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STAFFOLO Riccardo Baldi, il vignaiolo bio del Verdicchio elegante

I suoi vini hanno raccolto molteplici riconoscimenti frutto della sapiente gestione della cantina La Staffa dove convivono tradizione e modernità

STAFFOLO, 21 novembre 2021 – Che le colline dei Castelli di Jesi siano territori vocati alla coltivazione del vino e, in particolare al Verdicchio, è cosa nota.

In uno dei Castelli, a Staffolo, c’è un’attività commerciale, un’azienda agricola, la cantina La Staffa, che sta riscuotendo ottimi risultati a livello nazionale e internazionale e la stampa estera di settore si è appassionata a questa attività.

L’azienda agricola La Staffa è gestita da un giovane imprenditore, Riccardo Baldi, classe 1990, che ha saputo mixare la tradizione della coltivazione del vino alla modernità, esportando il 60% della sua produzione vinicola all’estero.

Riccardo Baldi

Riccardo è nato e cresciuto a Staffolo, piccolo borgo della Vallesina, dove in prevalenza, ancora oggi, si lavora la terra. Quindi ha potuto cogliere fino in fondo quelle che sono le tradizioni agricole locali. Ha anche però rivolto lo sguardo in avanti, con un percorso di studi che lo ha portato a essere l’imprenditore di successo che ora è diventato.

E’ stato difficile essere viticoltori alla tua età e, in particolare, in questo momento di crisi economica e sociale?

«Fin da piccolo ho sentito forte il richiamo della mia terra. Anche durante il periodo dell’università non ho mai dimenticato le mie radici: respiravo Staffolo, i suoi vigneti, la sua natura e la sua cultura ogni giorno, osservando con attenzione quello che faceva mio padre nella cantina di famiglia. Quando nel 2010 ho deciso di prendere le redini dell’azienda ero giovanissimo, ma con un grandissimo entusiasmo e con ancora maggiore curiosità su come riuscire a contribuire a dare la giusta attenzione a questa zona produttiva del Verdicchio, davvero eccezionale. Da quel momento a oggi ho fatto tanta strada. Ma più che cullarmi sui premi e sui traguardi ottenuti ho cercato di migliorare attraverso una conoscenza sempre più approfondita e personale della terra che coltivo e dei vini che può dare». 

Dalle tue parole emerge un amore davvero forte per il territorio…

«E’ così e non potrebbe essere altrimenti. Tutto nasce da qui, un buon vignaiolo ha il compito di interpretare al meglio la natura a sua disposizione e di accompagnare in modo sapiente, senza forzature o trucchi, la crescita della vigna e i suoi frutti migliori fino alla cantina. Le caratteristiche dei terreni e climatiche dell’area di Staffolo sono alla base di vini con grande personalità. Qui è possibile produrre un Verdicchio elegante e sapido, capace di andare incontro al gusto contemporaneo e di stupire anche i palati più esperti ed esigenti».

La tua produzione è biologica e i tuoi vini hanno raggiunto ottimi risultati, come si coltiva bio e come hai ottenuto questi risultati?

«Il mio è un Verdicchio artigianale, biologico e classico. La scelta di produrre in biologico è una condizione ideale per produrre vini identitari e di qualità, perché ci costringe a lavorare con attenzione sempre massima e di trascorrere infinite giornate in vigna garantendole le condizioni per crescere sana e produrre uva perfetta, ingrediente essenziale per un grande vino. L’agricoltura biologica è un’agricoltura preventiva, dobbiamo per certi versi anticipare gli eventi, lavorando per impedire che piogge o umidità spianino la strada all’avvento di malattie funginee; ciò richiede una grande conoscenza del nostro territorio e un monitoraggio meteorologico continuo. In cantina il lavoro non può che essere artigianale: si riduce al minimo indispensabile l’intervento umano per permettere al territorio di liberare al meglio il proprio carattere con le differenti sfumature di ogni anno. Lieviti autoctoni e fermentazione spontanea permettono di chiudere in bottiglia un vino sempre piacevole da bere, ma allo stesso tempo complesso e con un grande potenziale evolutivo».

Come sei riuscito a raggiungere i mercati esteri? 

«Partecipando a fiere, conoscendo importatori interessati a cantine di qualità, andando di persona in diverse parti del mondo per far assaggiare i nostri vini e mostrare da dove vengono, facendo scoprire una perfetta corrispondenza tra le caratteristiche del nostro terroir e i vini che produciamo. Sono piccoli dettagli che colpiscono e affascinano a ogni latitudine e sono il motivo per cui siamo spinti sempre a dare il meglio di noi stessi in ogni passaggio. Dopo tutto chi beve un calice di Verdicchio a New York, a Mosca o a Tokyo, in quel momento sta entrando in sintonia con le Marche, l’Italia e quel mix di piacere, stile e bellezza che tutto il mondo guarda con ammirazione».

Cristiana Simoncini

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