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Apiro

APIRO Anche l’abbazia e la valle di San Clemente in Tv su Linea Verde

Finiti sotto la lente d’ingrandimento della Rai grazie ai progetti pubblico-privati dell’impresa Loccioni

APIRO, 13 luglio 2020 Non ci sarà solo il Lago di Cingoli nella puntata del 9 agosto di Linea Verde. L’abbazia di Sant’Urbano di Apiro, la Valle di San Clemente e l’impresa Loccioni di Angeli di Rosora, infatti, saranno anche loro protagoniste della trasmissione domenicale della trasmissione di Rai Uno, guidata dai nuovi conduttori Marco Bianchi e Angela Rafanelli.

La scelta

Gli autori, oltre a essere affascinati dalla splendida location, sono rimasti interessati dai due progetti che caratterizzano la vallata a confine tra Ancona e Macerata, promossi principalmente dall’impresa Loccioni e dal Comune di Apiro, ovvero quello sulla valorizzazione del territorio e il progetto Arca, agricoltura per la rigenerazione controllata dell’ambiente.

La troupe della Rai ha intervistato l’imprenditore Enrico Loccioni per parlare delle iniziative pubbliche-private per il bene del territorio, direttamente nella Valle di San Clemente, per il progetto “2 km di futuro® lungo il fiume Esino e l’Esinante, sui percorsi dei monaci benedettini, fra tradizione contadina e cultura tecnologica”.

I progetti nella Valle di San Clemente

I responsabili dei progetti descrivono con passione la Valle.

«Siamo – il comunicato stampa di Loccioni –  lungo il fiume Esino, tra Castelplanio e Serra San Quirico: una bellissima passeggiata lungo la ciclabile attraversa parchi ed edifici dell’impresa Loccioni. Siamo in una smart-grid energetica dove l’energia del sole e dell’acqua alimenta il lavoro di oltre 450 persone, dove l’impatto ambientale è stato azzerato e uomo e natura convivono grazie alla tecnologia. Siamo in un esempio concreto di partnership pubblico-privato grazie al quale il fiume (bene comune) è stato messo in sicurezza e valorizzato dall’impresa, un laboratorio di progettazione per sviluppare lavoro e spazi produttivi in armonia con il territorio, in un’ottica di salvaguardia delle tradizioni contadine».

La Valle di San Clemente e Loccioni sono un esempio concreto di convivenza tra ambiente e tecnologia.

«I laboratori – racconta il comunicato – su entrambe le sponde del fiume, la messa in sicurezza e valorizzazione del parco fluviale, la pista ciclabile, la pulizia e piantumazione degli argini, il monitoraggio in continuo della sicurezza idro-geologica, la micro-grid energetica, sono espressione di questa armonia tra impresa e comunità, tra pubblico e privato, tra uomo e natura».

C’è spazio anche per l’architettura. «Il ponte 2068, – continua il comunicato progettato dall’Architetto Thomas Herzog, come la pista ciclabile, diventano simbolo di questa integrazione dolce, naturale, che riporta in vita il buon senso della tradizione contadina di questa terra, in cui i frontisti (coloro che avevano i campi lungo il fiume) si occupavano di tenere in ordine le sponde e i ponti e ricevevano dal fiume fertilità ed energia. Anche le abbazie benedettine, di cui quest’area è ricchissima, sorgevano 1000 anni fa lungo i corsi d’acqua, che utilizzavano con mulini, attraversamenti e coltivazioni».

Dove si trovano la Valle e l’abbazia di Sant’Urbano

La Valle di San Clemente si trova nel lato sinistro dell’Esinante, affluente dell’Esino. È una vallata ricca di storia, natura e spiritualità. Il cuore della zona è l’abbazia benedettina di Sant’Urbano, risalente all’XI secolo.

Un accordo pubblico-privato tra il Comune di Apiro proprietario del complesso e l’impresa Loccioni mira a far diventare l’area un “luogo di futuro”.

«L’obbiettivo principale – spiega il comunicato – del partnerariato è creare lavoro e riportare vitalità e innovazione in un’area rurale quasi completamente abbandonata. La Valle di San Clemente infatti ha nei suoi tesori storici, artistici e culturali un grande patrimonio da capitalizzare per creare nuova occupazione con la valorizzazione dei beni culturali, la conservazione della tradizione contadina, la decodificazione delle ragioni ambientali dell’estrema longevità e salute degli abitanti».

La salvaguardia dell’ambiente e dell’agricoltura

Il progetto prevede anche un aspetto legato al settore primario. «Anche il patrimonio naturale rappresentato dal paesaggio, dal suolo, dalla geologia e idrografia di quest’area, può essere volano di ricerca, di rigenerazione del valore e di innovazione per l’attività principale della valle: l’agricoltura. In tutto questo la tecnologia può diventare il mezzo per reinterpretare tradizioni e buone pratiche agronomiche per migliorare la salute dei suoli e conseguentemente dei cibi, ripristinando filiere di prodotti sani e di grande valore territoriale».

«L’agricoltura del futuro, la scienza dei dati, la robotica e i sistemi interconnessi, l’internet delle cose e il nuovo artigianato digitale, l’economia circolare e la qualità della vita, sono gli spunti di progetto con cui riportare lavoro e vitalità nella Valle di San Clemente. Il progetto di innovazione rurale è alimentato dallla rete tra imprese, università italiane e straniere e centri di ricerca. Un esempio è il progetto Smart Land in collaborazione con Aldo Bonomi del consorzio Aaester, con cui si sta creando una rete di giovani della Valle che vengono formati come Operatori di Comunità. Un altro esempio il progetto Arca».

Il progetto Arca

Arca sta per “Agricoltura per la Rigenerazione Controllata dell’Ambiente”. Linea Verde ha approfondito anche questo progetto, intervistando Bruno Garbini, dato che la Valle di San Clemente è uno dei laboratori di sperimentazione per l’iniziativa da lui creata negli anni ’80  e ripresa recentemente dalla collaborazione tra Garbini, Enrico Loccioni e Giovanni Fileni.

«L’impegno – spiega il comunicato – è divulgare la cultura della rigenerazione dei suoli, impoveriti da anni di agricoltura intensiva e uso di sostanze chimiche. Le buone pratiche agronomiche promosse da Arca vanno oltre il concetto di biologico e ricreano quel ponte tra la Terra e il Cibo troppo spesso dimenticato. Così in questi campi, Linea Verde Estate trova un parco agro-tecnologico in cui si sperimenta l’agricoltura digitale, si utilizza la tecnologia e allo stesso tempo si recuperano le buone pratiche agronomiche di rispetto dell’ambiente e valorizzazione del paesaggio».

«Tra i progetti realizzati – si legge in conclusione  – ci sono, inoltre, la sensorizzazione delle arnie per monitorare il benessere delle api e la realizzazione del primo sensore al mondo che misura l’erosione del suolo, esposto all’ultima conferenza internazionale della Fao. Nei campi dove si praticano le linee guida Arca, l’attenzione è rivolta al bene più prezioso che abbiamo, il suolo. Qui si applicano rotazioni colturali, consociazioni, lavorazioni leggere. Si recupera l’acqua piovana per irrigare con sensori di umidità in modo da non sprecarla. Si lavora soprattutto sul coltivatore e sul consumatore per creare la cultura dell’importanza della salute dei suoli, della filiera locale e controllata. Perché ognuno di noi può diventare da consumatore, rigeneratore di territorio».

Giacomo Grasselli

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