Attualità
JESI Fumetti, parole e colori: “Questo non è amore. L’amore non uccide”
10 Luglio 2020
Sted ha presentato il suo libro: riflessione sul linguaggio, la violenza di genere, le discriminazioni
JESI, 10 luglio 2020 – Una riflessione sul linguaggio, sulla violenza di genere, sulle discriminazioni: la presentazione del libro “Questo non è amore. L’amore non uccide” è stata l’occasione per un confronto onesto e un dibattito interessante sulle donne, gli uomini, su quel modello educativo che crea stereotipi e preconcetti.
A condurre la serata, all’esterno del centro sociale Tnt, c’erano Giuseppe Mazzara della libreria indipendente Sabot, Paola Moreschi della Casa delle Donne di Jesi e Sted, Stefania Lancia, fumettista e autrice del libro.
La serata è iniziata con una riflessione sul linguaggio: la lingua non è neutra e neppure neurale, dunque non è uguale utilizzare un termine anziché un altro.
Le parole vanno usate nel modo giusto e allora anche se “assessora” o “consigliera” suonano male, rispondono alla realtà.
Non è invece rappresentativo della realtà un linguaggio delle cose prevalentemente al maschile o che concepisce il maschile come unico modello.
«Ogni volta che una donna esce dal seminato si tende a riportarcela dentro – ha detto Paola Moreschi – . Auguro a Sted di continuare con il suo importante lavoro».
«La potenza del lavoro di Sted fa saltare ogni “tappo”» ha detto Mazzara presentando l’autrice.
«Questa storia l’avevo dentro da tanto tempo: è la mia storia, della violenza che ho subito – ha spiegato Sted – . Nel libro però non è rappresentata la violenza perché per me non è solo l’aggressione fisica, lo schiaffo, ma è anche quello che viene dopo: o scoppi o implodi, io ho deciso di scoppiare. Questo libro mi ha permesso di conntinuare a vivere, a respirare».
La copertina di “Questo non è amore. L’amore non uccide” è un cuore rosso e blu: rosso come la rabbia dell’uomo violento, il blu come la paura che diventa voglia di riscattarsi.
I colori delle tavole sono stati scelti con cura: nelle pagine bianche c’è il racconto della storia, in quelle nere l’abisso, il colore dei capelli della protagonista ne detta la cronologia.
«Molte ragazze e donne mi hanno scritto sui social network: non pensavo che fossimo così tante a subire violenza. Credo che sulla questione manchi un dibattito aperto e onesto. Si continua a dare colpa alle vittime invece che ai carnefici». Sui canali social di Sted è possibile seguire i prossimi appuntamenti e chiedere copia del libro.
Eleonora Dottori
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