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LETTERE&OPINIONI “PRONTO SOCCORSO DI JESI A RISCHIO CHIUSURA?”

JESI, 28 ottobre 2016 – Si assiste in questi giorni ad un gioco delle parti nel prendere posizione o fare lo scarica barile in merito alla criticità del Pronto soccorso del C. Urbani, un ospedale definito modello che modello non è e la FIALS è sempre intervenuta, ma invano e a più riprese per rappresentare la criticità nell’assistenza sia per mancanza di risorse umane e di conseguenza per il mancato utilizzo dei 54 posti letto lasciati ad uso di studi medici o depositi attrezzi.
Al momento per quanto riguarda il personale del comparto infermieri ed oss dopo anni di tagli in qualche modo è stata data una risposta ai vari Reparti e Servizi che comunque sono al momento in maggiore affanno in quanto carenti anche di personale medico. Se andiamo ad esaminare poi il Pronto Soccorso Jesino la situazione è da terzo mondo. Liste di attesa infinite, degenti barellati per mancanza di posti letto, mancanza di privacy, personale carente e stressato e cittadini imbufaliti .
Abbiamo fatto presente al Tribunale del malato la situazione precaria, per usare un eufemismo, di personale medico che prima o poi se ne va dopo aver acquisito una professionalità sul campo in cerca di altri reparti e servizi dove con meno carichi di lavoro si percepisce lo stesso stipendio. La mancanza di una graduatoria da utilizzare per il personale medico da adibire al Pronto Soccorso ( alla faccia della programmazione), il mancato utilizzo del personale del 118 per codici bianchi e verdi oltre che ad una questione logistica alla quale non c’è rimedio per come strutturato il PS.
Prendiamo poi lo spunto da quanto segnalatoci a suo tempo dagli addetti ai lavori al Pronto Soccorso del C. Urbani …..pensare poi che aver aperto un magazzino per ottenere due posti letto in più possa aver risolto i problemi del pronto soccorso sarebbe esilarante se non vi fosse l’amarezza di capire che chi comanda, o dovrebbe farlo, nulla ha compreso della situazione attuale.
Il problema dei posti letto è certamente centrale e dovrebbe essere superfluo sottolineare che il semplice rispetto del piano dei posti già previsto alleggerirebbe molto il disagio dei cittadini. Ma per la direzione il problema non va risolto, va spostato in magazzino.
Dire che il pronto soccorso di JESI versa nelle stesse condizioni di tutti i ps d’Italia è l’affermazione di chi non ha voglia o interesse a migliorare la situazione, scaricando il barile sui meccanismi della società odierna con un qualunquismo indegno.
Il PS di JESI è una realtà limitata e come tale di più semplice gestione, basterebbe volerlo.
La verità è che molte cose potrebbero essere fatte per sanare la condizione in cui il nostro ps versa. Molte proposte sono state avanzate dagli operatori restando inascoltate.
Il problema principale resta ovviamente l’assoluta assenza di una rete territoriale degna di questo nome.
È sufficiente analizzare la tipologia di utenza che affolla il PS senza averne il “diritto”:
– pazienti cronici
I medici curanti non curano più, scaricano il paziente in pronto soccorso anche solo per esami eseguibili ambulatorialmente, con l’aggravante del dolo nel non informare adeguatamente i loro assistiti. A loro tuttavia non viene chiesto di rispondere a tali azioni.
Le strutture sanitarie per lungodegenti sono poche e non in grado di prendere in carico il paziente nella sua cronicità. Se poi si considera che i pazienti vengono gestiti dai medici curanti di cui sopra, la situazione non può che peggiorare.
– pazienti che necessitano di esami ambulatoriali
I pazienti vengono spediti in PS per eseguire esami ambulatoriali più in fretta e a costo zero, esami tuttavia che nulla hanno a che fare con l’urgenza/emergenza, aggravando l’attesa e il disagio. Spesso è il cup o il personale dell’ambulatorio di via guerri a indirizzarli in PS.
– pazienti ambulatoriali
Alcuni specialisti intraospedalieri inviano i pazienti in PS quando ravvisano la necessità di approfondimenti o ricovero. Tale abitudine è deleteria e ancora una volta puzza di scaricabarile su una struttura già martoriata. Basterebbe fare in modo che possano farsi carico del percorso del loro assistito. A tal proposito esiste una circolare ( da trovare anche se vecchia) costantemente disattesa.
– casi sociali. Pazienti senza fissa dimora di cui il PS si fa carico senza tuttavia avere l’appoggio di servizi sociali adeguati.
Sia chiaro che gli operatori del PS non chiedono di lavorare meno, ma di lavorare meglio. Proprio per questo motivo hanno studiato diverse semplici soluzioni, mai realmente considerate.
– Triage globale. Un infermiere in più al Triage consentirebbe di gestire rapidamente i pazienti non ancora presi in carico dal medico, riducendo l’ansia del paziente stesso e velocizzando i tempi di stazionamento in PS dopo la presa in carico.
– Fast track, ovvero la possibilità di inviare il paziente direttamente allo specialista di competenza secondo percorsi precedentemente concordati. Esistono già due fast track (orl e oculistica) ottimamente funzionanti. È stata chiesta l’implementazione di altri percorsi (lista + pediatria) senza mai ottenere risposta. Tale procedura alleggerirebbe la pressione sugli operatori e il disagio dei cittadini.
– Invio al cup. Laddove si ravvisi l’assenza del criterio di urgenza il paziente dovrebbe poter essere inviato al cup seguendo il percorso adeguato, non il contrario.
Discussione a parte merita la decisione di assegnare le guardie interdivisionali notturne I medici del PS.
Tale decisione non solo è illegale e contraria a quanto riportato sul contratto, ma pone il medico in una delicatissima situazione medico-legale.
Tutto ciò è stato fatto presente alla direzione, la cui risposta (protocollata) è sconcertante. Si sottintende, di fatto, che il medico in PS la notte è uno solo, mentre il secondo si occupa della guardia. Per la direzione un medico è evidentemente sufficiente a gestire l’attuale situazione. Sarebbe tuttavia gradito che lo spiegasse ai cittadini che grazie a tale presa di posizione usufruiranno di un servizio dimezzato.
Tutto ciò senza contare i rischi clinici legati alla evidente inadeguatezza di un solo medico a gestire una tale mole di pazienti.
Le semplici soluzioni sopra elencate sarebbero in grado di ridurre sensibilmente i tempi di attesa dei pazienti, oltre che di rendere più fluido e mirato il lavoro all’interno del pronto soccorso.
L’apertura dei posti letto previsti sarebbe in grado di ridurre i tempi di stazionamento in barella dei pazienti in attesa di ricovero.
L’apertura del magazzino, invece, non è in grado di risolvere un bel niente.
Detto ciò, ci si chiede perché, stante la disponibilità degli operatori e la relativa semplicità di alcune possibili soluzioni, il PS sia sempre più in difficoltà.
Le risposte che sovvengono sono fondamentalmente due:
1. La sincera inettitudine di chi comanda e decide
2. La volontà di mantenere le cose come stanno
Non sapremmo dire quale sia l’opzione peggiore.

FIALS Provinciale Ancona

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