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Cronaca

JESI EMANUELE BURCHIANELLI, IL CAMPIONE E L’ARTISTA: “AFFRONTO LA VITA A MUSO DURO”

La maschera preferita di Emanuele è quella giapponese. Ce lo scrive proprio sulla sabbia, indicandola

 

Le maschere disposte sul piccolo arenile richiamano anche le conchiglie sulla spiaggia

JESI, 28 ottobre 2015 – Se vi capita di passare lungo corso Matteotti, all’altezza della sala maggiore del Palazzo dei convegni troverete una locandina che vi invita a visitare, all’interno, l’installazione, opera di Emanuele Burchianelli, dal titolo emblematico “A muso duro” (fino al 5 novembre, 10-13/17-20).

Entrate. Perché farete un’esperienza non solo artistica ma soprattutto di vita. Di bellezza, di forza, di passione, di grande volontà, con le quali Emanuele è riuscito a colorare la sua, di vita.

Anconetano trapiantato a Polverigi con i genitori, convive dall’età di sei anni, ora ne ha 45,  con un grave problema al sistema nervoso che come conseguenza gli ha pregiudicato parzialmente la deambulazione e compromesso l’uso della parola. Ma non gli ha intaccato la volontà di coltivare le sue due grandi passioni, l’equitazione e la pittura.

Con la prima è diventato un vero campione della squadra italiana paralimpica di dressage, una elegante disciplina, affatto semplice, che comporta una perfetta sintonia ed abilità tra cavallo e cavaliere nella composizione di figure. Nel suo palmares troviamo ascritti 6 titoli italiani, 3 argenti e 2 bronzi, un oro in una competizione a Zagabria ed altri piazzamenti in tutta Europa.

E poi la pittura, dove il suo talento ha saputo esprimersi. Diplomato nel ’90 al corso di Decorazione pittorica dell’Istituto d’arte “Mannucci” di Ancona e, proseguendo, nel ’94 all’Accademia delle Belle arti di Urbino, ora è un affermato artista.

Allievo del nostro Massimo Ippoliti, al quale è ancora legatissimo, Emanuele, servendosi dell’alfabeto a gesti e dell’interprete, il padre Roberto, anche autista ed accompagnatore, ci ha spiegato l’installazione in mostra, una figura antropomorfa fatta di corteccia d’albero, posta su uno strato di sabbia e circondata da tante maschere realizzate in creta cruda o incerata, alabastrino, cartapesta. Frutto del lavoro di un anno, questo “gioco della paura”, dove quel guardiano e tutto quello che lo circonda sembrano rappresentare un po’ i nostri incubi ma anche la volontà precisa di andare avanti, smascherandoli.locandina mostra

Il Guardiano: una figura antropomorfa fatta di corteccia d’albero, posta su uno strato di sabbia e circondata da tante maschere

Il Guardiano: una figura antropomorfa fatta di corteccia d’albero, posta su uno strato di sabbia e circondata da tante maschere

Le maschere disposte sul piccolo arenile richiamano anche le conchiglie sulla spiaggia, ognuna con un proprio segreto, ognuna con una propria storia da raccontare. La preferita di Emanuele è quella giapponese. Ce lo scrive proprio sulla sabbia, indicandola.

«Un viaggio d’esperienze materiche – afferma proprio il professor Ippoliti – intorno alla maschera… Tema fantastico: primo approccio per l’artista in un infinito percorso creativo. Oggi è qui installata l’operatività passionale di Emanuele, ricreatore curioso che si propone al pubblico con queste opere plastiche. Già pittore ed incisore, ci meraviglia con la sua divertente ed ironica creatività».

Nel titolo di questa sua esposizione il richiamo, spiega ancora l ’artista, alla canzone di un grande cantastorie, Pierangelo Bertoli,  scomparso nel 2002 a 65 anni, e costretto per tutta la sua vita su una sedia a rotelle per una grave forma di polio.

Cantava “A muso duro”, Pierangelo, con la stesa tenacia con la quale Emanuele ha affrontato e affronta la vita, per affermare anche lui che «..alla fine della strada potrò dire che i miei giorni li ho vissuti».

(Pino Nardella)

 

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