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Cronaca

LA LETTERA BANCA MARCHE, EX AMMINISTRATORI SCRIVONO AL SINDACO BACCI

JESI – Il 23 dicembre 2015 le nuove quattro banche Marche, Etruria, Cariferrara e Carichieti hanno annunciato che, in linea con le direttive europee e nazionali, “non sono titolate ad attivare nuove azioni di responsabilità e al contempo non possono essere oggetto di azioni dei precedenti soci e obbligazionisti subordinati. Chi intende avviare azioni finalizzate al recupero dei risparmi, dunque, dovrà rivolgersi alle vecchie banche.” Che nel frattempo sono state poste in liquidazione coatta amministrativa. L’impresa è tutt’altro che facile.  Le stesse vecchie banche in liquidazione coatta amministrativa sarebbero le uniche abilitate a continuare le azioni giudiziarie contro gli ex dirigenti, amministratori, sindaci  e società di revisione.

È questo un altro motivo per parlare di Banca Marche. Pensando ai piccoli azionisti, in verità già abbandonati a se stessi e ai piccoli obbligazionisti subordinati. Intanto sarebbe opportuno sapere quanti sono i privati a cui Banca Marche ha venduto direttamente questi prodotti e soprattutto il periodo temporale. Si, perché l’intervento del Governo è del 22 novembre 2015 ma Banca Marche è commissariata dal 15 Ottobre 2013! Dunque c’erano i tempi per soluzioni che fossero indirizzate alla tutela dei piccoli azionisti e obbligazionisti subordinati! Perché non si sono ricercate?
Si ha la sensazione che lo stesso provvedimento proposto dal Governo per i possessori di obbligazioni subordinate delle quattro banche oggetto del DL 22 novembre 2015 sia più tarato sul caso Banca dell’Etruria, che ha venduto propri prodotti fino a poco prima del commissariamento avvenuto quest’anno, che non sul caso Banca Marche dove il commissariamento di Banca d’Italia ha impedito nuove emissioni e l’ultima ( nel 2103) è stata sottoscritta solo dalle Fondazioni salvo Macerata.

Il Governatore della Banca d’Italia, dott. Vincenzo  Visco, ha detto che chi ha sbagliato pagherà. Ce lo auguriamo tutti, viviamo in uno stato di diritto, perbacco!  Comunque le responsabilità penali, qualora emergessero, sono sempre e solo personali. Ma quelle istituzionali? E cioè i compiti di vigilanza? Di controllo? Di tutela del risparmio e dei risparmiatori? E la difesa degli interessi dell’economia locale sbandierata a ogni piè sospinto?   Perché la Banca d’Italia ha autorizzato l’aumento di capitale di Banca Marche del 2012 ( 180 milioni di euro del territorio, questo si , andati in fumo ) quando ripetutamente nel 2006, 2007, 2008, 2010 e 2011 aveva rilevato irregolarità e aveva sanzionato gli amministratori ?
E perché la gestione provvisoria è stata disposta solo il 27 agosto 2013 e lo scioglimento degli organi di Banca Marche per gravi irregolarità è avvenuto solo il 15 ottobre 2013?  Perché l’ Amministrazione Straordinaria è durata oltre due anni ? E perché nel 2011 si è permessa la cessione di tutti gli immobili di Banca Marche al Fondo Immobiliare Conero? La Banca d’Italia è una fondamentale istituzione del nostro Paese. La sua legittimazione si rafforza ogni volta che tutela i cittadini risparmiatori e gli interessi economici e produttivi locali.

Ma la vicenda tira in ballo altre fondamentali riflessioni. Quella sulla retorica della banca del “territorio”, usata spesso come arma finale per interrompere qualsiasi riflessione attorno alla funzione del credito nella società. Quella sulla classe dirigente (imprenditoriale e non solo) che ha governato Banca Marche negli ultimi venti anni con le istituzioni politiche locali che sono state solo a guardare e hanno lasciato fare, accontentandosi di nominare “qualcuno” nelle Fondazioni. Senza trascurare i clienti “normali” che in tutti questi anni hanno onorato i loro impegni con lavoro e sacrificio e sono stati spesso trattati come limoni da spremere.
Sarebbe inoltre interessante avere l’elenco degli azionisti di ieri e di oggi. E se scopriremo che alcuni fortunati se ne sono andati per tempo, ci faremo dire quali studi hanno effettuato per essere cosi previdenti. Sia detto senza presunzione: se non si affrontano tali questioni avremo l’ennesimo scandalo con l’ennesima soluzione all’italiana.

Il 26 giugno 2015 gli avvocati di Banca Marche nell’atto di citazione nei confronti di trentuno tra dirigenti, amministratori, componenti del collegio sindacale oltre che nei confronti del revisore legale dei conti PricewaterhouseCopers S.p.A. hanno scritto testualmente:

” Quello di Banca delle Marche costituisce il maggior disastro bancario verificatosi in Italia dopo quelli risalenti al secolo scorso dei casi Sindona e Calvi. La gravità e la diffusa responsabilità di questo disastro emergono anche dal numero rilevante di amministratori e sindaci coinvolti nelle indagini della Procura della Repubblica di Ancona e della gravità dei reati ipotizzati da tale Procura.”. 

Banca Marche, ora è chiaro, è stata una banca al servizio di “taluni” e delle richieste espresse e nascoste (utili da distribuire anche quando, abbiamo appreso, non c’erano ) delle Fondazioni e non del “territorio” e molti altri l’hanno utilizzata e influenzata per interessi particolari. E alcuni di quelli che oggi si lamentano, in un recente passato hanno impedito soluzioni che avrebbero evitato il dramma di oggi. La comunità è stata in questi venti anni espropriata da un gruppo che non era degno di rappresentarla ed è stata derubata anche da chi ne ha tratto vantaggi personali e professionali.
Le reazioni di tutta la nostra città rispetto a questa situazione devono essere più decise e Jesi non può essere ricordata per tale disastro senza reagire.
Il compito di ridare dignità alla nostra comunità spetta alla classe politica, tutta, senza distinzione di ruoli. Il primo banco di prova verrà dato dalla nascita della Nuova Banca Marche: si vigili affinché gli interessi produttivi non siano subordinati a quelli speculativi, si faccia tutto il possibile per non penalizzare oltre misura i risparmiatori e si tuteli il patrimonio di professionalità e competenza rappresentato dai lavoratori di Banca Marche
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Ero Giuliodori, Roberto Pesaresi

(già assessori al Comune di Jesi)

 

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