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Cronaca

JESI Comunità islamica e “Carlo Urbani”: quegli occhi per non dimenticare (video)

Stamattina i ringraziamenti da parte del personale medico, del Comune e di Area Vasta al Centro culturale Al Huda per il suo omaggio ai sanitari

JESI, 11 giugno 2020 – Gli occhi del personale sanitario del “Carlo Urbani” su un pannello appeso al muro. È il dono del Centro culturale islamico Al Huda agli operatori che hanno visto e comunicato tanto, con quegli occhi, in questi mesi di emergenza.

Occhi che non dimenticheranno mai.

A ringraziare la comunità islamica jesina stamattina sono stati medici, Area Vasta e Comune nella persona dell’assessora Marialuisa Quaglieri. Presente anche Silvano Dolciotti di Center Tecnica, che ha realizzato l’opera.

Il presidente di Al Huda, El Anouar El Miloudi, ha offerto un mazzo di fiori alla dottoressa Sonia Bacelli, presente con il dottor Marco Candela e la dottoressa Mancinelli, direttrice dell’ospedale, insieme ad altri operatori e operatrici sanitari che hanno applaudito la generosità della comunità islamica.

«Anche grazie alla sanità pubblica abbiamo contribuito ad arginare il contagio nel sud delle Marche – ha sostenuto la direttrice -. Abbiamo avuto una funzione di barriera, quasi di trincea, che ha accolto pazienti che il Pesarese non è riuscito a sopportare per forza di cose».

Anche il vescovo don Gerardo Rocconi ha detto la sua. «Non dobbiamo dimenticare, quando la crisi sarà finita, tutto quello che abbiamo fatto e imparato in questo periodo. Ho visto nelle persone un desiderio di essenzialità, di semplicità di vita, di fratellanza e solidarietà».

Un gesto di accettazione, integrazione e convivenza, quello del Centro culturale e della comunità tutta, presente per ricordare la propria disponibilità e per ringraziare a sua volta la struttura e tutti i suoi instancabili lavoratori.

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Il direttore dell’Area Vasta Giovanni Guidi ha parlato anche a nome della direttrice generale Nadia Storti.

«Quella che stiamo affrontando – ha detto – non è una ripartenza, ma un cambiamento. Godiamo dei frutti dell’interazione tra figure professionali e chi le ha sostenute e ha promosso la buona condotta da tenere per contrastare il virus».

Nour Dachan, segretario di Al Huda, ha sottolineato il rapporto secolare tra l’islam e la medicina. «I nostri fratelli e sorelle hanno donato non nell’abbondanza ma nella povertà, con il cuore. L’islam ci ricorda che chi salva una vita salva tutta l’umanità».

«Qui a Jesi l’integrazione esiste in maniera condivisa, naturale e spontanea – ha detto l’assessora -, è un muoversi in sintonia. La comunità islamica jesina è una comunità aperta, che dà lezioni di italiano a tutti gli stranieri e contribuisce alla cittadinanza jesina. È impossibile dimenticare quanto è stato dato: una delle prime chiamate che ho ricevuto a inizio epidemia è stata quella del presidente di Al Huda che mi chiedeva proprio come potesse aiutare. Il nostro ospedale, invece, è stato un simbolo di ottima gestione e di accoglienza».

Elisa Ortolani

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