i tre esperti (Zanardo, Colombi, Cardinali) sono riusciti a coinvolgere ottimamente sia i docenti che gli studenti che le diverse associazioni. Le quali – anche se non numerose – hanno iniziato a incontrare le classi da remoto, mantenendo così viva una relazione minacciata dalle misure anti-covid».

Il taglio laboratoriale degli incontri ha fatto sì che la scuola vedesse in questa attività di Volontarja un aiuto per la propria dinamica didattica, un modo nuovo e più motivante di fare scuola negli ultimi anni delle superiori. I docenti sono diventati veri e propri alleati di condivisione attiva. Le stesse associazioni si sono ritrovate in una dimensione di formazione per loro stesse, dovendo abbandonare il proprio atteggiamento di statica vetrina di presentazione per modalità più coinvolgenti.

Oggi Volontarja di fatto è un evento-progetto che si sostanzia di una relazione dai forti contenuti formativi rivolti alle nuove generazioni: non più un volontariato che si mette in vetrina per fare proselitismo, ma un volontariato consapevole che il passaggio intergenerazionale non è un semplice passaggio di testimone a livello organizzativo e gestionale, ma la trasmissione di valori e di competenze in ordine a un importante ruolo
sociale.

Tommaso Cioncolini

Secondo Tommaso Cioncolini, che aveva ricevuto la delega di seguire Volontarja nelle vesti di consigliere comunale, «è nata una nuova scuola a Jesi. Ed è Volontarja, che aveva mosso i primi passi attraverso una serie di appuntamenti e in poco tempo, grazie all’impegno delle associazioni di volontariato – riunite intorno al Coordinamento delle associazioni – e alle scuole secondarie di secondo grado presenti nella nostra città, è diventata una scuola diffusa, una nuova scuola nelle scuole. Si tratta ormai di un bene comune articolato sotto forma di offerta formativa ed educativa transdisciplinari ad alto contenuto esperienziale. Questa esperienza di comunità promuove la cultura del dono, la tutela dei beni comuni e la centralità del volontariato, nonché la partecipazione delle nuove generazioni alla cittadinanza attiva».

Volontarja oggi si articola in diverse fasi e «unisce alle attività didattiche – i laboratori di pedagogia del volontariato con le classi delle scuole superiori – la riflessione culturale e scientifica sul ruolo del Terzo settore nella società del futuro. In tutte le fasi Volontarja procede grazie all’iniziativa di chi la anima e ne incarna il principio vitale: il mondo del volontariato e le docenti e i docenti del territorio. Partecipano esperti della comunità scientifica e docenti universitari che accompagnano le tappe del processo, stimolando la riflessione e garantendo una sempre più elevata offerta formativa. Sicuramente giunge al termine il cantiere meno rumoroso di questa consiliatura, che non ha consumato alcuna porzione di suolo, ma attraverso un ampio lavoro di condivisione e coprogettazione ha realizzato una nuova scuola. Una scuola di comunità, caratterizzata dal profumo del futuro e orientata ad accendere nuovi desideri».

Eleonora Dottori

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