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CAMERATA P. Castello del Cassero e Villa Lavagnino, aperture di successo

Per le Giornate Fai di primavera, la soddisfazione del sindaco Davide Fiorini

CAMERATA PICENA, 7 aprile 2022 – Grazie all’assessore alla cultura Chiara Lucciarini il Comune ha aderito per la prima volta alle Giornate Fai di primavera che hanno visto l’apertura al pubblico dei locali comunali del Castello del Cassero (foto in primo piano) e dell’adiacente Villa Lavagnino, di proprietà privata.


Tra sabato e domenica si sono registrate oltre 700 presenze, numeri che hanno animato e rivitalizzato per l’intero week end il piccolissimo borgo del Cassero.

Villa Lavagnino


«Un ringraziamento particolare – ha detto il sindaco Davide Fiorini – va alla scuola media di Camerata Picena e in particolar modo agli insegnanti e alunni della II F. Proprio gli alunni hanno infatti rivestito il ruolo di ciceroni per i turisti. Per loro è stata anche l’importante occasione di scoprire e conoscere la storia quasi millenaria dei luoghi in cui vivono e crescono. La storia delle famiglie Toriglioni, Bianchi e Lavagnino».

«Il castello, infatti, attorno al quale si è sviluppato il paese, fu costruito a partire dal 1377 per opera di un uomo di mare, Nicolò Toriglioni, capitano della galea che trasportò papa Gregorio XI da Avignone in Italia e come ricompensa di questi servigi Nicolò Toriglioni ricevette dal pontefice il titolo comitale e fu autorizzato a costruire per sé e per la famiglia, nella zona tra Castelferretti e Castel d’Emilio, il castello del Cassero».

«Era abitudine dei papi dell’epoca di concedere ai nobiluomini più facoltosi e fedeli la possibilità di costruirsi al centro delle proprietà un castello o una rocca difensiva e l’erezione della torre in quella zona sembrava auspicabile e necessaria. Con questo sistema il pontefice si garantiva una cinta difensiva di castelli nei pressi della città e nello stesso tempo saldava un debito di riconoscenza nei confronti di chi l’aveva fedelmente servito».

«Dopo la seconda metà dell’Ottocento, l’ingegner Eugenio Bianchi – possidente anconetano, proprietario di terreni al Cassero dove costruisce anche la villa che prenderà il nome di Villa Lavagnino– si dedica a lavori di ricerca per giungere alla “restaurazione” del castello. A lui si deve la ricostruzione, fedele all’originale, del torrione ovest».


«Un ringraziamento – conclude Fiorini – anche per tutti gli altri volontari del Fai che hanno affiancato e assistito in tutte le visite le giovani, alla signora Serenella Paladini proprietaria di Villa Lavagnino per aver aperto al pubblico le porte della sua storica dimora, e alla Protezione Civile di Camerata Picena che ha gestito al meglio la situazione venutasi a creare con l’alto afflusso di turisti che è andato al di là di ogni più rosea aspettativa».

Gianluca Fenucci

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