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Cronaca

JESI “Carlo Urbani”: le fatiche, la sofferenza, le emozioni raccontate dai medici

In videoconferenza il senso di condivisione e di grande responsabilità dei camici bianchi nell’affrontare l’emergenza sanitaria

JESI, 4 aprile 2020 – Un ospedale, il “Carlo Urbani“, completamente trasformato, in un tempo molto limitato, per garantire le cure ai pazienti Covid-19, con uno sforzo della direzione sanitaria e di tutti i professionisti coinvolti che hanno mantenuto le funzioni indispensabili, separate, per la salute dei cittadini come lo spazio materno infantile, la traumatologia, la chirurgia di urgenza, il centro antidiabetico e l’assistenza oncologica.

Un ospedale che si è dimostrato giusto e perfettamente rispondente alle nuove esigenze emergenziali del momento. E, inoltre, i quaranta posti letto aggiuntivi dell’ospedale da campo della Marina Militare allestito per i pazienti in situazione post-critica prima della dimissione definitiva presso il proprio domicilio.

Proprio nel nome del dottor Carlo Urbani a cui l’ospedale è dedicato, i medici sono orgogliosi di poter dare il loro contributo in questa situazione, complessa e faticosa, ma vissuta con una grande condivisione e senso di responsabilità da parte di tutti i professionisti coinvolti.

Con emozione e una grande consapevolezza del momento, i direttori delle unità operative dell’ospedale di Jesi, il dott. Marco Candela, il dott. Tonino Bernacconi, la dott.ssa Anna Maria Schimizzi, il direttore dell’Area Vasta 2 Giovanni Guidi e la direttrice del presidio unico Stefania Mancinelli con la dott.ssa Sonia Bacelli, si sono alternati nel corso di un incontro con la stampa in videoconferenza, a un mese dal ricovero del primo paziente al pronto soccorso dell’ospedale “Carlo Urbani” di Jesi.

Ciascuno di noi chiamato a fare la propria parte

Questa mattina del 4 aprile i medici hanno raccontato le loro giornate, anche le fatiche che hanno dovuto affrontare come il dover stare lontani dai propri familiari, nella consapevolezza che solo insieme e con il contributo di tutti si potrà uscire da questa emergenza, che è stata definita un’impresa dalla dott.ssa Bacelli della direzione dell’ospedale di Jesi. Tra le emozioni condivise, la sofferenza nel momento della morte di una persona ricoverata, con l’impossibilità di accontentare le richieste dei familiari: hanno parlato di disumanità della morte straziante per tutti.

È emersa così, forte e commovente, l’umanità dei medici che si sono trovati a dover accompagnare un tratto doloroso e in solitudine della vita di persone che si sono completamente affidate loro.

E altrettanto forte è emersa l’emozione quando hanno condiviso la gioia delle dimissioni di persone che hanno superato la malattia.

Per tutto il personale dell’ospedale e anche per le famiglie è a disposizione un servizio di sostegno psicologico da parte del Dipartimento di Salute Mentale. Alla domanda su come sarà il domani, i medici non hanno saputo rispondere.

«La preoccupazione è prevedere come saremo, come potremo affrontare le prossime settimane dopo l’emergenza e come torneremo alla normalità».

Tutti avremo bisogno di aiuto e tutti abbiamo bisogno del sostegno reciproco per affrontare quest’emergenza, insieme, senza eroi, perché ciascuno di noi è chiamato a fare la propria parte.

Soprattutto quella politica che in questi ultimi anni ha sistematicamente tagliato, con precisione chirurgica, la nostra Sanità, i nostri ospedali, e decurtato personale e posti letto.

Ma, grazie a dio, non è riuscita a demotivare quegli uomini e quelle donne che adesso sono in quegli ospedali a combattere il virus in prima linea.

E a darci speranza nel domani.

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