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Jesi Sulle “Strade di Pasolini” mescolando sentimenti recitati, danzati, suonati

Al Festival Pergolesi Spontini uno spettacolo che ha saputo declinare la multidisciplinarietà con la classicità del teatro, della narrativa raccontata e della musica divina che si riversava in platea

Jesi“Le strade di Pasolini”, visto al Teatro Pergolesi nell’ambito della XXIII edizione del Festival Pergolesi Spontini, è un ottimo esempio di  “spettacolo interamente concepito sulla multidisciplinarietà fra danza, musica e letteratura”.  

Che la musica sia un collante multidisciplinare lo si è considerato nei secoli, anche se varie teorie balorde, viste con gli occhi cioè del terzo millennio, hanno spesso relegato l’insegnamento della musica, e non solo, come un approccio didattico di serie B. In realtà la musica, nell’antichità greca soprattutto, era un insieme delle arti espresse dalle conosciute, studiate, magari anche odiate, nove Muse. Che non elenchiamo. 

Ma mettere insieme musica, danza, poesia, commedia, tragedia, storie di vita è l’insegnamento, talvolta accantonato non si sa il perché, che si ricava. La cultura è, sapendola affrontare, multidisciplinarietà. Parafrasando i classici, “la musica dona un’anima ai nostri cuori e all’universo, le ali al pensiero, uno slancio all’immaginazione, lenisce la tristezza”, e ci fermiamo qui. 

Sono convinto che “Le strade di Pasolini”, con musiche di Bach e Paganini, sia un ulteriore esempio da seguire, non solo per ricordare la ricorrenza dei cento anni di Pierpaolo Pasolini, che Lawrence Ferlinghetti – uno dei testimoni della beat generation – nei suoi “Roman Poems” definiva “uno degli spiriti più forti e luminosi, dotato di vitalità tagliente e bellezza creativa e spigolosa”. E’ coinvolgente anche per la sua complessità drammaturgica, che stravolge le varie unità e si esprime mescolando sentimenti. Recitati. Danzati. Suonati. 

Come si evince dal libretto di sala, sulle note di Bach e Paganini, la giovane violinista Giulia Cellacchi ha duettato alla grande con le improvvisazioni di Alien Dee e le poesie e i testi di Pasolini, interpretati dall’ottimo Gabriele Duma e dai giovani attori Alex Sanchez, Filippo Tagliaferri e Alessia Mangini della Bsmt Bologna, che hanno interagito con le coreografie hip hop di Kris (Cristiano Buzzi), interpretate dallo straordinario Carlos Kamizele (ottimo ballerino, insegnante e coreografo) e dai danzatori Deborah Pini, Shorty, Filippo Tonini della Kc Academy di Bologna, regia di Riccardo Puglisi.

Il lavoro, complesso come dicevamo, e improvviso nei suoi mutamenti interiori e scenici, ha messo insieme una Compagnia di grande interesse e livello, e ha saputo declinare la multidisciplinarietà con la classicità del Teatro, della narrativa raccontata e della musica divina che si riversava in platea. Tanti applausi, alla fine, per tutti.     

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