Segui QdM Notizie

Opinioni

L’analisi Una sinistra grande per un mondo nuovo

Il Partito deve essere un “intellettuale collettivo”, in cui la preparazione politica, sociale e culturale si combinano

di Filippo Bartolucci

In una città come la nostra, Jesi, una tra le poche in cui la sinistra raggiunge la maggioranza dei voti, credo sia doveroso dedicare un pensiero sullo stato di cose presenti.

Non penso che occorra compiere un’analisi politica del voto del 25 settembre. Tuttavia, penso che il mio articolo debba stimolare una riflessione, che poggia su un punto e su una questione dirimente: quale sarà il ruolo della sinistra nell’avvenire?

Gramsci, nei suoi Quaderni, parlava diInterregno”.

Penso che oggi, questa categoria gramsciana, sia utile per comprendere la crisi del nostro mondo: perché il vecchio ordine non funziona, il nuovo fatica a nascere e, proprio in questo interregno, si verificano i fenomeni più morbosi. Dobbiamo compiere una riflessione profonda che sappia cogliere i motivi degli errori più recenti e le cause della frattura, che va avanti da anni, tra sinistra e ceti popolari.

Dietro l’astensionismo ci sono delle ragioni strutturali con cui dobbiamo fare i conti: le fasce più povere della società italiana sono quelle che maggiormente disertano il voto perché sentono l’assenza di una voce organizzata che sappia dar loro una visione del futuro, un motivo valido per mobilitarsi. Occorre coltivare un pensiero politico, che parte dalla conoscenza della società che si vuole rappresentare: la rappresentanza sociale e, quindi, l’identità di un Partito non si improvvisano. Sono il frutto di lotte.

Il Partito post ideologico è stata un’illusione drammatica: il vincitore delle elezioni è stato il Partito più ideologico e novecentesco di tutti, c’è poco da fare. Ora che la pandemia e la guerra hanno esasperato i problemi è ritornata al centro la politica e, con essa, l’esigenza di un Partito forte, in grado di lottare e di resistere.

Non basta correggere gli errori passati. Bisogna tornare anche fisicamente nei luoghi in cui il conflitto tra classi ed interessi è vivo. Tornare in quei luoghi e mettere in campo un progetto politico in grado di rispondere al bisogno di protezione sociale.

Ridare al mondo del lavoro una rappresentanza politica, ricomponendo una grande forza popolare. Il Partito deve essere un “intellettuale collettivo”, in cui la preparazione politica, sociale e culturale si combinano.

Da qui occorre partire: dal pensiero che bisogna ricostruire la sinistra, puntando all’unità delle forze democratiche e progressiste e bandendo il settarismo.

(foto in primo piano, il consigliere comunale jesino, Filippo Bartolucci)

©riproduzione riservata

News