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SPORT&SPORT “CAMPIONI PER SEMPRE”, MARINO RECCHI

“Campioni per sempre” è uno spazio dedicato ai personaggi, ai successi, alle curiosità dei tanti atleti della Vallesina che si sono distinti nelle proprie discipline

di Evasio Santoni

 

 

Marino Recchi (Calcio)

 

È stato un grande calciatore negli anni Sessanta e settanta con la maglia prima dell’Ancona e poi della Jesina: serie C. Si è cimentato anche come allenatore ed ha giocato a livello dilettantistico difendendo i colori del Moie e del Cupramontana. Stiamo parlando di Marino Recchi, oggi 74enne, una bandiera ed un personaggio da tutti ben voluto e stimato. Abitando a Jesi segue da vicino le vicende della squadra leoncella e non disdegna di dare giudizi, critici e costruttivi, da esperto qual è. Lo si incontra sempre la domenica allo stadio e anche al Palatriccoli essendo tifoso dell’Aurora basket.

Con la maglia dell’Ancona, in coppia difensiva con Castagnino, ha scritto pagine indimenticabili del calcio dorico e personalmente ha avuto grandissime soddisfazioni facendo parte anche della rappresentativa di allora della serie C. A Jesi, chi lo ricorda come giocatore, ne parla solo bene.

A Recchi oggi piace seguire il calcio giovanile, i ragazzini che si affacciano a calcare i campi in erba. A questi vorrebbe insegnare tante cose, dare consigli, ma è deluso: «Come diceva il grande Gino Bartali ‘l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!’. Ogni specializzazione – ci racconta Recchi – ogni scuola calcio di qualsiasi sport cerca di scoprire campioni: come dire, tutto e subito. Vai in un campo di calcio vedi solo il pallone da calcio; vai in una palestra quello da pallavolo o pallacanestro. Facciamo un paragone con la pubblica istruzione: elementari e media d’obbligo poi la specializzazione. Nello sport certo non si deve portare il ragazzo alla specializzazione a 14 anni però una base è per me d’obbligo e fondamentale. Tutti cercano di inventarsi o scoprire il campione senza costruire con l’interessato un percorso che lo formi non solo fisicamente ma anche come educazione e nei comportamenti. Poi sentiamo i vari giudizi: quello ha solo il destro, l’altro il sinistro, quello non sa tirare…. Porto un esempio. Mi sono trovato in una palestra ed ho notato un istruttore far fare un esercizio importante ai suoi allievi. Il giorno dopo gli ho fatto notare che l’esercizio per me doveva essere fatto sia con il destro che con il sinistro. La sua risposta? Ancora questi ragazzini non sanno qual è la destra e la sinistra. Allora, ripeto, la frase di Bartali: ‘l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!».

Evasio Santoni

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