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FABRIANO INTERVISTA A GIANMARCO SAURINO

Monologo per la vita

 

FABRIANO, 16 febbraio 2018 – Il monologo teatrale, scritto e diretto da Davide Sacco,Condannato a morte. L’inchiesta” andrà in scena questa sera a partire dalle ore 21. Il protagonista Gianmarco Saurino  ha raccontato il suo punto di vista, svelando i retroscena del suo arrivo in città. Nella mattinata il giovane attore (anche uno dei protagonisti della serie Rai “Che Dio ci aiuti”) si è esibito per un matinée dedicato alla scuole superiori fabrianesi.

Quali sono i motivi che dovrebbero portare a teatro uno spettatore per vedere uno spettacolo che racconta le ultime ore di vita di un condannato a morte?

In questa nuova versione c’è una nuova regia, uno spettacolo che in questa occasione vuole riportare al concetto fondante del teatro stesso: un tema di questo tipo perché dovrebbe interessare al pubblico? Per due motivi molto semplici: perché siamo quasi convinti che la pena di morte si stata completamente debellata, e non è così come perché i condannati sono oltre 41.000 e perché ad esempio in Cina dove non si riescono ad avere dati certi in merito. E poi perché cercheremo di sviluppare l’empatia tra chi sta sul palco e chi sta tra il pubblico. Niente musica, scenografia minale e basta. Solo chi racconta e chi ascolta. Se avviene l’incontro tra queste due realtà, allora lo spettacolo funziona.

È stato importante il patrocinino di Amnesty International?

Da questo testo – così come l’originale – emerge l’importanza della vita. Attraverso questo tema possiamo farci anche delle domande e ragionare sull’impatto che un tema del genere può avere sulle nostre vite.  Ecco perché dobbiamo capire che il tema della vita è importante per tutti. Perché questo tema è importante per un personaggio che ha le ore contate? È importante ricordarci che ogni vita conta. Importante anche il sostegno di Nessuno Tocchi Caino, che insieme ad Amnesty ci ha fornito tutti i dati in merito alla condanna a morte.

Come è riuscito ad ottenere la parte?

Tutto attraverso i rapporti che già esistevano con il regista Davide Sacco, in un riadattamento del “Moby Dick” da lui diretto io vestivo i panni di Ismaele. Da lì poi la proposta di sviluppare questo progetto che, nonostante gli impegni di lavoro, si è sviluppato da reading a spettacolo.

Il rapporto con Papaveri e Papere, invece? Come è nato?

Rapporto che risale al periodo delle riprese dell’ultima serie di “Che Dio ci aiuti”, e con Fabio Bernacconi di Papaveri e Papere è nato un bel rapporto che negli ultimi mesi si è sviluppato attraverso la richiesta di uno stage attoriale che si svilupperà proprio in questi giorni. Da lì poi la proposta di allargare il progetto anche allo spettacolo anche per dare la possibilità a chi fa lo stage di trattare un tema di quel tipo.

(s.s.)

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