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Cronaca

JESI TAGLI POSTI LETTO AL “CARLO URBANI”, PAZIENTI SISTEMATI NELLE BARELLE

Pesante il j’accuse contro l’Asur da parte del TdM e sindacati, il Pronto Soccorso è in affanno per i troppi “codici bianchi e gialli”. Nasce un comitato che vigilerà sugli sprechi

 

 

 

JESI, 18 luglio 2019 – Sindacati della sanità sul piede di guerra; la situazione generale nell’ambito territoriale dell’Area Vasta 2 sta diventando sempre più insopportabile, sia per i cittadini così come per il personale sanitario.

La conferenza stampa, convocata dal responsabile del Tribunale per i Diritti del Malato (TdM), Pasquale Liguori, con l’intento di analizzare “lo stato attuale, le criticità ed il futuro della sanità nel territorio alla luce dei recenti tagli ai servizi e al personale” hanno partecipato le rappresentanze sindacali del comparto, delle Rsu, oltre al Comitato per la difesa dell’Ospedale di Jesi.

Sotto accusa, com’era scontato che fosse, il taglio del personale, la chiusura dei reparti e il sempre più sfruttato ricorso alla sanità privata che, oltre a costare soldi al bilancio complessivo della sanità regionale, distrae fondi per il funzionamento delle eccellenti strutture esistenti in particolare nell’ospedale Carlo Urbani di Jesi.  Il primo reparto messo sotto la lente da parte di Liguori (ma non è stato il solo) è il Pronto Soccorso che “sta vivendo un periodo di sofferenza a causa della carenza di posti letto che costringe il personale a sistemare i pazienti su barelle anche per più di 24 ore”.

Tutto questo perché, nonostante le promesse, gli spazi non sono adeguati e i posti letto sono sempre di meno. A tale proposito c’è da dire che i già risicati 240 posti letto del Carlo Urbani, secondo voci che circolano negli ambienti sanitari, potrebbero ulteriormente ridursi. Altro problema evidenziato è quello del ricorso al Pronto Soccorso da parte di pazienti ricadenti nei così detti codici bianco e giallo, vale a dire cittadini che potrebbero richiedere aiuto sanitario direttamente dal proprio medico di famiglia; questa massa, secondo il TdM, rappresenta il 40% dei casi.

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Michele Stronati, coordinatore della Rsu, ha messo il dito sulla carenza del personale e sulle questioni di bilancio dell’Asur che impediscono le assunzioni, col rischio dell’aumento delle esternalizzazioni dei servizi alla sanità privata. E su questo binario si è avviata anche Patrizia Ercoli della Uil che ha evidenziato l’aumento delle spese per il personale nel 2018, ma non per quei professionisti che trascorrono le loro giornate e le loro notti accanto ai malati, negli ospedali della provincia; l’aumento è dovuto alle retribuzioni per il personale dirigente amministrativo. Sempre in merito alla continua carenza di personale, Stefania Franceschini, della Cisl, ha sottolineato che tale sofferenza è iniziata nel 2018 ed ora si sta aggravando anche per l’entrata in vigore delle norme contenute nel così detto “quota 100”. La rappresentante della Cisl ha condiviso le affermazioni del rappresentante del TdM confermando che il presidio ospedaliero jesino “è una eccellenza del territorio”. Giacomo Mancinelli, infermiere e rappresentante della Cgil, ha preso spunto da un episodio avvenuto a Fabriano per sottolineare il continuo ricorso alle privatizzazioni e, di conseguenza, al favoreggiamento del privato. Mancinelli ha sferrato un duro attacco al Presidente della Giunta regionale, Ceriscioli che, tra l’altro, ha permesso all’ospedale di Sassocorvaro (PS) di arrivare ad avere ben 60 posti letto.

Il dottor Franco Jantosca, che per quarant’anni ha operato nella struttura sanitaria jesina è a capo del Comitato di difesa dell’ospedale dell’Area Vasta 2; una realtà fondata a tutela dei pazienti in quanto non sono più al centro del servizio sanitario pubblico. Da qui una dura critica sulle carenze di questa sanità. Riferendosi al momento attuale, caratterizzato dalla riduzione del personale a causa delle ferie delle quali gli operatori hanno diritto e dall’accorpamento dei reparti, Jantosca, si è detto convinto che a settembre la situazione non tornerà nella normalità. Un periodo che si preannuncia critico, ma “non vogliamo la guerra”, dice l’ex medico ospedaliero che però non nasconde che se la situazione permarrà così com’è, la guerra sarà inevitabile.

Qualcuno dei presenti ha messo il dito sull’ultimo caso verificatosi al Carlo Urbani, l’episodio avvenuto al CUP dove si è arrivati addirittura a in servizio solamente di due unità, a fronte ad un consistente numero di pazienti.

“L’Azienda non percepisce la sicurezza, né quella del dipendente, né quella del paziente” ha esordito Valentino Tesei del Rsl che enumera i casi che dovrebbero essere sanati, come il pronto soccorso di Jesi. “L’Azienda deve investire in sicurezza” ha detto Tesei che sollecita anche aggiornamenti del personale citando in proposito il così detto “decreto Calabria”.

Nel corso della conferenza stampa è uscita a chiare lettere una curiosità a dir poco sconcertante, stando a quanto affermato da alcuni dei presenti sarebbe stata diffusa tra i reparti una circolare che vieterebbe al personale di avere rapporti con rappresentanti della stampa; se ciò fosse vero (e non mettiamo certamente in dubbio quanto affermato oggi in conferenza stampa nei locali della Croce Rossa jesina) il cittadino può farsi una opinione sulla libertà vigente nella sanità regionale e locale.

Ma ritorniamo alla conferenza stampa odierna che si è conclusa con una proposta, quella di costituire un comitato che, coinvolgendo anche gli enti locali, inizi una vera e propria guerra per far si che i cittadini si uniscano per combattere sprechi, clientelismi, favoritismi e per avere una sanità adeguata alle proprie esigenze ed alle proprie possibilità economiche.

Sedulio Brazzini

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