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Jesi La chiesa di San Marco ha bisogno di noi

Problemi di manutenzione che rendono necessario un intervento ma per smuovere Comune e Soprintendenza occorre la disponibilità finanziaria del privato, almeno in partenza

chiesa San Marco

Jesi – Una chiacchierata con l’assessora Valeria Melappioni avvenuta quasi per caso in un bar, dopo alcuni aggiornamenti di mia curiosità, mi ha fatto conoscere  un problema che non avevo presente.

Certo, nel lontano passato avevo avuto modo, più volte, di rendermi conto delle tante volte che la chiesa di San Marco aveva impegnato diverse Amministrazioni. Ma non ero al corrente che tuttora, e non da oggi, ancora l’edificio, uno dei due più antichi monumenti architettonici che abbiamo, risalente al XII-XIII secolo, dà problemi di manutenzione.

La chiesa di San Marco

Ci si  riferisce in particolare a modesti distacchi di superfici che richiederebbero un ripristino e già nel recente passato si è dovuti intervenire per rimediare a pericolose infiltrazioni piovane che avevano danneggiato alcune decorazioni

Oggi si notano zone di umidità di risalita lungo la navata sinistra dovute molto probabilmente a stagnazioni di acque dopo le piogge o a vere e proprie vene di scorrimento. Infatti, si notano anche inconvenienti sulla pavimentazione interna che si è avvallata qua e là. Sarebbe inoltre necessario il controllo del sistema di raccolta delle acque piovane collegate con il sistema delle caditoie della zona. 

A conclusione della gradita conversazione, in riferimento a San Marco, l’assessora mi dice esplicitamente che sarebbe necessaria una prima fase progettuale che individui, una volta per tutte, gli elementi di criticità e proponga gli interventi più adatti al caso quantificando i relativi costi.

Una seria progettazione, da avere tramite adeguate professionalità, che potrebbe richiedere almeno un 10.000 euro di spesa.

Se la disponibilità finanziaria venisse dai cittadini o da enti aperti alla sensibilità artistica o da benemeriti che sanno raccogliere gli appelli legati alla storia e alla bellezza della città, sarebbe la spinta iniziale che muoverebbe Comune e Soprintendenza a procedere.

Con il progetto in mano, gli aiuti finanziari necessari (saranno quelli che saranno) alla fine verrebbero senz’altro. 

Che dite, noi cittadini possiamo essere capaci di racimolare in un modo o nell’altro una decina di migliaia di euro? Sarebbe la prova della sensibilità cittadina per l’amore verso le proprie opere maggiori. 

E’ curioso che dopo un parlare qualunque sia venuta fuori una proposta come questa da parte di Valeria Melappioni.

Dico curioso perché io, nella mia giovane età, quando fui presidente del Comitato per la erezione del monumento ai caduti, mi trovai a dover cercare la via, unitamente a una ventina di partecipanti volontari, per raccogliere 10 milioni di lire. In quel caso il Comune avrebbe messo altri 10 milioni. Il patto fu mantenuto dall’una e dall’altra parte.

E si fece quel monumento ai nostri cari caduti per la patria che oggi tutti onoriamo e ammiriamo.

Ho promesso all’assessora che proverò a parlarne con qualche associazione e con qualche personaggio tra quelli più sensibili al problema. Il Comune, anni fa, ha promosso il “Regolamento comunale sulla collaborazione tra Cittadini e Amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani”,  una specie di registro che ricorda i cittadini che hanno dato una mano per valorizzare le nostre opere d’arte.

Sono orgoglioso di esserci già in quell’elenco. Non so quanti altri ce ne sono. E tanti ce ne saranno ancora, certamente.

Vittorio Massaccesi

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