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Cronaca

JESI IL MESSAGGIO DI NATALE DEL VESCOVO GERARDO INVITA ALLA PREGHIERA

JESI, 25 dicembre 2016 – All’inizio dell’Avvento nella lettura del Vangelo Gesù ci aveva ricordato: “Si mangia, si beve, ci si diverte… e non ci si accorge di quello che è la vita degli uomini” (Mt 24,38).

Ma chi riflette sente il peso della notte in cui siamo immersi. Per questo durante l’Avvento siamo stati invitati a ripetere con forza quella preghiera che indica la speranza che portiamo nel cuore: Vieni Signore non tardare! Affrettati Signore, vieni a liberarci.

E il Signore ritornerà e nello stesso tempo viene ogni giorno. Ma oggi più che mai dobbiamo ricordarci che l’Avvento non è semplice attesa: è piuttosto un tempo per accorgersi di una presenza, la presenza del Risorto che cammina accanto a noi per essere il fondamento della nostra speranza e della nostra gioia: “Ci sono io… non abbiate paura… io sono con voi tutti i giorni“.

Noi credenti, e questo è il mio augurio ma anche la mia preghiera, nella fatica e nella paura che la nostra gente vive, siamo chiamati a offrire una testimonianza di speranza. Noi lo sappiamo bene che il chiasso, lo stordimento, l’affanno, le cose che prendono il sopravvento in maniera sguaiata e festaiola… sono i segni della disperazione.

Ogni credente è chiamato a proporre altri segni, un altro linguaggio che indichi la speranza ed esprima un incontro con Gesù che sempre viene, anzi è già in mezzo a noi.

Vi invito a far udire, o meglio, a far vedere in questi giorni il linguaggio della speranza:

  • Viviamo nella gioia, quella fondata sulla presenza di Gesù
  • Viviamo una vita sobria, perché la ricchezza è Gesù
  • Viviamo nella carità, perché il dono di se stessi rende simili a Gesù
  • Viviamo nell’ascolto della Parola che dà senso alla vita
  • Viviamo nel silenzio e nel raccoglimento, unica possibilità perché il Signore, sempre presente, possa essere ascoltato

Il Papa scriveva al termine dell’Anno Santo: “Termina il Giubileo e si chiude la Porta Santa. Ma la porta della Misericordia del nostro cuore rimane sempre spalancata“.

Il Padre che “consegna” il suo Figlio esprime il suo cuore misericordioso. Partendo da qui, dal dono del Padre celeste, vi auguro di riuscire ad accogliere quelle indicazioni che il Papa ci ha dato per continuare a vivere nello spirito dell’Anno Santo.

Ne elenco, schematiche, alcune: il perdono è il segno più visibile dell’amore del Padre; solo Dio perdona i peccati, ma chiede anche a noi di essere pronti al perdono verso gli altri; nulla di quanto un peccatore pentito pone dinanzi alla misericordia di Dio può rimanere senza l’abbraccio del suo perdono; che possiamo essere testimoni di speranza e di gioia vera; il Sacramento della Riconciliazione ha bisogno di ritrovare il suo posto centrale nella vita cristiana: lo ricordino fedeli e sacerdoti; nel Sacramento della Riconciliazione sentiamo l’abbraccio del Padre.

E’ un perdono che può essere ottenuto iniziando a vivere la carità. Lo ricorda anche l’apostolo Pietro (1 Pt 4,8); la misericordia possiede anche il volto della consolazione: “Consolate, consolate il mio popolo” (Is 40,1). Asciugare le lacrime è un’azione concreta che spezza il cerchio di solitudine.

Non posso non pensare a tanti nostri fratelli delle Marche del sud, dell’Abruzzo, del Lazio e dell’Umbria che celebreranno l’Eucaristia di Natale lontano da casa a motivo del terremoto. Non posso non ricordare centinaia e centinaia di chiese chiuse. Io vi invito a una forte preghiera di intercessione verso quel Dio di cui il profeta Isaia ha detto: “Dite agli smarriti di cuore coraggio non temete! Ecco il vostro Dio: Egli viene a salvarvi” (Is 35,4).

Vi invito alla preghiera anzitutto perché il Signore sostenga questi nostri fratelli: pur essendo a noi abbastanza vicini in termini di chilometri, noi non riusciamo a immaginare nemmeno lontanamente la tragedia vissuta. Preghiamo perché siano sostenuti nella fede.

E preghiamo perché il Signore ci liberi da catastrofi simili. Un cuore che si converte è gradito al Signore. Riscopriamo il valore della preghiera, incoraggiamo chi ci sta vicino a pregare, ritorniamo al Signore con tutto il cuore e con le scelte di vita perché la nostra preghiera sia più gradita e accetta.

In questi tempi sento più che mai forte l’invito che Maria ha fatto a Fatima: “Pregate, pregate“.

 Gerardo Rocconi, vescovo

 

 

 

 

 

 

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