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Contrariamente

MANESKIN “Rock’nRoll will never die”

Vincono l’Eurovision song contest, al momento in Italia sono il meglio che c’è…

Vincono i Maneskin – polemiche a parte – l’Eurovision song contest 2021, la manifestazione che è la dimostrazione plastica che nel resto d’Europa sono molto, ma molto più burini di noi: per i filorussi, un doveroso ripensamento!

Nell’orrore della musica italiana da classifica, i Maneskin hanno un approccio vintage non disprezzabile, ma non rimangono di poco lontano dal nulla musicale italico degli ultimi decenni. Diciamo che in Italia, al momento sono il “meglio” che c’è, ci provano (come Vasco ci provava ad essere un rocker ai suoi bei tempi). Ma sempre di Italietta parliamo…

Meritato quindi il loro successo a una manifestazione che mette a confronto il meglio della musica Pop & similia in Europa, sciorinando una galleria di aggressori del nervo acustico (e del buon gusto) che farebbe diventare il Dr. Lecter vegano.

Capisco i musicologi del webbe, che preferivano la vittoria di Toto Cutugno (una delle 3 in questa manifestazione), con la sua nazional-popolareL’italiano”, più vicina alla loro caratura culturale. Ma i tempi cambiano, e ora un gruppo di giovanissimi rocker conciati come si conviene al genere musicale (anche qui: niente di nuovo, nel caso ve ne foste accorti solo ora), con una musica dura e testi sufficientemente profondi (Ah! Baglioni e le sue magliette fine…), sbancano di fronte ai Burini d’Europa.

Segno del cambiamento? Chissà

La musica italiana comincerà a scalare le classifiche internazionali (paesi farciti di emigranti italici esclusi) e a guardare un po’ alla tecnica, ai contenuti, al valore aggiunto di una canzone? Troppo presto per illudersi, ma è un buon inizio.

Un plauso a Victoria de Angelis, la ragazzina che suona il basso nella formazione, che si distingue dai suoi coetanei italici per il suo inglese in conferenza stampa: fatelo voi, prima di scrivere post e commenti da minus habens! Sì, voce roca come si confà ad una rocker, ma ci sta: anche questo è segno di piglio internazionale.

L’Italia va in pompa magna anche sulle testate internazionali, che la indicano come il Paese dove certo non si può dire “Rock is dead”.

Non sarà la Italian R’n’R Revolution, ma meglio della traversata nel deserto musicale degli ultimi decenni, dell’assoluta immunità all’eredità melodica di Claudio Villa e dei cantautori novelli Werther

(m.m.m.)

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