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Ricette per il sorriso

COTTO E MANGIATO LA RUBRICA DI GIOIA MORICI

L’IMPORTANTE È AVERE LE ALI

Il ciclo lo sa quando si avvicinano le scadenze più importanti. Il ciclo lo sa quando hai prenotato la vacanza alle Eolie. Il ciclo lo sa quando hai fissato il massaggio himalayano. Il ciclo è perfido, è infido, è come la sfiga: sa perfettamente quando, come e con quanta intensità colpirti. Il ciclo conosce benissimo gli eventi astronomici e le mutazioni geofisiche planetarie, pertanto sarà in grado di prevedere, senza alcun margine di errore, quando cadrà il fine settimana più caldo dell’estate. Calcolerà con un anno di anticipo i movimenti dell’anticiclone delle Azzorre e il tasso di umidità nell’aria, quindi si regolerà durante il corso dell’anno anticipando di 8 giorni, posticipando di 10 o addirittura saltando del tutto, in modo da presentarsi con puntualità nell’ultimo fine settimana di luglio quando faranno esattamente 48 gradi all’ombra. Il ciclo lo sa che ti piace quel moretto che, dopo secoli di titubanza e ritrosie, finalmente ti ha invitata a uscire a bere una cosina. Riesce persino a captare le probabilità con cui concluderete promiscuamente la serata e puoi star sicura che, se è una fava che vuoi cuocere, “l’ospite mensile” giungerà baldanzoso e con simpatiche fitte ai reni che misconoscevi dal 1994. Siccome è malvagio, mefistofelico e molto sadico, quando tu lo aspetterai con trepidazione (v. fava di cui sopra) il ciclo invece non arriverà. No no no. Tu andrai a controllare il tuo bel calendarietto ormonale, conterai un botto di giorni di ritardo, e, tra attacchi di panico e sudori freddi, invocherai disperata lo spirito di Gabriele Falloppio, mentre cerchi su internet il Centro Prevenzione Suicidi più vicino. Ma lui niente, imperturbabile, ti farà aspettare ancora e ancora e ancora. Naturalmente in questo periodo di straziante attesa, tu incontrerai solo donne incinte, gemelli multipli in passeggino e zie pettegole che ti chiedono a quando la sospirata prole. Apro una parentesi sul parentame che non si fa i cazzi suoi. Vorrei dire una parolina a mia zia, la quale, quando non ero né carne né pesce sulla via dello sviluppo e mi vergognavo come una ladra anche dell’ombra mia, di fronte a tutta la famiglia mi ha chiesto: “Allora, sei diventata signorina?”…Carissima zia, a passi lunghi e ben distesi: vaffanculo. E visto che siamo in tema di fardelli psico-uterini dell’adolescenza, come non citare gli assorbenti degli anni ’80? Ma ve li ricordate?? Vere e proprie suolette di cartongesso lunghe 1 metro e larghe 3, rigorosamente senza ali adesive (per cui non c’era verso di farle aderire alle mutande) che non assorbivano manco l’anima de li mortacci nostri. Tu facevi due passi, quelli si accartocciavano su se stessi come origami e praticamente camminavi a giaguara sgabbiata. Motivo per il quale ti toccava girare con 122 assorbenti nello zainetto e ogni 3 minuti, per sicurezza, correvi in bagno a fare il cambio gomme. Risultato? Una settimana al cardiopalma, col maglione nero rigorosamente legato in vita a coprire in via precauzionale le vergogne e l’amica fidata sempre accanto a controllare la situazione. Ma che ne sapete, voi nate nel 2.000, di che razza di traumi abbiamo subito noi piccole fiammiferaie della guerra fredda? Voi oggi c’avete “Lines è”…l’assorbente in lactifless che lo indossi e non ti accorgi neanche di averlo. Avete visto la pubblicità, no? Lei tutta figa sui tacchi a spillo, che si libra leggiadra nella stanza, felice come una Pasqua perché le sono venute le mestruazioni. Ecco, noi della vecchia guardia siamo l’esatto opposto e ci riconosci subito: nel pre-ciclo ci girano i coglioni, durante il ciclo ci girano i coglioni e dopo il ciclo ci girano i coglioni. Noi abbiamo un rapporto talmente conflittuale con la bernarda che, in quel periodo lì, diciamo “ho le mie cose”. Le “mie cose”, capite? Perché la passera per noi è come la mafia: è “Cosa Nostra”. Per cui statev’ accort’, guagliò, che al primo sgarro alla Cupolotta, CE RIPIGLIAMM’ TUTT’ CHELL CHE È ‘O NUOST.

Gioia Morici

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