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Teatro Al Campana “Majakovskij”, spettacolo – confessione

L'attrice Francesca Lattanzio

Per la regia di Andrea Anconetani e l’interpretazione di Francesca Lattanzio, stasera alle 21.15

di Gianluca Fenucci

Osimo, 1 dicembre 2022 – Majakovskij raccontato dalla donna segreta, la giovane attrice Veronika Polonskaja, che visse al fianco del grande scrittore russo, il suo ultimo, intenso e drammatico anno di vita.

Stasera, giovedì 1 dicembre alle ore 21.15 al Teatrino Campana andrà in scena il monologo “Majakovskij”, drammaturgia e regia di Andrea Anconetani e interpretazione di Francesca Lattanzio (foto in primo piano).

Lo spettacolo chiude la rassegna “Altra Scena”, promossa dall’Istituto Campana per l’istruzione permanente, che da ottobre ha visto andare in scena spettacoli di artisti di caratura nazionale, sempre apprezzati da un pubblico attento e numeroso.

Majakovskij è uno spettacolo-confessione tratto dalle memorie scritte dall’attrice russa Veronika Polonskaja, su richiesta della direttrice del Museo Majakovskij, otto anni dopo la morte per suicidio del poeta.

Veronika, infatti, fu la donna segreta del grande scrittore russo nell’ultimo travagliato anno della sua vita. È quindi innanzitutto una storia d’amore, che nasce con un colpo di fulmine, un’improvvisa epifania di corrispondenze e che via via si trasformerà in qualcosa di schiacciante e tragico.

Quando i due si incontrano, nel maggio del ‘29 all’Ippodromo di Mosca, lui è un intellettuale all’apice della fama e lei una ragazzina, appariscente e un po’ ingenua. Da quel momento inizia una storia d’amore in prima battuta intensa e felice ma che assumerà sempre di più caratteri distruttivi e angoscianti.

L'attrice Francesca Lattanzio
L’attrice Francesca Lattanzio

Il rapporto tra Veronika e Vladimir, infatti, è minato alla base dallo stato mentale del poeta che si scontra con i fantasmi della stanchezza creativa e con la disillusione nel mondo in cui aveva creduto e per il quale aveva lottato.

Le speranze di Majakovskij in un futuro luminoso animato di vitale dinamismo creativo si stavano infatti infrangendo con la coltre oscura dello stalinismo che si innalzava nella società russa post-rivoluzionaria.

Una società che invece di essere la culla dell’avanguardia non capisce più l’arte e il genio fecondo dei suoi stessi figli.

Alle spalle della narrazione che Veronika fa di questa sua storia d’amore che dura quasi un anno esatto e che la segnerà indelebilmente per tutta la vita si intravede tutto il cambiamento e il grigiore che sta via via assorbendo la società russa e che divorerà le sue migliori forze intellettuali e poetiche.

Il racconto di Veronika descrive non soltanto il poeta ma la persona di Majakovskij nella maniera più genuina e diretta attraverso il ritratto del suo amore infelice e ci parla di un uomo in crisi, ossessionato dallo spettro della morte, irascibile, a tratti infantile, aggressivo, spesso patetico che si appiglia al rapporto con lei come ad un filo tenue, un’illusione di giovinezza, che non potrà salvarlo.

Il 14 aprile 1930, neppure un anno dopo aver conosciuto la Polonskaja, Majakovskij strappa questo filo e si suicida sparandosi un colpo di pistola al petto. Immediatamente dopo aver salutato proprio Veronika che per prima corre in suo aiuto senza però poter fare più nulla.

Il destino del poeta così si compie e con esso anche quello di Veronika che subisce un trauma spaventoso dal quale per molto tempo non riuscirà a risollevarsi. Solo otto anni dopo quei fatti le autorità sovietiche le chiedono di scrivere una memoria.

Ma anche quello scritto – dal quale è tratta la rielaborazione scenica di questo spettacolo – subisce un destino beffardo. Troppo lontano, nella sua schiettezza, dalle aspettative delle autorità politiche e ritenuto troppo pericoloso in alcuni passaggi, esso rimarrà per mezzo secolo dimenticato in un fondo del Museo Majakovskij.

Anche Veronika verrà dimenticata e morirà in povertà in un ospizio moscovita senza che mai la Russia le abbia dato la vita dignitosa che Majakovskij aveva chiesto per lei nella sua famosa lettera-testamento.

La messinscena del monologo è improntata alla più totale semplicità. Una donna, seduta su una sedia, racconta l’anno “più infelice e felice” della sua esistenza, cercando attraverso la sua narrazione il contatto più intimo e disamante con il pubblico. Lo spettacolo, prodotto da Andrea Anconetani e Nuovi Linguaggi, sarà disponibile dopo questo debutto per la programmazione nei teatri nel 2023.

Oltre a “Majakovskij” Nuovi Linguaggi sta portando avanti anche altri progetti a carattere sia nazionale che internazionale. È da poco infatti iniziata la lavorazione dello spettacolo “Antigone”, sempre con la regia di Andrea Anconetani, realizzato all’estero in coproduzione con un teatro spagnolo e che debutterà nella primavera prossima nella città di Siviglia.

Si tratta di una riscrittura della tragedia sofoclea rivisitata dallo scrittore Alessandro Pertosa. Questo spettacolo sarà realizzato anche in versione italiana con un cast artistico in fase di selezione.

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