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JESI “BIKE FOR MIKE”, IL VIAGGIO IN BICI DEDICATO A MICHELE PIGLIAPOCO

Bike for mike Ancona

Il racconto dei protagonisti, il fratello Nicola e la cugina Lucia: la donazione degli organi è simbolo di speranza

JESI, 31 maggio 2019 – Un viaggio da Ancona a Padova: Bike for Mike è stata l’occasione per ricordare il giovane jesino Michele Pigliapoco e fare dello sport uno strumento di integrazione. La raccolta fondi sta procedendo spedita: oltre 3.500 gli euro raccolti a sostegno delle attività del Gruppo Sportivo MiPiglia in collaborazione con l’Anffas. È possibile donare fino a oggi, 31 maggio.

Bike for mike

Federazione Italiana Amici della Bicicletta

Rientrati da qualche giorno, il fratello Nicola e la cugina Lucia, insieme ad altri amici e parenti, raccontano l’esperienza.

Un viaggio durante il quale avete incontrato tantissime persone, quali sono stati gli incontri più significiativi? 

«Prima della partenza all’ospedale di Torrette abbiamo incontrato i responsabili della Sezione Provinciale Aido di Ancona, che ci hanno consegnato la lettera di ringraziamento del loro presidente Roberto Ciarimboli a Michele e dei piccoli portafortuna, prima di fare qualche foto con noi e augurarci in bocca al lupo per il nostro viaggio. All’arrivo a Fano, invece, ci siamo incontrati con l’assessore allo sport, Caterina Del Bianco, che ci ha dato un caloroso benvenuto nella città, ha condiviso la nostra iniziativa sul sito del Comune e ci ha lasciato un omaggio».

Bike for mike

Dottor Pittarello all’Ospedale di Padova

Bike for Mike si è articolato in sette tappe

«Dopo Fano ci siamo diretti a Rimini nel giorno di Pasqua, ce la ricorderemo soprattutto per la salita del Colle San Bartolo, che ha messo a dura prova la nostra preparazione atletica, ma che abbiamo superato col sorriso prima di rifocillarci ed arrivare finalmente nella città felliniana, dove ci siamo goduti un po’ di sole e di meritatissimo riposo».

Terzo giorno, destinazione Ravenna, con il prezioso aiuto di due jesini che hanno raggiunto il gruppo…

«Accompagnati da Giuliano e Carla, amici di Jesi ed esperti cicloturisti che ci hanno raggiunti per condividere con noi il tragitto. Ed è stata una fortuna averli perché ci hanno aiutato a superare i vari imprevisti che ci sono capitati: cadute, forature e problemi meccanici che hanno reso questa tappa sicuramente una delle più impegnative e movimentate dell’intero viaggio. All’arrivo al nostro alloggio, invece, la proprietaria ci ha sorpreso con una generosa donazione, che ci ha fatto capire come sia fantastico vedere coma una causa a noi così vicina riesca a raggiungere anche estranei».

Bike for Mike

Con la Signora Lucilla

Particolarmente impegnativa per via del meteo avverso, la quarta tappa di Comacchio

 «Per la quinta tappa verso Ferrara è tornato finalmente il sole. Sessantaquattro chilometri con il vento alle spalle per la maggior parte del tragitto lungo la riva del Po di Volano. Mentre siamo arrivati alla nostra sesta e penultima tappa pedalando per la Ciclovia Destra del Po. Abbiamo incontrato lungo il percorso un gruppo di ciclisti della Federazione Italiana Amici della Bicicletta e, inutile dirlo, abbiamo dovuto immortalare il momento».

Bike for Mike

AIDO Padova fuori dall’ospedale

L’arrivo a Padova ha regalato a Bike for Mike una sorpresa speciale

«Ci ha accolto sotto il sole in Prato della Valle. Uno degli incontri più speciali ed inaspettati lungo il percorso è stato quello con la signora Lucilla, in un bar di passaggio lungo la strada da Rovigo. Ci ha raccontato la storia di suo figlio, Daniele Luppari, anche lui in bici per una causa speciale che dal Veneto l’ha portato fino in Calabria e che ha raccontato nel libro “La promessa di una sfida”. Ci sono persone che incontri per strada con cui entri in connessione istantanea e la signora Lucilla è stata una di quelle. Vogliamo anche ringraziarla dal profondo del cuore per la generosissima donazione e per il buonissimo caffè che ci ha fatto».

Bike for Mike

Nello studio del Dott. Pittarello

Qual è stata la giornata più emozionante?

«Quella di sabato 27 aprile all’ospedale policlinico di Padova. Ad aspettarci in mattinata c’era Dario Gozzi, presidente Aido provinciale Padova, che ha condiviso con noi la sua e tante altre storie di rinascita di chi, come lui, ha ricevuto il dono di una seconda vita. Ascoltare l’esperienza del trapianto dalla parte del ricevente ci ha regalato una prospettiva nuova sulla donazione: il “” più difficile da dare nel momento del dramma della morte, ma che appena pronunciato si carica del potere di migliorare e, in alcuni casi, persino di salvare molteplici vite. Dario ha poi partecipato insieme a noi all’incontro con il dottor Pittarello, coordinatore ospedaliero trapianti di Padova, che molto cortesemente ci ha accolti nel suo studio dove ci ha fornito un quadro generale sulla situazione dei trapianti in Italia. Nonostante gli eccellenti risultati ottenuti in campo nazionale c’è ancora bisogno di donatori, proprio per ridurre la disparità tra il numero esiguo dei donatori e quello ingente dei molti che, purtroppo, ogni giorno rimangono in attesa di trapianto come ci ha spiegato Bertilla Troietto, presidente regionale Aido Veneto».

Che cosa vi ha lasciato questa esperienza?

«In questi incontri abbiamo rivissuto i momenti bui di sette mesi fa, mentre spiegavamo ai presenti le motivazioni dietro alla nostra iniziativa, ma è stato anche un confronto che ha rafforzato ancor di più la convinzione che, quella della donazione, è stata la scelta giusta da fare. È una scelta che dà speranza a molti: alla famiglia che vive la perdita, perché la morte non sia una fine vissuta invano, al ricevente, che grazie a quella perdita ora riprende in mano la propria vita e alle famiglie di entrambi per cui la donazione diviene simbolo di speranza. Chi dona si fa portatore di un piccolo miracolo, quello di ridare la vita. E per fare tutto questo basta solo un semplicissimo“».

Eleonora Dottori

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