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Cronaca

JESI Chiusura sale scommesse: monta la protesta

Maria Paoloni, Eurobet di via Roma: «Siamo pronti a ripartire, invece nessuno si occupa del nostro settore e la situazione per noi si è fatta drammatica»

JESI, 10 maggio 2020 – Non hanno più trattenuto protesta e sconcerto i titolari delle sale scommesse: non solo, infatti, la chiusura ormai da due mesi delle loro attività a causa dell’emergenza Covid-19 – senza che il Governo abbia fatto almeno intravedere una possibilità di riapertura – ma anche il profilarsi, all’orizzonte, di un aumento della tassazione.

La proposta che sta circolando, infatti, prevede di inserire una nuova tassa dello 0,75% sulla raccolta delle scommesse sportive per alimentare il Fondo per il rilancio del sistema sportivo nazionale.

Maria Paoloni

Maria Paoloni, titolare agenzia Eurobet di via Roma

Che significherebbe, se venisse applicata, come il settore delle scommesse sarebbe oggi l’unico in Italia a subire un aumento fiscale durante un periodo di profonda crisi economica, con il paradosso, tra l’altro, che questo fondo andrebbe a finanziare i professionisti del calcio.

Maria Paoloni, titolare assieme a Giacomo Nardella, dell’agenzia di scommesse sportive Eurobet di via Roma, spiega che «la situazione del settore intrattenimento e sale scommesse è drammatica e non vede luce perché nonostante tanti commercianti, esercenti, attività, abbiano date o prospettive di riapertura, noi non siamo neanche nominati nei vari decreti emanati sino ad ora. E poi potremmo essere, qualora prima o poi si riapra, soggetti a una ulteriore tassazione che, negli ultimi due anni, per inciso, è stata già di parecchio aumentata».

Tutti hanno invocato, anche giustamente, aperture anticipate «ma le nostre agenzie sono una delle poche attività costrette a operare con una licenza di pubblica sicurezza: siamo soggetti a diversi vincoli, a molti controlli da parte delle forze dell’ordine. Vincoli anche strutturali, in quanto abbiamo una metratura minima da rispettare per poter aprire una sala scommesse. I nostri locali, quindi, sono già  idonei per dimensioni e organizzazione, e noi siamo pronti al rispetto di tutte le normative di sicurezza e al distanziamento sociale, per la salvaguardia della salute del cliente e di noi lavoratori. In sostanza, potremmo riaprire sin da subito».

Nel frattempo, spiega Maria, l’angoscia dell’attesa «aspettando che ci sia comunicata una data di riapertura per poter così ritornare a lavorare e permettere a tutti coloro che operano nel settore di continuare a sostenere le proprie famiglie».

La mobilitazione di protesta di ieri ha prodotto alle 18, in tutta Italia, l’attivazione degli allarmi delle sale. Una voce in più, in questo panorama economico sociale desolante, per farsi sentire.

(p.n.)

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