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Cronaca

CUPRA MONTANA POLEMICHE LONTANE, LA FONTE ROMANA “RIEMERGE” PER L’INAUGURAZIONE

Evaporate le polemiche, il Comune ha proceduto all'inaugurazione

Evaporate le polemiche, il Comune ha proceduto all’inaugurazione

Ecco come si presentava la fonte romana agli inizi di febbraio. Il restauro, costato diverse decine di migliaia di ero, era terminato nel settembre scorso

Ecco come si presentava la fonte romana agli inizi di febbraio. Il restauro, costato diverse decine di migliaia di ero, era terminato nel settembre dell’anno scorso

La minoranza chiese alla Soprintendenza di verificare i lavori eseguiti in via Capriola

La minoranza chiese alla Soprintendenza di verificare i lavori eseguiti in via Capriola

 

 

 

 

 

 

 

CUPRA MONTANA, 13 settembre 2015 – È stata inaugurata stamattina (13 settembre), alle ore 11.30, dalla Civica Amministrazione la ristrutturata Fonte Romana di via Capriola, poco più a monte del lavatoio costeggiato dalla stradina periferica che poi sbocca in via Etrusca e via Palazzi. L’antico manufatto ha usufruito di interventi necessari ed urgenti anche se poi i lavori si sono allungati per alcuni problemi sollevati in Consiglio comunale da parte della minoranza consiliare. Nell’antica fonte i problemi erano diversi ed evidenti, perché al di là dell’usura del tempo vi è anche il copioso convogliamento delle acque piovane e forse sorgive che da monte confluiscono in quel punto preciso causando danni di un certo rilievo. In realtà il luogo si trova a valle dell’antico “Barlozzo” di via Giovanni Bovio, l’acquedotto che riforniva di acqua riscaldata nelle capienti cisterne murate, le terme alla dea Cupra. Questi cenni storici, che ci sono stati tramandati da dotti e illustri personaggi cuprensi, spiegano anche perché quella fonte di epoca romana raccoglie ancora oggi così tanta acqua, usata poi anche in quel bellissimo e antico lavatoio, dove le donne del circondario si recavano a lavare i panni in compagnie sempre molto loquaci. Molti anni fa non era raro trovare donne che scostavano i grassi dalla superficie dell’acqua per poi immergervi i panni insaponati, le lenzuola, le coperte, risciacquando e ribattendo il tutto sulla pietra e metterli ad asciugare sopra i rovi di lato alla strada. Questi i ricordi di un passato lontano quando ancora non c’erano la moderne lavasciuga che oggi possiedono in molti; il lavoro manuale era faticoso e lungo, poi le donne in fila risalivano l’erta stradina coi canestri sulla testa e una “spara” arrotolata per ammorbidire il peso.

(Oddino Giampaoletti)

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