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IL CASO Huub Pistoor travolto e ucciso da un rimorchio, il dolore e il diritto alla Giustizia  

Accolta la richiesta di archiviazione, «da tre anni stavamo lottando affinché fossero accertate tutte le responsabilità di questa tragedia annunciata»

QdM Notizie ha pubblicato mesi fa una mia riflessione sulla mancanza di una cultura della prevenzione. Avevo raccontato la morte violenta e ingiusta del mio compagno Huub Pistoor, cittadino olandese da tempo residente a Osimo, travolto e ucciso da un rimorchio che si era staccato dalla motrice di un camion vicino a Jesi. Era un ingegnere elettronico e accompagnatore di alpinismo giovanile del Cai di Ancona.

Credo sia giusto aggiungere che da tre anni io e gli altri familiari di Huub stiamo lottando affinché siano accertate tutte le responsabilità di questa tragedia annunciata.

Nonostante le perizie tecniche attestanti l’usura, la pessima manutenzione e la pericolosità dei due mezzi pesanti, la Procura ha richiesto l’archiviazione per i titolari della società proprietari di rimorchio e autocarro.

Una scelta incomprensibile che al dolore ha aggiunto amarezza e delusione. I nostri legali hanno presentato due volte l’opposizione alla richiesta di archiviazione. Nell’ultima udienza il Gip Sonia Piermartini si era riservato la decisione ma abbiamo saputo che ha accolto la richiesta di archiviazione formulata dal Pm, Marco Pucilli.

Una delusione enorme per me, Luisa, Anna e la famiglia di Huub in Olanda. Non c’è stata la volontà di approfondire e coinvolgere nelle indagini i titolari proprietari dei mezzi e addetti alla manutenzione e si è scelto di concentrarsi solo sul conducente, l’anello debole della catena di responsabilità (una ulteriore ingiustizia).


Ci informeremo per capire se rivolgerci alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, che ha richiamato più volte l’Italia per diniego di giustizia alle vittime e alle parti offese.


Questa sera torna di nuovo in mente la domanda frequente di Huub: “Perché in Italia è così difficile individuare le responsabilità di tante tragedie prevedibili?”

Mi chiedo da tre anni perché le famiglie siano costrette a combattere per dare Giustizia ai propri cari, che non possono più difendersi.

In un Paese in cui perdono la vita nove persone al giorno sulle strade e tre sul lavoro, tragedie come questa non possono essere sottovalutate.

Non sono solo fatti privati ma riguardano la coscienza sociale, la cultura e la civiltà, i diritti fondamentali di tutti i cittadini: la vita, la salute, la sicurezza sulla strada e sul lavoro.

A Huub e a tutte le altre vittime dell’incuria altrui, spesso molto giovani, questi diritti sono stati negati.

Non  si può negare anche il diritto alla Giustizia.

Gioia Bucarelli 

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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