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Cronaca

COTTO E MANGIATO LA RUBRICA DI GIOIA MORICI

22 SETTEMBRE 1978

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San Settimio. Festa del patrono di Jesi. S’accendono le vie dentro le mura. Brusio e colori. La città strizza gli occhi. Tende, tendine. Profumi. Spezie. Il dolce e il salato. Il caos e la gente. Crepes alla nutella, patate fritte, piadina romagnola, bracciali, comodini, lenzuola, tappeti, incenso, pentole, cuscini, coperchi, scope elettriche, scope a vapore, calzini, gonne, scarpe, borse tarocche. E tende, e tendine. Vicoli antichi vestiti di nuovo. Vicoli vecchi vestiti d’antico. Il teatro si staglia contro il cielo. I passi sui sampietrini. Bambini e vecchi. E vecchi e bambini. “Giulia, non correre, aspetta!”. Palloncini gialli. L’ambulante col microfono. Che gran baraonda…

Quann voi fa’ la pizz, julienne zucchine, patat, cipoll, peperon, carot, cominci a taglia’…sminuzz fin fin…metti la lama piccola…BOOM CIAAACK…SIGNOOO…VIEEENI….IL PANNO PULISCI VEEETRI, DUE MINUTI CASA PULITAAA….invece quell’altra la metti qua…guarda un po’…sì sì…signo’…metti dentro ‘a patata e giri…ALEEE….CUOCI SULLA PIASTRA SENZA GRASSI SENZA OLIO SOLO ROBA SAAANA….quanno arrivi fermi qua…quanno ‘a voi fa’ fritta, ‘a friggi intell’olio, quanno ‘a vòi fa’ lessa, ‘a butti intell’acqua, quanno a vòi fa’ cotta, ‘a metti intel forn…capit? …TUUUUM SPATATAAACK….OMBREEELI… OMBREEELI….CIAO BELA…SERV OMBREL?? CING EUR….Vedi signo’, è facile…metti la lama, giri la lama, metti ‘a patat, levi ‘a patat….QUESTA VA ANCHE IN LAVASTOVIGLIEEE…. FORZAA DONNE CHE VADO VIAAAA….

 E per tre giorni il tempo si ferma. Niente è diverso da tanti anni fa. Il profumo nei vicoli, la ressa a Porta Valle, i vu’ comprà per le scalette della morte che fuggono quando arriva la pula. È tutto come sempre, faccio un girotondo per la città, è un girotondo intorno all’infanzia, sì, intorno alla mia e a quella di chiunque sia nato qui, perché è tutto uguale a se stesso…è come specchiarsi nel lago del tempo… ogni cosa è come l’hai lasciata l’anno scorso, e l’anno prima, e l’anno prima ancora…San Settimio è rassicurante. La patria di Federico ti abbraccia e ti dice “Ci sono, sono qui, sono sempre io”.

Le signore che spingono, cani al guinzaglio, passeggini sopra i piedi. Vincè saluta Anto’… “Come sta quei nipodi tua?” “Eeh, Dio non peggio…” “France’ que dice?” “Ah, quello fadiga quanno trona” “Mbe’ sa, l’alberi bisogna ‘ndrizzalli da piccoli…” “Allora ‘cchiappalo!” “Ah, quello no’ lo smôe mango le cannonade” “E Adelema?” “Eh, s’è fatta la cataratta la settimana scorsa” “Cazzarola, quessa non la voleo sape’“Ammo’ ce vede beni’…” “Auguramo bene” “Anche a vu’ e vostra moje”…

Intanto, lì ‘l Duomo, il giorno del patrono, du’ vecchiette se mette in fila pe’ la Messa…

Fedora: Ma que è festa oggi? E ‘na madonna che confusio’…N’è ch’è ‘rivadi già i Morti?

Mariola: Boh, non me pare. Ce sarà un matrimonio.

F: Cojò, cò tutti ‘sti invitàdi?…se sposa un pezzo grosso muntobè.

M: Sarà el fijo de Natalina Giaccajini, quella che c’ha l’albergo, peresse la ragazza dicea che era incinta.

F: Ma quelli non abbida giù ‘l Prado? Que ce vie’ a fa chì ‘l Dòmo?

M: E, la madre è tanto fanàdiga, avrà voluto fa’ le cose in grande.

F: Ah, i soldi de certo no’ je manga. Beàda lìa, io non c’ho mango l’occhi pe’ piagne!

M: Chi se sposa se sposa, basta che tiramo via, che a ‘na cert’ora me se fa tardi.

F: Ecco, se comincia…oh, ma quello peresse è ‘l vescovo!

M: Peresse sci…quant’è bello, eh?

F: Eh sci, è proprio un gran bell’omo…e po’ le parole quanto le spiega bè…c’ha ‘na chiacchiera che pare n’avvocado!…

M: Zitta un po’, che non sento ‘na madosca.

F: Que dice, te capisci?

M: Boh, peresse parla del Signore.

F: E grazie al càolo!…ma el dice sci se sposa qualchidù?

M: Sci me fai sentì, poesse che tel digo (pausa). Mah, me pare che parla de un certo “Settilio…Sedulio”….

F: Settilio? E chi è??

M: Sarà lo sposo…

F: Mariola, me so’ stufada…volemo gì via? Me manga l’aria…

M: Ce gimo a compra’ un bocco’ de pizza lì da Meo?

F: Braa…coi grasselli te piace?

M: Ogneme tutta!

Di nuovo in strada. Profumo di caramello, di stoffa e di polvere. Via vai di persone…la folla…la folla…Il tempo si ferma. Il passato si mescola al presente, il presente al passato. E ieri come oggi, e oggi come domani. La bambina è nella stanza dei giochi. Ha disposto le bambole in fila. Parla con loro. Le lava, le pettina, le veste. Una campanella suona. È ora di andare. È fuori. Davanti a lei il grande prato verde, le altalene, gli scivoli, le corde per arrampicarsi, il filare di alberi in lontananza. Aspetta. Non vede nessuno. Saluta gli amici. Poi in controluce riconosce la sagoma della madre. Si avvicina verso di lei. “Ho voglia di cioccolata, mamma”. “Dai, andiamo alle fiere”. E si sente felice. Fuori, nella pancia della sera, tra tintinnii di campanelle e zucchero filato, il presente si mescola al passato, il passato al presente. E ieri come oggi, e oggi come domani.

Sono leggera. Passeggio distratta tra banchi e tendoni. Il sole mi scalda la faccia. Odore di croccante, di olive, suoni di piatti che sbattono, rosso, arancio, blu, viola, le mamme, i monelli…poi azzurro poi arancio e il rosso e nuvole gonfie…la piazza si muove…drappeggi, tendine…un uomo che grida, il gatto che corre… e viola e turchese e rosso mattone…

E nonna è ancora lì, affacciata alla finestra di casa sua, il viso rotondo nel palazzo arancione, proprio sopra le bancarelle…rivedo l’onda d’argento dei capelli, la collana rossa, la pelle di pesca ….“Gioietta”… fa ciao con la mano… “Ciao nonnina, mi manchi…” …il cuore che vibra …e Jesi sorride.

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