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Musica Il mare raccontato dalla chitarra di Giovanni Seneca

Il trascinante concerto alla Mole Vanvitelliana propedeutico all’Adriatico Mediterraneo Festival che inizierà il 31 agosto

Il senso di Giovanni Seneca per il mare (inteso come Mediterraneo e Adriatico insieme, in questo caso), poteva essere questo il titolo del trascinante concerto che il chitarrista e compositore napoletano di nascita ma marchigiano a tutti gli effetti, ha tenuto nel ruffiano scenario della Mole Vanvitelliana di Ancona, quasi a completare la rassegna “Sensi d’estate”, come sempre proposta dal Museo Tattile Statale Omero.

Un pubblico attento ha sancito, se ce ne fosse ancora bisogno, il paradigma che la musica, qualsiasi tipo di musica, possiede un linguaggio infinito, che si collega e si estende dopo numerose contaminazioni, come se tu materialmente potessi toccare, vedere una serie di vasi comunicanti passarsi l’acqua fino ad arrivare ad un pozzo comune: quello della cultura fatta di tante culture.

Il concerto è propedeutico all’Adriatico Mediterraneo Festival, che inizierà il 31 agosto con Seneca, Erri De Luca, Cosimo Damiano DamatoAnissa Gouizzi, e proseguirà con una serie di incontri, concerti, dibattiti sino al 4 settembre, tutti di altissimo livello, come è ormai da anni nella sua tradizione.

Musica, dicevamo, che tocca e lambisce mari diversi che accarezzano sabbie o rocce le più disparate ma che sembrano echeggiare, alla fine, quasi all’unisono, dopo essersi trasmesse esperienze che raccontano guerre, amori, scorribande per le acque mediterranee, seta, sale, spezie e ornamenti, scambi commerciali.

Ci si potrebbe vedere tutto in un mondo marino che alla fine è lo stesso da Gibilterra a Trieste, passando per i Paesi arabi, accarezzando la Turchia, la Grecia e risalendo le coste dei Balcani.

Giovanni Seneca, titolare della cattedra di chitarra al Conservatorio Rossini di Pesaro e direttore artistico del Festival, è riuscito, nella sua ricerca costante di proporci un’unica anima, a mostrare al pubblico quella vitalità consapevole che supera gli sguardi di confine, abbatte gli stili e diventa una dimensione unica. La sua chitarra classica e, soprattutto, la sua chitarra battente, hanno parlato e proposto varie lingue in una espressione universale.

Sin da “Mare aperto” si è capito come Seneca avrebbe attraversato la sua narrazione.

Un crescendo di emozioni, la sua abilità di musicista e interprete, oltre che di compositore, ha accarezzato i fiori che si offrivano alla platea sin dalle prime battute.

Culture, tempi e storia, Seneca ha ripreso, ad esempio dopo averci portato e riportato anche attraverso i ritmi dei Balcani, il valore della taranta e ha “lanciato una petizione” per salvare il saltarello, la sua antica storia, nata tra Marche (l’interno, fra le colline dei Castelli di Jesi, ne è testimonianza), Lazio, Umbria e Abruzzo.

La sua abilità non sta soltanto nelle dita che si allacciano come amanti impazziti alla tastiera della chitarra ma sta nella mente che le muove con la sapienza di chi vuole trasmettere un importante messaggio.

Un grande, ma non lo scopriamo noi, accompagnato dagli Archi dell’Orchestra “G.Rossini” che però, in alcuni frangenti, è sembrata perdere il contatto corale col Maestro.

Uno spettacolo di grande intensità. Intanto firmiamo la petizione per il salvataggio del saltarello e poi tutti al Festival Adriatico Mediterraneo

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