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Maiolati Spontini

PAGINE DI STORIA IL “MURAGLIONE” DI MAIOLATI

Uno spazio dedicato alla Storia, quella della Vallesina, raccontata attraverso i personaggi, le vicende e le curiosità.

 

 

Rubrica a cura di Riccardo Ceccarelli

 

Il “muraglione” di Maiolati

Chi si trova a passare lungo la nuova strada statale 76 a quattro corsie, giunto all’altezza di Moie-Borgo Loreto, guardando verso Maiolati, posto in cima alla collina – a sinistra per chi viene da Ancona, a destra per gli altri – non può ignorare il grande muraglione che sembra sorreggere il paese. Uno sguardo meravigliato ed insieme curioso, come lo è stato il mio quando da ragazzo, da Macine di Castelplanio dove abitavo, guardavo verso Maiolati Spontini. Una storia “piccola”, se vogliamo, che tuttavia risponde alla nostra curiosità di conoscere le cose che vediamo tutti i giorni, come appunto il “muraglione” di Maiolati. Attingiamo qualche notizia da un libro del 1997 di Marco Palmolella sulla “Filarmonica Gaspare Spontini” che poi è la cronaca del paese del XX secolo. La parte più alta del castello, quella verso la valle dell’Esino, da anni era soggetta ad un movimento franoso che riguardava tratti delle mura, aveva danneggiato Palazzo Colini che, sorgeva dove ora c’è piazza Pia Piccioni, e numerose abitazioni adiacenti. Del movimento franoso, abbastanza ampio e consistente, si riuscì ad interessare il governo centrale che con apposito decreto decise la costruzione di un possente muro di sostegno, il cosiddetto “muraglione”. I lavori vennero affidati alla ditta Alessio Lanari che già aveva eseguito altri lavori a Maiolati (edificio scolastico) e che provvide – contemporaneamente alla costruzione del muro – anche alla demolizione della Torre campanaria dell’orologio voluta nel 1933 dal podestà Aurelio Fabbretti.

Il “muraglione”, progettato dagli ingegneri Corrado Beer di Ancona e Benedetto Barbalarga di Osimo, che doveva essere una “maestosa costruzione voluta dal regime”, fu ultimato nel 1934. Con la sua realizzazione si sacrificarono, demolendoli, quei tratti di mura, il Palazzo Colini e una doppia fila di casette che già avevano subito danni dal movimento franoso. Lo spazio così ottenuto in cima al muraglione divenne il “belvedere” di Maiolati, dal quale lo sguardo poteva e può posarsi sulla valle dell’Esino, scoprendo tutta la vallata dagli Appennini al mare Adriatico. In tempi più recenti fu dedicato alla maiolatese Pia Piccioni, consorte di Vincenzo Baccalà (1893-1937), antifascista, emigrato in Unione Sovietica e fucilato durante le purghe staliniane come controrivoluzionario. «Il “muraglione” è sostenuto da ampie arcate che dovevano ricordare la lettera iniziale del nome Mussolini; a ricordo dell’opera infatti vi furono posti due fasci in bronzo. Il primo era rivolto verso la chiesa e riportava la semplice scritta “Anno XII E. F.”; l’altro, più grande, era stato collocato al centro del muraglione, lungo le arcate, ed era visibile anche dal fondovalle».

Non per nulla doveva essere una “maestosa costruzione voluta dal regime” che, con i fasci, vi appose la sua firma. Dopo l’armistizio, l’8 settembre 1943, i due fasci vennero staccati e trascinati per le vie del paese. Parte del bronzo dei fu poi utilizzato per realizzare il busto del partigiano Giannino Pastori posto nel cimitero di Maiolati. Il “muraglione” oggi non ricorda più il regime che volle, si rivela invece un necessario e insostituibile sostegno del paese e luogo per ammirare una valle ad ogni sguardo “sempre più bella”.

Riccardo Ceccarelli (storico e componente della Deputazione di Storia Patria per le Marche)

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