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MORRO D’ALBA Nella Rsa dall’incubo covid alle vaccinazioni

Il racconto di Laura Casali, coordinatrice della struttura assistenziale non risparmiata dal virus col focolaio scoppiato a gennaio

MORRO D’ALBA, 19 maggio 2021 – Un incubo durato tre settimane, inaspettato fino al giorno prima: Morro d’Alba aveva chiuso il 2020 con il primato di Comune Covid Free, ma a inizio 2021 la situazione sarebbe cambiata drasticamente, col focolaio scoppiato nella Rsa a gennaio.

Ne ripercorriamo le fasi con Laura Casali, coordinatrice della struttura assistenziale di Morro d’Alba, gestita dalla cooperativa 3LP di Bari, che ricorda come la notte del 9 gennaio due ospiti sono state ricoverate in ospedale, senza sospettisintomi che facessero pensre al Covid: «Una per una frattura, l’altra per febbre – rammenta -. Come da protocollo, in ospedale sono stati effettuati i test di routine, che hanno evidenziato la loro positività al Covid, il pomeriggio della domenica abbiamo effettuato i test anche su tutti gli ospiti e gli operatori, che hanno dato esito positivo per il 99% dei residenti e per una Oss. Tre giorni dopo sono risultate positive altre tre Oss».


«L’Asur si è subito organizzata per fornirci assistenza: la situazione fin dai primi istanti è apparsa ad alto rischio e in alcuni momenti sembrava precipitare», racconta ancora Laura Casali.

«L’Ufficio di prevenzione dell’Asur di Jesi ha attivato un costante monitoraggio della nostra situazione attaivando i medici delle Usca (Unità speciali di continuità assistenziale), aiutandoci anche a tenere un contatto strettissimo coi medici di famiglia dei pazienti interessati».


Quasi tre settimane che sono sembrate interminabili, nel racconto della coordinatrice: «L’Amministrazione comunale e il sindaco Enrico Ciarimboli sono stati sempre presenti, non ci sono mai mancati i presìdi sanitari, non ci siamo sentiti abbandonati un minuto, nonostante la situazione fosse davvero pesante: ci siamo trovati anche con dieci residenti in ospedale e a dover gestire tutta la struttura in quattro persone, con tutti gli altri operatori che erano risultati positivi al Covid».

«Dalla fine di gennaio tutto sembra tornato alla normalità, l’emergenza vera e propria è durata venti giorni in totale, ma il personale si è dimostrato impagabile: non ci siamo mai lasciati soli a svolgere i servizi, eravamo sempre almeno in due ad ogni turno, turni senza riposo, nonostante non sapessimo cosa ci aspettasse, la paura, il personale ridotto al minimo. Nelle situazioni di emergenza viene fuori il cuore!».

«Ai residenti non abbiamo mai detto della situazione di focolaio mentre la crisi era in corso, sarebbe stato tutto ancor più difficile – confida .- Non sapevamo come avrebbero reagito di fronte alla notizia del contagio nella nostra Rsa, temevamo che la paura potesse fare più danni di quanti già se ne prospettassero».

«L’abbiamo potuto dire loro solo una volta che siamo stati certi che tutto fosse finito», ammette Laura Casali con un filo di commozione, «e anche, finalmente, avete vinto!».


La parola fine al dramma del Covid sembra esser stata definitivamente messa l’11 aprile, data in cui tutti gli ospiti sono stati vaccinati.

Max Giorgi

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