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Attualità

L’ARTICOLO La notte dei sensi alla ricerca di orizzonti infiniti e certi

A tutti noi viene chiesto di amare l’oscurità come passaggio ma ci salva la nostalgia di Dio

CASTELPLANIO, 5 aprile 2020 – La notte dei sensi, la notte del silenzio di Dio, la notte vissuta con grande timore e nostalgia della Vita vera e sana. La notte dell’angosciosa ricerca di senso, di orizzonti infiniti e certi.

Molti di noi non trovano consolazione nella preghiera, nel silenzio delle città e abitazioni, neanche nelle stesse lacrime che versiamo per la perdita dei cari. Qualche notizia di guarigione, spiragli di luce, ma poi sprofondiamo di nuovo nella notte. Eppure il mondo deve maturare ancora e a tutti noi viene chiesto di amare l’oscurità, come passaggio, essa fa parte della sofferenza e dell’oscurità in cui Gesù visse sulla terra. 

Ci salva la nostalgia di Dio, il nuovo amore per la vita. Ci salva la certezza di una sana profezia alla fine del secolo scorso: si disse che la nostra generazione sarebbe diventata più mistica, o rischia di scomparire. Allora il buio fitto di questo tempo sarà il passaggio per la maturazione verso la nuova capacità contemplativa che ci è promessa, per una fedeltà che sta maturando sotto i colpi della pandemia? Forse sì. Ma ci crediamo che la nostra vocazione in questo terzo millennio è una vocazione alla mistica? È una chiamata all’eccedenza della fede, al più, all’oltre qui in questa terra…

Ogni maturazione è cambiamento, è cammino, è imprevedibilità, è attesa di buoni frutti, è stupore, è anche passaggio per la dura prova della notte, come la natura ci insegna: è necessario attraversare il denudamento dell’autunno e l’inverno gelido per far maturare i suoi principi di vita. Ce lo ricorda Gesù, il nostro Salvatore: «Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto». (Gv 12,4)

Ma è lunga la notte, Signore, i nostri sensi
non sono abituati all’oscurità prolungata.

Sbagliamo strada, inciampiamo e cadiamo.

Ma lentamente gli occhi percepiscono
la vita che pur anima le tenebre.

Ora sappiamo che nella notte
s’impara a vedere,
come i gufi con i loro occhi smisurati.

Le nostre orecchie, nel silenzio,
imposto dal virus maligno,
distinguono voce da voce.

Abbiamo imparato
ad ascoltare di notte,
Signore, anche le nostre notti.

Le mani di tanti samaritani
sul corpo dei malati
toccano il sudore di angoscia
e tremano al vedere la morte.

Sappiamo ora,
in questa paurosa tempesta,
che nella notte
si impara ad amare e a tacere.

Vedere, ascoltare, amare… ma soprattutto contemplare. Durante la notte si risvegliano i mistici sensi che allargano orizzonti e ci spronano a diventare grandi, a porci domande e a sfidare tutti con grandi questioni sul senso della vita.

La notte ci aiuta a dubitare delle nostre certezze, ci obbliga fare luce sulle tenebre interiori e a valorizzare le flebili luci di speranza. Con esse possiamo tracciare un sentiero verso quella Croce luminosa che il Figlio di Dio ha abbracciato per amore nostro. Nella notte c’è la luna, ci sono le stelle, c’è Dio che veglia sui suoi figli e sulle sue figlie, perché è stato lui a creare l’oscurità e ha il potere di dissipare le tenebre anche della notte più buia. Per lui la notte è più chiara del giorno. Come canta questo inno pasquale

O notte più chiara del giorno!
O notte più luminosa del sole!

O notte più bianca della neve,
più illuminante delle nostre fiaccole,
più soave del Paradiso.

O notte che non conosce tenebre;
tu allontani il sonno,
e ci fai vegliare con gli Angeli.

O notte, terrore dei demoni,
notte pasquale, attesa per un anno!

Notte nuziale della Chiesa
che dai la vita ai nuovi battezzati
e rendi innocuo il demonio intorpidito.

Notte in cui l’Erede introduce
gli eredi nell’eternità.

(Asterio, vescovo di Amasea, 410 d.C)

E quando la paura del buio afferra la nostra fede messa alla prova e tenta di indebolire ogni speranza interroghiamo chi vigila per noi: «A che ora siamo della notte, sentinella»? (Is 21,11). A questa nostra domanda la Parola di Dio risponde che si sta avvicinando l’alba. Ci crediamo? 

Solo la nostalgia di Dio salva il mondo!

Signore, vogliamo vivere le nostre notti con un cuore che veglia, una mente che progetta, una capacità d’ascolto del non detto, una volontà di appianare la strada a chi ha più paura, inginocchiarci e invocare misericordia per chi brama il potere anche dentro la notte. Ci accompagna il silenzio delle strade e della piazze, il silenzio dei piccoli gesti di attenzione, che hanno il sapore del nascondimento, del restare muti ma capaci ancora di sussurrare dolci parole al fratello e alla sorella, alla natura che nonostante tutto vive, ci dona germogli di speranza e i colori della primavera, il profumo dei suoi fiori. Un grazie raccolto a quel Dio che non chiude il fluire misterioso del suo Amore.

• Suor Anna Maria Vissani, asc

• Ha conseguito il Dottorato in Teologia Morale e il Master in Bioetica, presso l’Università Cattolica di Roma, ha frequentato il corso triennale di Grafologia presso la Scuola Superiore di Grafologia (Agas) di Bologna e partecipato a diversi seminari di formazione, come “Counseling relazionale e grafo patologia” e “Counseling Relazionale Grafodinamico”. Ha insegnato per diversi anni Teologia spirituale presso l’Istituto di Scienze religiose a Fano e a Loreto. Ha svolto ruoli di responsabilità e di formazione nel suo Istituto Religioso e ha dato inizio e continua a dirigere un Centro di Spiritualità “Sul Monte” a Castelplanio, con incontri per giovani, adulti, coppie sposate, fidanzati e separati-divorziati. Segue molte situazioni in difficoltà di giovani e adulti che cercano un accompagnamento psicologico e spirituale. È membro del “Comitato giuridico pastorale per la nullità del matrimonio” della diocesi di Jesi. È vicedirettrice dell’Ufficio catechistico diocesano. È stata presidente regionale dell’Usmi –Marche (Unione superiore maggiori Italia) per due quinquenni. Scrive libri e articoli di formazione alla vita spirituale, alla preghiera.

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