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MOIE In ricordo di don Arduino Rettaroli, “sacerdote dal cuore grande”

Oggi il 50° anno dalla sua scomparsa, una vita spesa per la parrocchia, sentì vivissimo il problema dei poveri, dei sofferenti e dei bisognosi

MOIE, 22 marzo 2021 – Moie ricorda oggi il sacerdote don Arduino Rettaroli, nel 50° anno dalla sua scomparsa, il 22 marzo del 1971. Una vita spesa per la parrocchia e per aiutare chiunque ne avesse bisogno, per tutti era il “sacerdote dal cuore grande”, come lo descrisse nel suo libro Riccardo Ceccarelli.

Nato a Moie il 18 ottobre del 1901, da Marino e Teresa, nella zona di Monteschiavo, era figlio di una numerosa famiglia, cresciuto con un forte legame alla terra e al lavoro dei campi, che forgiò il carattere di Arduino. Il lavoro e la vita cristiana erano alla base della vita di famiglia. Laureatosi in Teologia, don Rettaroli, venne ordinato sacerdote nel 1926, pubblicò “Protestanti e Avventisti“, un libro che ebbe una risonanza nazionale.

Ad essere nota non era solo la sua preziosa umanità ma anche il suo coraggio, quello immenso che dimostrò quando durante il periodo della seconda guerra mondiale diede rifugio a quanti erano ricercati dai nazifascisti rischiando la sua stessa vita. Dal 1945 al 1959, fu nominato presidente della Pontificia Commissione di Assistenza, in seguito Opera Diocesana di Assistenza.

Fu il primo parroco della chiesa di San Giuseppe di Jesi, nel 1933, incarico che lasciò per diventare poi assistente diocesano delle Acli di cui era stato il fondatore e a cui diede impulso ed espansione. Nel 1954 divenne parroco anche a San Paolo di Jesi.

Promotore delle “veglie” nelle campagne della Vallesina, face giungere in tanti casolari la parola della verità e il richiamo di Dio. Venne nominato anche Presidente del Tribunale ecclesiastico diocesano. Monsignor Rettaroli sentì vivissimo il problema dei poveri, dei sofferenti e dei bisognosi. Tratto dal suo insegnamento:Il prete è come un grappolo d’uva dev’essere spremuto per dare il suo prezioso liquore. Guai a me, se quando Gesù verrà, mi troverà risparmiato”.

La città di Jesi gli ha intitolato una via.

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